La leishmaniosi viene veicolata in Europa dalla puntura del Phlebotomus papatasi, comunemente chiamato pappatacio, insetto simile alla zanzara. Il pappatacio colpisce principalmente da maggio a ottobre e preferibilmente dal tramonto all’alba. È presente in tutto il mondo, tranne – a quanto pare – in Australia, ma principalmente si trova in aree vicino al mare o nelle zone tropicali. Le numerose segnalazioni degli ultimi anni di casi di leishmaniosi canina provenienti da aree tradizionalmente ritenute indenni (anche dell’Italia settentrionale), debbono portare alla conclusione che – in pratica – non esistono zone, comunemente abitate, che possano essere considerate completamente sicure.
SINTOMI
La leishmaniosi può manifestarsi con una serie di sintomi che possono presentarsi assieme o singolarmente. Alcuni animali possono presentare prevalentemente la sintomatologia cutanea della malattia, in altri vengono colpiti gli organi interni, altri ancora manifestano sintomi di entrambi i tipi. La sintomatologia e i segni clinici possono pertanto essere, nei casi non conclamati, multiformi e talvolta difficili da inquadrare.
La sintomatologia “classica” della leishmaniosi comprende:
– dermatite secca esfoliativa tipo forfora;
– perdita di peso in modo più o meno rapido;
– alopecia ovvero perdita di pelo intorno agli occhi, sulle zampe, sul dorso;
– lesioni alle orecchie, le quali perdono pelo e manifestano vere e proprie ulcere sanguinolente;
– perdita di sangue dal naso (epistassi) dovuta a ulcere nella mucosa orale, in cui sono presenti i parassiti;
– crescita accelerata delle unghie (onicogrifosi);
– a carico della pelle si può talora osservare una dermatite esfoliativa con forfora;
– dolori articolari, compreso anche mal di schiena: il cane se ne sta spesso immobile in piedi, tenendo la testa bassa per cercare sollievo;
– lesioni oculari, dovute a una uveite e iridociclite.
A livello viscerale si riscontrano danni renali, in correlazione ai quali compaiono, col procedere della malattia nei successivi gradi di disfunzione renale: polidipsia, poliuria, anoressia, vomito, diarrea, ulcere orali, sino ai segni neurologici e al coma uremico. Un cane risultato positivo al test può tuttavia vivere per molto tempo prima di manifestare sintomi, ma può comunque diffondere la malattia. La leishmaniosi, inoltre, è un’antropozoonosi, cioè una malattia trasmissibile, in alcune particolari condizioni, anche all’uomo (vedi leishmaniosi umana).
Molto importante è tenere presente che la leishmania non viene trasmessa direttamente da cane a cane o da cane a persona: il protozoo, infatti, per diventare infettante, deve prima compiere nel flebotomo una parte del proprio ciclo biologico. La vicinanza o il possesso di un cane infetto comportano, dunque, un rischio epidemiologico per l’uomo del tutto risibile, visto che in una zona endemica saranno molti milioni i pappataci infetti potenzialmente in grado di pungere.
PROFILASSI
Ѐ venuto fuori recentemente un vaccino, ma deve essere ancora testato in modo sicuro. Chiedete al vostro veterinario, che vi darà tutte le spiegazioni del caso. La profilassi per il cane, a parte il nuovo vaccino, si limita alla protezione dagli insetti con collari repellenti a base di piretroidi sintetici come la deltametrina e la permetrina, con farmaci per uso spot-on (fiale da applicare sulla cute) e con sostanze naturali (aglio) che hanno dimostrato in test e ricerche scientifiche un elevato potere antifeeding sul flebotomo vettore. Anche olio di neem – completamente naturale – dato sul corpo del cane aiuta la protezione, anche salviette alla citronella prima di uscire. Inoltre, evitare di dare al cane profumi o lavaggi con prodotti che abbiano un forte e dolce profumo, perché questo può attirare i flebotomi.
Poiché il pappatacio vive tra l’erba e colpisce soprattutto di notte, è meglio non far dormire il cane in giardino, almeno nelle aree geografiche più colpite dalla malattia, ed evitare di uscire al tramonto momento dove si risvegliano. La lotta ai flebotomi può essere condotta principalmente, anche, attraverso due altri tipi d’intervento: il primo implica l’uso di insetticidi e/o operazioni di bonifica ambientale atte ad eliminare le cause favorenti il loro sviluppo larvale, in particolare in aree urbane e peri-urbane. Il secondo implica, oltre l’uso di repellenti, l’utilizzo di zanzariere a maglie molto fitte applicate a finestre e porte, e l’evitare di soggiornare all’aperto durante le ore notturne nella stagione calda.