Per ridurre la fonte d’incomprensioni è molto importante non attribuire emozioni e pensieri umani al cane: l’interpretazione scorretta da parte del proprietario di un segnale inviato dal cane crea un conseguente errore di comunicazione, che si traduce normalmente in una risposta inappropriata dell’animale. Un esempio classico sono quei comportamenti che sono interpretati dall’uomo come “noia”, “presa in giro” o “mancanza di rispetto”: sbadigliare se ricevono un comando, avvicinarsi molto lentamente se chiamati, urinare. Tutti questi, in realtà, sono tentativi di pacificazione o segnali di stress. Perciò è necessario capire la differenza fra comportamento osservato e il suo vero significato, evitando di associare “intenzioni” e “emozioni” a comportamenti del cane che hanno delle loro specifiche finalità. Leggere e interpretare correttamente il linguaggio posturale permette di evitare errori nella comunicazione e permette di prevenire l’insorgenza di eventuali comportamenti indesiderati.
Uno degli errori più frequenti consiste nel punire il cane al rientro a casa quando si trovano danni, feci e urine: l’animale in questo caso non è in grado di associare la punizione data dal proprietario al comportamento errato che ha messo in atto molto tempo prima. Una delle punizioni più usate e conferite nel momento sbagliato (cioè quando l’animale non sta mettendo in atto il comportamento inappropriato) è quella di mettere il muso del cane nella sua pipì, allo scopo di fargli capire che in quel luogo non deve sporcare: è, infatti, molto più utile premiarlo quando sporca nel luogo appropriato. Quando un cane abbaia insistentemente o infastidisce il proprietario, si utilizza del cibo o un gioco sperando che il cane smetta: in realtà, stiamo premiando e quindi rinforzando questo comportamento.
Dopo aver chiamato ripetutamente e inutilmente il cane, è molto comune punirlo nel momento stesso in cui torna verso il proprietario e fa quindi la cosa giusta. In questo caso la punizione è associata al comportamento corretto (tornare dal proprietario), anziché a quello scorretto (non rispondere al richiamo). Dal punto di vista del cane, ci sono sostanzialmente due conseguenze che possono seguire un suo comportamento: un rinforzo o una punizione. Il rinforzo rappresenta per l’animale una conseguenza positiva a un suo comportamento e per questo l’animale tenderà a ripeterlo con maggior frequenza. Ad esempio, un biscotto dopo aver eseguito il comando “seduto” lo indurrà a sedersi sempre più spesso nella speranza di ottenere il cibo. I premi che si possono utilizzare per rinforzare un comportamento dipendono dalle preferenze dell’animale e comprendono cibo, carezze, attenzioni, parole d’approvazione (“bravo”) e il gioco. In ogni caso è buona norma non eccedere con i premi in cibo, usarli solo durante le prime fasi di educazione e poi alternarli con gli altri tipi di rinforzi (carezze, gratificazioni vocali, ecc.). Anche nel caso dei premi vale la regola della “coerenza” e bisogna, quindi, premiare sempre i comportamenti corretti manifestati dal cane! La punizione costituisce per l’animale una conseguenza negativa a un suo comportamento, pertanto il cane tenderà a non ripeterlo. Affinché la punizione sia efficace, dovrebbe essere conferita ogni volta in cui si manifesta un atto considerato inappropriato. Le punizioni che si possono utilizzare sono punizioni vocali, usando un tono di voce deciso (un “No!” secco), o ignorare completamente il cane.
A cura di Silvana Cavaglia e della Clinica Borgarello