È da un po’ di tempo che sentivo dentro una riflessione ma solo oggi, dopo aver partecipato a un incontro che – come sempre accade – diventa esperienza arricchente (ascoltare un altro è sempre fonte di ricchezza e di accrescimento, diverso dall’ascoltare sempre e solo se stessi e le proprie idee), ho deciso di portarla fuori da me e semplicemente condividerla.
Questa la premessa: nello standard della razza Labrador Retriever, a proposito del carattere è detto: “Di indole compiacente, mai aggressivo o timido”.
Questo l’accaduto: mi sono trovata un giorno in un’esposizione canina, presso il ring dei Labrador Retriever. Maschi adulti. All’interno di un quadrato. Molti soggetti presenti, dunque praticamente ammonticchiati gli uni sugli altri. Moltitudine di persone, di altri cani, di abbai e rumori diversi, il contesto circostante. Un Labrador emette un ringhio sommesso diretto verso il suo confinante. Il conduttore del confinante esclama a mezzo tono: “Ha ringhiato”. Nella voce un misto di disgusto, disapprovazione, critica.
Precisazione circa l’accaduto: il maschio che ha ricevuto il ringhio, si era spinto fino al sedere dell’altro maschio, ad annusare con una certa curiosità. Soprattutto nell’ambiente ma forse anche tra i profani, un Labrador che ringhia è come un’eresia per la quale si merita la scomunica.
La mia riflessione: ritengo che, almeno chi è dell’ambiente, dovrebbe tener sempre bene a mente che esiste la specie, esiste la razza, esiste la sua selezione, esiste il singolo cane, esistono le sue esperienze.
Che cosa voglio dire?Che un Labrador Retriever appartiene a una determinata razza, il cui standard descrive il carattere così: “Di indole compiacente, mai aggressivo o timido”. Lo stesso Labrador Retriever appartiene a una specie che è quella canina, che ha un suo linguaggio e un suo modello di comunicazione ben preciso, con i suoi perché.
Quel Labrador Retriever, infine, è QUEL singolo soggetto, dotato di un suo carattere derivato dal lavoro di selezione fatto e dalle esperienze vissute. Questo punto non lo approfondisco.
Invece ce n’è uno che sta al cuore della mia riflessione e cioè l’appartenenza del Labrador Retriever a una specie: quella canina. Questo significa tantissime cose, delle quali si dovrebbe essere a conoscenza.
Come per esempio questa: “Sebbene la nostra idea di ringhio sia associata a grandi e pericolosi predatori, in realtà molti altri animali ringhiano. Animali mansueti come il fagiano comune, l’opossum e persino certi conigli. LO SCOPO Ѐ TENER LONTANI GLI ALTRI ANIMALI.
Esistono diversi tipi di ringhi i quali possono significare: “Stai attento”, “Stai indietro”, “Sono arrabbiato e pronto a combattere, ma chiedo aiuto”, “Sono preoccupato o spaventato, ma sono pronto a difendermi”, “Sono terrorizzato. Se ti avvicini, o combatto o scappo”, “Che bel gioco, mi sto divertendo moltissimo”.
Nell’educazione cinofila o nello studio comportamentale del cane, il ringhio è ritenuto un messaggio sano che il cane è capace di inviare. Perché, facendo un esempio in umana, è come una manifestazione di fastidio con la quale si invita la persona con la quale stiamo interagendo, a modificare qualcosa perché il suo comportamento non ci è gradito e ci sta infastidendo.
Per sottolineare con ancora più incisività come una razza appartenga innanzitutto a una specie e quanto sia importante conoscere e interpretare il linguaggio proprio di quella specie, cito volentieri altri episodi come quelli nei quali ho visto diversi innocui e dolci Golden Retriever, fissare – al fianco del proprio proprietario – insistentemente un altro cane vicino. A questo cane è scappato un abbaio o altra manifestazione di fastidio, suscitando la disapprovazione del proprietario del dolce e innocuo Golden, il quale senza esitare ha tacciato di aggressività l’altro cane.
Peccato che gli studi sul linguaggio intraspecifico affermano che un contatto diretto con occhi aperti puntati su un altro soggetto è sempre segnale di dominanza e/o minaccia ed è, dunque, la comunicazione di un cane dominante/aggressivo che nel confronto sociale intende segnalare la sua superiorità gerarchica.
Così come chiunque abbia un cane dovrebbe sapere che due cani al guinzaglio non si lasciano avvicinare e interagire. Sa che l’incontro frontale non è da favorire. Sa che per un cane essere avvicinati all’improvviso dal posteriore (ancora di più se al guinzaglio) non è un approccio piacevole e positivo.
Dunque cosa voglio concludere? Che un Labrador non deve essere d’indole aggressiva, ma è pur sempre un cane che comunica secondo il linguaggio della sua specie, il quale ha delle regole ben precise di bon ton da rispettare. Questo implica che due maschi di Labrador che vengono lasciati avvicinare, magari in uno spazio chiuso, magari al guinzaglio, magari in un ambiente stressante e tanti altri elementi, molto probabilmente e in modo del tutto NATURALE, reagiranno e comunicheranno così come la loro specie di appartenenza insegna: da cani.
Infine, una dovuta precisazione circa il termine aggressività, che è quello che fa accapponare la pelle se associata a un cane di razza Labrador. Con aggressività si indica la capacità del cane di reagire a una minaccia che metta in pericolo la sua incolumità o quella dei componenti del branco, o minacci la sicurezza del suo territorio di appartenenza. È una dote naturale necessaria per la sopravvivenza della specie, come sottolineato anche da Konrad Lorenz nel suo testo dedicato all’aggressività.
L’aggressività è una delle nove DOTI NATURALI di un cane. Con questo abbiamo già chiarito che è presente inevitabilmente in ogni cane, ma la presenza maggiore o minore di ognuna delle nove doti naturali in un cane, dipende dalla razza di appartenenza. Gli studiosi, in una scala che va da 1 a 4, danno alle razze Retriever il punteggio di 1 per quanto concerne l’aggressività. Ciò indica quasi la mancanza assoluta di comportamenti aggressivi, senza eliminare il dato naturale che un Retriever è un cane e che anche l’aggressività è presente inevitabilmente in lui come dote naturale ossia come predisposizione innata che costituisce il bagaglio genetico del cane. Nel valore di 1, come già detto, ma presente come tutte le nove doti naturali in tutti i cani. Questo è il dato di realtà.
Le modalità con le quali poi ogni individuo reagisce agli stimoli ambientali dipendono dal suo carattere che è la combinazione delle doti naturali e della somma delle esperienze vissute. Ma su questo punto non mi dilungo.
È corretto dunque liberarsi dall’associazione del termine aggressività con problema comportamentale. Esistono delle patologie in questo senso, ma è necessario applicare questa definizione a quei comportamenti che esprimono l’atteggiamento in modo anomalo e spesso fuori dai contesti che lo richiedono. Questi vanno affrontati rivolgendosi a professionisti del settore.
Per il resto, quando andiamo a passeggio in città, quando giriamo nei boschi, quando partecipiamo a un’esposizione canina col nostro cane, è bene ricordarci – qualunque sia la sua razza – che è un cane. Così come lo è quello che incontra, che incrocia, che vede da lontano, che gli sta accanto. E vivere tutto questo con la dovuta conoscenza o almeno con responsabilità.