Un cucciolo non è mai cattivo o dispettoso, semplicemente si comporta da “cucciolo”. Tutto ciò che fa, lo fa perché è una buona idea nel momento stesso in cui la compie. I cuccioli non fanno le marachelle per indispettirci o annoiarci, loro – come i bambini piccoli – vedono il mondo solo relazionato a loro stessi. Per questo semplice motivo, il nostro broncio e le nostre sgridate non solo li lasciano perplessi, mortificati o addirittura spaventati, ma soprattutto non sono di alcun insegnamento al cucciolo. Prima comprendiamo che non c’è nulla di personale in quello che fanno i cuccioli e prima si potranno adottare soluzioni per ottenere invece comportamenti desiderati.
FARLO IN MODO GIUSTO
Le punizioni sia fisiche sia verbali non hanno mai buon fine; queste dimostrano ai loro occhi solamente che l’essere umano è “orribile, inaffidabile e aggressivo”. Infatti, il più delle volte il cucciolo non capisce il motivo di questo cambio di umore da parte del proprietario e reagisce a questa situazione di pericolo percepito in vari modi: andando in difensiva (quindi reagendo contro il proprietario), crollando psicologicamente o chiudendosi in se stesso rifiutandosi di rispondere. Queste reazioni, benché individuali, generalmente sono relazionate alla razza di appartenenza o alle precedenti esperienze di vita.
Queste situazioni vengono inavvertitamente create da molti proprietari, i quali pensano che il cucciolo sia indipendente, menefreghista, pazzo o aggressivo. Nella maggioranza dei casi, il cucciolo non è nessuno degli aggettivi sopra elencati, è semplicemente un giovane animale in un mondo alieno. Non ha alcuna competenza di linguaggio, ma ha bisogno di una giusta guida. Noi proprietari siamo tutto ciò che loro hanno!
Quando succede qualcosa che non ci piace o che vorremmo non fosse accaduto, la prima cosa da fare è un bel respiro profondo e poi pensare a cosa ha indotto il cane a comportarsi cosi. Potrebbe essere utile fare una lista con carta e penna, annotando quale sia la gratificazione che il cucciolo ottiene da ciò che ha fatto. Esempio: il cucciolo morde la gamba del tavolo, la gratificazione in quest’azione è sollievo per le gengive durante il cambio dei denti. In seguito annoteremo cosa, invece, noi vorremmo che lui facesse. Esempio: masticare giochi di gomma specifici per lo sviluppo dei denti.
Piuttosto di pensare “voglio che smetta di fare…” dovremmo pensare “vorrei che facesse…”. In questo modo, saremo più obiettivi sul da farsi e sul perché il cucciolo ha “combinato” qualcosa che per noi è sgradito. Con un po’ di tempo e pratica (come in tutte le cose) si diventerà più sciolti e più bravi a interpretare i messaggi del cucciolo e a cercare soluzioni più appropriate. Un cucciolo è un essere vivente ed è impensabile che stia immobile come un soprammobile! Pensiamo a quando eravamo noi piccoli e a quante volte i nostri genitori ci hanno ripreso e messo sulla “corretta via”. Ma mentre fra umani possiamo parlarci e usare un migliaio di vocaboli per spiegare le intenzioni che abbiamo, con gli animali il linguaggio è diverso e, anziché sulle parole, molto più fondato su tonalità e azioni: linguaggio metaverbale e paraverbale.
TROVARE LA MOTIVAZIONE
Ogni cucciolo ha le sue preferenze e diverse possono essere le cose che egli considera ricompensa. Non tutti i cuccioli sono motivati da cibo, giochi, coccole, approvazione sociale o altro, ma sicuramente tutti sono MOTIVATI da qualcosa. Ricevere l’attenzione da parte del proprietario è sicuramente una grande ricompensa, ecco perché il cucciolo scappa col nostro cellulare, ciabatta, giornale: in quel momento impara che “rubando” una delle nostre cose avrà ciò che vuole e cioè la nostra attenzione! Diventa, quindi, fondamentale dare le giuste attenzioni nei giusti momenti.
Se il cucciolo si è appena svegliato e ancora non gli abbiamo prestato attenzione, prima che decida lui il da farsi, prendiamo l’iniziativa e iniziamo con lui un gioco che sia di ricerca, di riporto o tira e molla. Facciamolo sfogare un po’ e dedichiamogli quella mezz’ora che eviterà così che intraprenda un’attività che potrebbe essere inappropriata. Possiamo fargli fare un giretto in giardino, intorno al quartiere, qualche esercizio di obbedienza base, insomma qualcosa che sia condiviso: cane e proprietario. Una volta interagito con il cucciolo per un periodo di almeno di 30 minuti, insegniamogli anche un’“interruzione di interazione” e cioè che non possiamo più stare con lui poiché altre faccende ci aspettano. In questo momento è bene introdurre un passatempo (tipo palline interattive, giochi riempibili, Kong, il suo pasto sparso per il giardino, ecc.), in modo da dare al cucciolo qualcosa da fare fintanto che si calmi e pian piano si appisoli.
Il cucciolo non deve decidere di interrompere l’interazione e neppure lo lasceremo in uno stato di “arousal” (livello di eccitazione) alto, altrimenti per scaricarsi potrebbe iniziare ad esempio un’attività di masticazione.
GIORNI “NO”
Ci sono dei giorni in cui ci sembrerà di fare passi indietro anziché avanti, ma questo è normale, fa parte del crescere assieme; succede a tutti anche ai professionisti del settore cinofilo. Ricordiamoci che non ci sono persone perfette come non ci sono cuccioli perfetti. In quei giorni “NO” cerchiamo di dare molte stimolazioni mentali al cucciolo in modo da tenerlo occupato mentalmente, ad esempio, uno scatolone riempito con delle palline e dei premi per cani può dar vita a un esercizio di ricerca olfattiva. Oppure l’alternativa può essere una bella passeggiata di 20 munti in un ambiente privo di stimoli – nelle campagne, argini, colline – dove ci si possa rilassare assieme.
Se il cucciolo è inverosimilmente agitato, teniamo a mente che non è un suo piano per farci impazzire, bensì una di quelle giornate “NO” anche per lui. In questi casi, se non riusciamo a farlo calmare, lasciamolo con un passatempo in una zona sicura della casa. In tal modo, limiteremo il suo raggio di azione e i possibili danni, allo stesso tempo ci permetterà di ricaricare le batterie.
ESSERE INVENTIVI
Pensiamo a utilizzare la presenza del cucciolo come stimolo mentale anche per noi! I cuccioli hanno i sensi molto più sviluppati dei nostri (soprattutto l’olfatto), si muovono e reagiscono molto più velocemente di noi, hanno armi migliori (i denti), sono più agili e hanno un forte senso di “motivazione”! Il cucciolo vuole tutto SUBITO, ORA!
Quello che possiamo fare noi meglio di loro è l’anticiparli! Usiamo l’ingegno e l’inventiva per insegnarli a fare ciò che vogliamo, lasciando che loro ottengano in cambio qualcosa che desiderano. Il modo migliore per farsi ubbidire è quello di rendere ogni comando appagante per i cuccioli con premi che loro trovano gratificanti. Inutile premiare il cane con un collare nuovo, se per il cane il collare non ha nessun valore.
Se riusciamo a introdurre fin da piccoli il concetto “fai qualcosa per me, che io faccio qualcosa per te”, il cucciolo crescerà in un cane adulto programmato a collaborare, perché fin da piccolo questo è quello che gli abbiamo insegnato. Cerchiamo, quindi, di essere scaltri e anticipiamo le loro mosse in modo da rendere l’educazione del cucciolo il più piacevole possibile.
Prendiamo come esempio l’andatura al guinzaglio; in questo esercizio i cuccioli possono dividersi in due grandi gruppi, quelli che tirano e quelli che si bloccano a ogni passo. Quelli che tirano, generalmente, sono quelli che “vogliono arrivare subito alla meta”! Quelli che si bloccano, generalmente, sono quelli che hanno delle paure tipo del collare, del guinzaglio o dell’ambiente circostante (salvo eccezioni legate alle razze o a traumi subiti).
Per i primi dovremo fermarci ogni qualvolta ci sia tensione nel guinzaglio, cosi da far capire al cane che tirando non si va da nessuna parte. Il cucciolo verrà poi guidato al nostro fianco, dove sarà premiato con parte del suo pasto quotidiano.
Per i secondi dovremmo, invece, lavorare sulle loro paure, individuandole e agendo di conseguenza. Se, ad esempio, la causa fosse il collare, è bene introdurlo in una situazione positiva tipo in casa, magari mentre sta mangiando o mentre lo stiamo lodando e gratificando. Stessa cosa con il guinzaglio, che andrà introdotto sempre in casa e lasciato morbido o lasciato a terra, in modo che il cucciolo lo possa analizzare e si possa abituare al suo peso e forma.
Se, invece, si tratta di paure dell’ambiente circostante, allora il nostro piano di azione sarà il partire da un ambiente privo di stimoli, quali una campagna desolata o il nostro giardino, per poi passare gradualmente ad ambienti più caotici.
Fondamentale è pianificare in anticipo la nostra strategia, in modo da metterla in pratica prima che il cucciolo manifesti i cosiddetti “comportamenti sgraditi”. Cosi facendo, insegneremo al cucciolo solo comportamenti graditi e diventeremo per lui una guida affidabile cui far riferimento.
Buon lavoro
Tiziana DaRe