Quando nel 1970 ho iniziato a occuparmi professionalmente dell’addestramento dei cani, facevo già parte del consiglio direttivo della SAS (Società Amatori Schaferhunde), la società cinofila che su modello tedesco si propone di migliorare l’allevamento, l’addestramento e l’utilizzo del Pastore Tedesco, che per volontà di alcuni pionieri e grandi appassionati si era costituita anche in Friuli.
A quei tempi le tecniche usate nell’addestramento non erano sofisticate come lo sono attualmente. I metodi erano pratici e l’insegnamento era direttamente trasmesso sul campo da un istruttore che insegnava ciò che a sua volta aveva appreso da altri istruttori, ai quali univa anche la sua personale esperienza. A quei tempi questa era una grande, e anche l’unica, opportunità per apprendere le basi e i principi di addestramento.
In quegli stessi anni, la letteratura in cinofilia era molto scarsa. Da allora ad oggi, i libri che si occupano dell’argomento, in particolare dell’addestramento – sotto i più svariati aspetti – e che forniscono al lettore un quadro ampio e esaustivo, sono molti. Sembrerebbe ovvio chiedersi che senso abbia trattare ancora l’argomento, poiché la letteratura è già molto esaustiva. I libri in commercio descrivono ampiamente tutti i migliori sistemi e le tecniche usate per addestrare un cane nei vari servizi civili, militari, soccorso, caccia, agility, ecc.
Ultimamente la letteratura si è ulteriormente arricchita di informazioni che un tempo erano impensabili, così che oggi troviamo opere che trattano la psicologia, la mente, i comportamenti e di recente anche l’uso dei cani nella terapia (la Pet Therapy). Tutti questi libri sono molto tecnici ed esaustivi, descrivono ampiamente le caratteristiche psico-fisiche-attitudinali, come l’intelligenza, la tempra, il temperamento, la dominanza, ecc.
Ogni autore fornisce nelle diverse discipline ampie indicazioni con molte illustrazioni e dettagliate spiegazioni su cosa bisogna fare per ottenere i risultati migliori, ma – per quanto ne sappia – nessuno finora ha fornito sistemi rivolti alle persone per indicare loro “come” occorre farlo e non “cosa” è necessario fare. Certo so che le caratteristiche attitudinali del cane sono importanti; questa conoscenza è indispensabile ai fini di un miglior utilizzo delle potenzialità individuali e della razza. Quello che, a mio avviso, manca in tutti questi libri è un’analisi critica e educativa rivolta prima di tutto all’uomo, come conduttore e responsabile, il quale deve imparare almeno i principi che sono alla base delle scienze della comunicazione e il modo in cui questi devono essere applicati.
Nel mio programma non parlo di addestramento dei cani (in modo convenzionale), o meglio, affronto l’argomento da un punto di vista completamente diverso, spostando l’attuale attenzione dal cane sull’uomo. Prima ancora di parlare di addestramento, ci concentreremo allora su quattro principi fondamentali, che sono i pilastri di tutto il programma: la comunicazione, il comportamento, la leadership, e la formazione della struttura gerarchica e di gruppo. La mia intenzione è di trattare questi argomenti senza coinvolgere sentimenti ed emozioni umane, ma sulla base dei principi biologici con riferimenti rivolti principalmente ai comportamenti e bisogni primordiali, quelli legati alla sopravvivenza e alla riproduzione, che sono presenti in tutte le specie animali.
Proprio partendo da questa visione, è nata la mia filosofia, che trascende l’addestramento stesso. Si potrebbe obiettare che ci sono cani di tempra e temperamento diverso, che richiedono tecniche e comportamenti diversi, ed è vero; ma quando impareremo a conoscere e gestire correttamente la leadership, la comunicazione, i comportamenti nel modo più adatto e consono, scopriremo che i problemi si risolvono indipendentemente dalla caratteristica individuale di ogni cane. Perciò, volutamente ho strutturato la prima parte del mio programma con principi teorici scientifici adatti principalmente per la formazione delle persone, senza approfondire la non trascurabile importanza della qualità di ogni razza e gli impieghi specifici più congeniali, che sarà oggetto di approfondimento nelle parti successive.
Gianfranco Driussi