Come affrontare il problema pipì
14 marzo 2013
10 min

Come affrontare il problema pipì

La tragedia-pipì (e allegati) rappresenta il primo banco di prova per il neo-padrone: tutti sanno teoricamente che il cucciolo non sa ancora sporcare fuori casa e che occorrerà educarlo… ma quasi nessun neofita ha la misura esatta del problema.

Premessa fondamentale: molti neo-padroni credono che il cucciolo impari spontaneamente, magari nel giro di due o tre giorni, a raspare la porta o ad abbaiare per chiedere di uscire. Non funziona affatto così. Il cucciolo NON SA che non deve sporcare in casa e, se non glielo farete capire chiaramente, continuerà imperterrito a mollarvi qualsiasi cosa su pavimenti, tappeti e affini fino all’età adulta. “Ma come? Ho letto – obietterà qualcuno a questo punto – che il cucciolo è naturalmente pulito e che tende a non sporcare nel luogo in cui mangia e dorme!”.

Questo è parzialmente vero, ma:

a) non illudetevi che il cucciolo identifichi “il luogo in cui mangia e dorme” con l’intero appartamento. Lui (solo se non rientra nella casistica di cui al punto b) tenderà a non sporcare nel paio di metri quadrati che circondano la sua zona-pappa e la sua zona-letto. Il resto della casa rimane usabile come gabinetto;

b) il cucciolo che davvero non sporca il luogo in cui dorme è il cucciolo che ha alternative valide fin dai primi giorni di vita, e cioè dal momento in cui la mamma smette di provvedere alla pulizia personale dei figli e i figli cominciano a uscire dalla tana. La cosa vale per i lupi e per tutti i canidi selvatici, ma vale anche per i cuccioli di campagna che nascono nel fienile o nella stalla, ma che a 30-35 giorni sono già liberi di esplorare tutto il mondo circostante. Questi cuccioli si sceglieranno un gabinetto personale e, se non potranno raggiungerlo (perché li abbiamo portati in casa e c’è una porta a impedirgli di uscire), molto facilmente daranno segni di nervosismo come raspare o abbaiare per segnalare la loro urgenza di uscire. Se, però, NON avete un cucciolo nato in campagna, ma un cucciolo nato in un appartamento cittadino o in un allevamento… beh, ricordate che all’età canonica questi cani non avranno avuto alcuna possibilità di allontanarsi dalla tana per sporcare. Hanno vissuto in un ambiente chiuso e controllato da cui non potevano uscire, se non interveniva l’uomo a tirarli fuori. Quindi si sono abituati a sporcare sui giornali, sui trucioli o sui cartoni di cui era tappezzato il loro spazio vitale. Vivevano lì, mangiavano lì, dormivano lì e sporcavano lì perché non hanno mai avuto libertà di scelta. Quindi troveranno del tutto naturale continuare con questa abitudine (indotta dall’uomo);

c) per ovviare a questo problema (quando sanno che esiste), ma ancor più spesso per evitare semplicemente di avere cuccioli costantemente impiastrati e tutt’altro che profumati, alcuni allevatori portano fuori i cuccioli a cadenze regolari, specie nella bella stagione, adibendo a gabinetto uno spazio esterno. Io sono stata un’allevatrice di questo tipo, che ogni due ore circa portava i cani nel recinto-pipì ufficiale e li rimetteva nella nursery solo dopo che si erano liberati tutti. La nursery, però, era tappezzata di giornali, perché se c’è una cosa al mondo su cui NON puoi contare sono le cadenze-pipì dei cuccioli: è tutt’altro che insolito che un cucciolo abbia ammollato fuori quelli che sembravano 20 litri, e appena rientrato nel recinto in casa decida che “ce n’era ancora un po’”.

 

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COME SI INSEGNA AL CUCCIOLO A NON SPORCARE IN CASA

Siccome intendo contestare un po’ gli insegnamenti classici di libri e riviste, ma non voglio neppure offendere nessuno, vi riporto qui quello che ho scritto io stessa su diversi libri. Così, almeno, me la prendo solo… con me.

La pulizia casalinga: il cucciolo imparerà molto in fretta la pulizia casalinga, se noi sapremo indirizzarlo nel modo giusto. L’educazione alla pulizia si svolgerà in modo diverso secondo il luogo in cui abitiamo, divideremo la spiegazione in due parti, una riservata ai cani che vivono in appartamento e una per chi possiede una casa con giardino. Anche i cani che vivono in casa, teoricamente, potrebbero essere abituati fin dal primo giorno a sporcare fuori: ma se il cucciolo non ha ancora completato il ciclo di vaccinazioni sarebbe meglio non portarlo troppo fuori, specie in città, dove il rischio di contrarre malattie da cani sconosciuti sarebbe piuttosto alto.

Appena arrivato in casa o subito dopo aver bevuto, sicuramente il cucciolo sporcherà. Proviamo a metterlo su alcuni fogli di giornale che avremo preparato precedentemente, sperando che si liberi lì. Se sporca nel posto giusto, complimentiamoci vivamente con il cucciolo. Se sporca altrove, almeno per le prime volte, fingiamo di ignorare completamente la cosa: puliamo quando il cucciolo non ci vede e passiamo subito dopo un neutralizzatore di odori (si acquistano nei migliori pet-shop). Dopo il primo giorno, quando ormai ha superato lo stress dell’impatto con un nuovo ambiente, il cucciolo dovrà essere educato alla pulizia. Quindi, se sporca nel posto sbagliato, sgridiamolo con un severo NO!, ma attenzione: potremo sgridarlo solo se lo cogliamo sul fatto. Un minuto di ritardo è già troppo: il cane non è in grado di collegare una punizione a un misfatto compiuto in precedenza, quindi non capirebbe il motivo della nostra ira. Se arriviamo quando ormai il danno è fatto, ancora una volta puliamo senza farci vedere e passiamo il neutralizzatore di odori.

Appena completate le vaccinazioni, il cucciolo potrà uscire. Portiamolo fuori dopo mangiato e a ogni risveglio, sempre nello stesso posto (scegliendo un luogo non frequentato da altri cani, perché l’odore degli adulti potrebbe intimorire il cucciolo impedendogli di sporcare). Appena il cucciolo avrà sporcato, lodiamolo moltissimo e giochiamo con lui: più soddisfazione gli diamo, più in fretta capirà. Per sveltire l’insegnamento, le prime volte, potremo portare con noi un foglio di giornale inumidito con la sua pipì e disporlo all’esterno. Dopo ogni pasto e dopo i sonnellini – momenti dopo i quali il cucciolo tendenzialmente evacua – prendiamo in braccio il cucciolo e portiamolo in giardino. Attendiamo che il cucciolo faccia i suoi bisogni, tenendolo costantemente d’occhio. Poiché si trova in un ambiente noto e non è costretto a indossare collare e guinzaglio, in giardino il cucciolo sporcherà quasi immediatamente. Appena si sarà liberato, copriamolo di lodi e di coccole. Se dovesse sporcare in casa, comportiamoci come spiegato nel capitolo relativo ai cani che vivono in casa. Con questo sistema sembra quasi garantito un risultato rapido e duraturo.

SE NON FUNZIONA?

Non voglio autoaccusarmi di aver scritto cavolate, sia chiaro: il metodo che ho appena descritto è corretto e un buon 70% di cuccioli, con questo sistema, impara la pulizia casalinga in un arco di tempo che va dai quattro ai dieci giorni. Ma c’è un altro 30% che non impara affatto, in seguito elencherò le possibili cause del fallimento.

1) Usare come gabinetto lo stesso tipo di “fondo” che il cucciolo ha imparato a rispettare: si torna sul famoso tema “giornali” di cui abbiamo parlato nella premessa. Se il cucciolo è stato portato fuori a sporcare e poi messo sui giornali a dormire, la sua innata pulizia (che esiste, quando l’uomo non la rovina) lo spingerà a considerare i giornali come “letto”. Quindi insegnargli che quello è il gabinetto diventerà molto complicato. Se si nota che il cucciolo evita i giornali e va a farla in qualsiasi altro posto, bisogna cambiare rotta e usare per esempio un pannolone per neonati allargato. Oppure dei giornali, sì, ma ricoperti di trucioli.

2) Pretendere tempi di attesa troppo lunghi: un cucciolo di due mesi, se vuole, può chiudere a chiave la vescica anche per sei-sette ore. Però, se non ha “chiuso a chiave” e gli arriva lo stimolo, da quel momento ha meno di un minuto di autonomia. Non è fisiologicamente in grado di tenerla oltre. Occorre assolutamente fare in modo che il gabinetto (dentro o fuori casa) sia raggiungibile in quell’arco di tempo ogni volta che gli scappa oppure indurre il cucciolo a chiudere a chiave, cosa che si può ottenere con l’uso oculato del kennel. In uno spazio ristretto il cucciolo farà sempre il possibile e l’impossibile per non farsela letteralmente addosso: questo ci permette di passare notti relativamente tranquille, perché – salvo problemi particolari – il cucciolo di notte NON sporcherà nel suo trasportino, sapendo che non potrebbe evitare di sdraiarsi sopra alle proprie deiezioni. Di giorno invece dovrà essere portato fuori a intervalli di due ore e non oltre. Se si dedicano due giorni filati all’insegnamento della pulizia casalinga, spiegando bene al cucciolo cosa deve fare e non permettendogli di sbagliare, di solito il problema è risolto: per questo motivo converrebbe portare sempre a casa il cucciolo in un weekend e dedicare questi due giorni a un insegnamento costante, chiaro e coerente dell’educazione alla pulizia. Se il cucciolo viene portato fuori un po’ sì e un po’ no, se una volta viene sgridato e l’altra no, se una volta viene premiato quando la fa nel posto giusto e l’altra no, come fa a capire cosa vogliamo esattamente da lui?

3) Far nascere nel cucciolo l’associazione di idee “pipì fatta – fine del divertimento”. Altro errore comunissimo: si porta il cane a far pipì e appena l’ha fatta lo si riporta a casa. Questo per il cucciolo significa: appena la mollo finisce la passeggiata. E allora, per prolungare il divertimento… me la tengo! Ovviamente, siccome può tenersela per un tempo limitato, quando rientrerà in casa penserà che non ci sia più motivo di trattenersi (tanto ormai la passeggiata è, comunque, finita)… e si libererà.

4) Pretendere che il cucciolo sporchi in luoghi marcati da adulti sconosciuti. Per il cane orinare non significa solo svuotare la vescica, ma anche marcare il territorio e, quindi, inviare chiari segnali sociali. L’odore dell’orina lasciata da un cane adulto (soprattutto maschio) significa “questa è casa mia, guai a chi osa entrare senza permesso”. In città, purtroppo, la stragrande maggioranza degli angoli, dei marciapiedi, delle aiuole, ecc. è permeata di segnali come questo. Il cucciolo che li legge col naso pensa: “questa zona non è di mia proprietà, quindi non posso orinare qui sopra perché incorrerei nell’ira funesta del proprietario di questo territorio”. Un altro timore (atavico) del cucciolo è quello di lasciare il proprio odore laddove possano passare pericolosi predatori. Non vede, quindi, l’ora di tornare a casa per liberarsi in un posto in cui non infrangerà alcun tabù sociale, né correrà il rischio di essere individuato dai predatori.

5) Non riuscire a spiegare al cucciolo ciò che vogliamo. Il cucciolo non capisce l’italiano. Ma non capisce neanche gesti e punizioni che per lui non hanno alcun senso: tra questi gesti del tutto insulsi e inutili c’è il celeberrimo naso nella pipì, rimedio sovrano delle nonne che non ha ALCUNA logica per il cucciolo. Al massimo lui penserà che vogliamo fargli mangiare quello che ha appena eliminato, e, infatti (quando non si tratta di pipì ma di cacca), il gesto di sfregare il muso nelle deiezioni ha creato più di un cane mangiatore di feci.

Riassumendo: per insegnare al cucciolo a sporcare fuori, occorre individuare un luogo esterno in cui NON vadano a sporcare altri cani ed è necessario non ricondurre subito a casa il cucciolo dopo che ha sporcato. Se il cucciolo sporca abitualmente su giornali, pannoloni o altro, si può portare all’esterno (e collocare nel luogo prescelto) un po’ di questi materiali con l’odore della pipì del cucciolo, perché lui torna volentieri a sporcare dove l’ha già fatto in precedenza. Se il cucciolo sbaglia, va bene un deciso NO! se lo si coglie sul fatto (più tardi il cucciolo non capirebbe), non servono a nulla le punizioni.

Valeria Rossi