Luisa non ne può più. Otto, il suo Bulldog quando è fuori dall’abitazione in cui vive non obbedisce ai suoi comandi. La mancanza di risposta ai comandi di base oltre ad essere molto frustrante per i proprietari può essere anche pericolosa, soprattutto quando il cane non obbedisce al richiamo. La prima cosa che ho fatto è stata di sottoporre Otto a visita medica per accertarmi che il cane non avesse menomazioni dell’udito o della visione o deficit neurologici e sensoriali. Otto si mostra ben socializzato e tra l’altro non ha nessun timore né dell’ambulatorio né del sottoscritto.
Ho chiesto a Luisa di provare a somministrare due o tre comandi di base per valutare la risposta del cane. La proprietaria ha iniziato subito a chiamarlo ripetutamente per attirare la sua attenzione variando più volte il tono della voce iniziando a dire: Otto vieni qui subito, Otto, seduto, vieni qui, fermo, Otto, Otto, Otto… Mentre il cane, dopo una brevissima occhiata ,ha continuato a esplorare nervosamente l’ambulatorio e a fare la pipì contro i muri e le porte della sala visita. Vista la situazione, ho invitato la proprietaria ad attirare l’attenzione del cane prima di dare il comando, ad esempio facendo cigolare un giocattolo o scuotendo una borsa di carta.
Il ripetere più volte il comando anche con toni di voce alti, come faceva Luisa, non è il modo appropriato per attirare l’attenzione del cane. In alcune occasioni Otto viene anche forzato fisicamente a obbedire. I trattamenti educativi basati sulla coercizione possono essere molto problematici per cani e proprietari, inoltre molti cani attendono la costrizione fisica e non rispondono al comando verbale. Il cane segue il linguaggio corporeo e può non riconoscere il comando verbale se non dato assieme a segnali corporei. Il sottile linguaggio corporeo utilizzato quando si attira un cane con un premio è un segnale saliente per molti cani. Sia il valore, sia la tempistica in cui è dato il cibo, il gioco o la carezza (rinforzo) influenza l’apprendimento.
Ai cani sono generalmente insegnati i comandi di base in specifici ambienti. Per migliorare l’apprendimento bisogna sempre variare il contesto ambientale. Il cane che obbedisce in un posto al chiuso e tranquillo non necessariamente risponderà mentre corre in un parco con altri cani. Ogni volta che si cambia il contesto è molto probabile che il valore del premio richiesto debba essere aumentato fino a quando non viene ottenuta le risposta desiderata.
Otto non risponde al richiamo quando è fuori dalla sua abitazione mentre in casa e nel suo giardino risponde subito. Le uscite di Otto sono talmente rare, che il premio che riceve dall’essere lasciato libero a giocare con altri cani è molto più saliente rispetto al bocconcino dato dalla proprietaria quando risponde al comando. Inoltre, Luisa richiama Otto solo al momento di andare a casa, quindi il cane associa il richiamo a qualcosa di spiacevole, la fine del gioco.
Ho consigliato a Luisa di somministrare i comandi con molta coerenza, di non ripetere mille volte il nome del cane, al massimo due, tre volte, e se non obbedisce, di andare lei a prenderlo. Dovrà poi mettergli con molta calma il guinzaglio, impartirgli il comando “seduto”, premiarlo e alla fine liberarlo di nuovo facendogli continuare il gioco con gli altri cani. Otto associava il richiamo al termine della sessione di gioco e questo per lui rappresentava una “punizione negativa”, ossia “ti tolgo qualcosa di piacevole”. Era quindi evidente che Otto non rispondesse al richiamo. In questo modo invece abbiamo trasformato una punizione in un rinforzo, ossia se rispondi al mio richiamo, ti do un bocconcino e dopo puoi giocare ancora, a pancia piena.