A parità di peso, un cucciolo ha necessità nutrizionali diverse da quelle di un adulto. Si tratta di un animale in crescita, che oltre ad avere una fisiologia diversa da quella dell’adulto, ha la necessità di usare le sostanze nutritive che ingerisce per la costruzione del suo corpo (la crescita di un cucciolo di piccola taglia termina a circa 8 mesi, ma quella di un cane di razza gigante può continuare fino a 24 mesi!). Un alimento pensato per i cuccioli deve essere nutriente, digeribile e adatto alla bocca e ai denti del consumatore finale.
È vostro dovere diventare consumatori informati e consapevoli! Su qualsiasi sacco di crocchette devono esserci una tabella indicante i valori analitici e una lista di ingredienti. Lasciamo momentaneamente da parte la tabella dei valori analitici, i valori analitici sono importanti, ma leggere per esempio che un mangime contiene il 22% di proteine non significa nulla se non conosciamo la qualità effettiva (valore biologico) delle proteine. Non tutte le proteine (così come non tutti i carboidrati) sono uguali, cambiano – per esempio – il loro valore biologici e la loro digeribilità. Gli ingredienti sono elencati in ordine decrescente ma…
Ci sono due trucchetti che bisogna conoscere:
Un unico ingrediente potrebbe essere stato sezionato in etichetta in modo tale che, per quantità percentuali, non si trovi più in cima alla lista. Per esempio, anziché trovare scritto grano in etichetta, potreste imbattervi nelle due diciture farina di grano e crusca di grano. La quantità totale di grano presente nell’alimento è però la somma delle singole componenti.
Il peso effettivo degli ingredienti è molto variabile. La carne fresca, a causa dell’alto contenuto di acqua, pesa di più di una farina di cereali. Per questo motivo, l’ingrediente in cima alla lista potrebbe essere la carne, quando in realtà il pezzo di carne disidratato sarà percentualmente meno presente dei cereali. Fatta eccezione per gli alimenti destinati a fabbisogni specifici, in cima alla lista dovremmo trovare la carne e non i cereali. Ricordiamoci che il cane non è… un maiale!
Quali sono le fonti proteiche, ovvero gli animali, destinati ad essere trasformati in crocchette? Non se ne salva nessuno: abbiamo cibi a base di carni bovine, di agnello, di pesce, di pollo, tacchino, anatra, selvaggina, struzzo, maiale e via dicendo. Un punto in favore del mangime: l’indicazione chiara delle carni contenute: la scritta “pollo”, “tacchino”, ecc. vince sulla dicitura “carni e derivati” (consentita dai regolamenti CEE) e risulta essenziale nei soggetti affetti da allergie e intolleranze alimentari. Non tutte le carni, o meglio non tutte le proteine, sono uguali, quindi confrontiamo il valore biologico di alcune di loro: il valore biologico (o indice di bilancio azotato) dipende dal tipo di aminoacidi presenti. In cima alla lista troviamo le uova che ottengono un 100, seguono le farine di pesce 92, manzo 78, latte 78, pollo 78, agnello 78, riso 75, grano 69, soia 68, lievito 63, glutine 50 circa (dati orientativi).
Il valore biologico (BV) si calcola con la seguente formula (in seguito a prove di somministrazione): BV= [(azoto presente nel cibo – azoto presente in feci e urine)/(azoto presente in feci e urine)] x 100
Per quanto riguarda la digeribilità, dati presentati da un’industria mangimistica che mantengo volutamente anonima indicano: pesce digeribilità 95,5%; maiale 93,9%; pollo 91,4%; agnello 87,8%; manzo 87%. La digeribilità (PER) (o efficacia delle proteine) viene calcolata con studi su animali vivi (in genere topi) divisi in gruppi di casi-controlli e dividendo, nel gruppo dei casi, l’aumento di peso in grammi per i grammi di proteine assunte.
LA NOMENCLATURA DELLE FONTI PROTEICHE
Il termine meat (carne) indica le parti di muscolo (muscolatura liscia e striata) comprensive di tendini, legamenti e grasso che si trova intorno al muscolo. È senz’altro meglio scegliere un mangime che specifichi la carne utilizzata, diciture come carne di manzo, carne di cavallo, ecc. sono decisamente più trasparenti di un “carne e derivati” che ci dice ben poco. Può capitare, inoltre, che da un lotto di produzione all’altro cambino gli animali utilizzati e questo può causare turbe gastroenteriche ai cani affetti da intolleranze alimentari.
L’analogo per il pollame è poultry: NON può includere teste, piume, frattaglie, mentre le ossa sono consentite. Per pollame si intende pollo, tacchino e fagiano. Nota: le masse muscolari sono ricche di acqua che viene persa durante la lavorazione. Carne in cima alla lista considerata, partendo dalla quantità fresca utilizzata, si riduce a ben poco una volta disidratata. Se si rifacesse il calcolo utilizzando le percentuali di ingredienti disidratati, quella stessa carne starebbe molto più in basso nella lista degli ingredienti.
Meat by-products (derivati della carne): cuore, milza, polmoni, fegato, stomaco, intestino, cervello, reni, sangue e ossa. Il valore nutritivo dei derivati dipende dal tipo di componenti, dato che resta sconosciuto al consumatore. Parti di scarto come peli, denti, zoccoli e corna non sono considerato derivati.
Per quanto riguarda il pollame, i poultry by-products (sottoprodotti di lavorazione del pollo) includono teste, zampe, fegato e reni, uova non sviluppate. Per il valore nutrizionale valgono le stesse considerazioni fatte per i meat by-products.
I fish by-products (sottoprodotti di lavorazione del pesce) sono dati da teste, code, pelle, interiora, lische e pinne. Per il valore nutrizionale valgono le stesse considerazioni fatte per i meat by-products.
Meat meal (carni disidratate, farina di carne)/Poultry meal (pollame disidratato, farina di pollame): si tratta di carne, o meglio tessuti, disidratata. L’assenza del contenuto di acqua coincide con un valore nutritivo elevato. Si tratta di tessuti disidratati che non comprendono stomaco, corna, zoccoli, peli, sangue, pelle per le carni e teste, zampe, interiora, piume per il pollame.
Il fish meal consiste in pesce pulito disidratato, con o senza oli. Il pesce è un’eccellente fonte proteica, contiene l’aminoacido essenziale lisina e il minerale selenio. I suoi oli sono ricchi di acidi grassi omega 3 e omega 6. Carni, pollame o pesce disidratato in cima alla lista sono un buon inizio.
Meat and bone meal (carni disidratate e farina di ossa/ farina di carne e ossa), ovvero tessuti disidratati comprensivi del tessuto osseo. Questa combinazione è ricca di calcio e fosforo ma ha un valore proteico inferiore alle semplici farine di carni-pollame prive di ossa.
CONCLUDENDO
1) Ragionate sull’etichetta, confrontandone più di una e relazionate quanto leggete al prezzo di vendita del mangime. Con un po’ di impegno e accettando di spendere una cifra equa, non è difficile trovare sul mercato prodotti con un buon compromesso qualità-prezzo;
2) la dose necessaria al vostro cane (la trovate sull’etichetta, ma va poi verificata sull’animale) può variare in maniera clamorosa da un mangime all’altro. Ovviamente se un mangime costa di meno, ma ne occorre il triplo… quel mangime non è particolarmente conveniente;
3) ogni cane – e spesso ogni razza – sono un mondo a parte. Confrontatevi, per la scelta del mangime, anche con l’allevatore;
4) esistono mangimi per cuccioli chiamati anche puppy e dei mangimi per cuccioli di grossa taglia chiamati puppy large breed. Vale quanto scritto al punto 3 (sia per la scelta del mangime sia per quando smettere il mangime per cuccioli e passare ad una formulazione per adulti), specialmente per i cuccioli di grossa taglia che hanno bisogno di un’alimentazione che non li faccia ingrassare o crescere troppo velocemente, poiché questo potrebbe aumentare il rischio di insorgenza di disordini ortopedici;
5) Quanti pasti?
Il cibo somministrato inizialmente 3-4 volte al giorno, somministrazioni che possono scendere a due compiuti i 6 mesi di età. Alcuni educatori consigliano di somministrare i pasti all’interno di giochi utili per l’attivazione mentale, per abituare – per fare solo un esempio – il cane a stare in casa da solo. In questo caso, o nel caso usiate il cibo come rinforzo positivo durante l’addestramento, la quota di alimento somministrata in maniera “informale” deve essere sottratta dalla dose alimentare quotidiana.
Rossella Di Palma