Con il progredire della medicina veterinaria, si è assistito a un aumento dell’aspettativa di vita del cane e di conseguenza, anche, a un aumento delle patologie geriatriche. È considerato cane anziano un soggetto che ha superato gli 8 anni, ma non va dimenticato che il processo di invecchiamento è influenzato dalla taglia, dalla razza, dall’alimentazione e dallo stile di vita del nostro amico a quattro zampe. In generale, i cani di taglia grande e gigante hanno un’aspettativa di vita inferiore rispetto ai soggetti di taglia medio-piccola, che possono arrivare alla soglia dei 12-14 anni.
I primi segni di invecchiamento che possono essere riscontrati sono l’incanutimento dei peli del muso, un’alterazione dei sensi, come la presenza di cataratta e la diminuzione della capacità uditiva, oltre che dell’attività fisica. Dal punto di vista clinico, l’aumento dell’aspettativa di vita del cane ha portato non solo a un incremento delle neoplasie e delle malattie endocrine, metaboliche e neurologiche, ma anche all’insorgenza di problemi comportamentali e in particolare della disfunzione cognitiva. I principali sintomi di questo disturbo comportamentale sono disorientamento, cambiamenti del ritmo sonno-veglia, cambiamenti delle interazioni sociali e ambientali, e crollo della routine e dell’igiene domestica. Infatti, un cane affetto da disfunzione cognitiva può avere difficoltà nel riconoscere i membri del proprio nucleo familiare oppure può manifestare paura o aggressività verso persone conosciute. Anche l’ambiente di vita può diventare estraneo per questi soggetti, che vagano senza scopo, fissando nel vuoto o infilandosi in angoli della casa senza poi essere in grado di uscirne a causa del disorientamento e dello stato confusionale in cui si trovano.
Le interazioni sociali possono subire dei grossi cambiamenti; si può assistere a una diminuzione dei contatti sociali sia verso il proprietario sia verso altri cani, come pure a una diminuzione dell’attività ludica, dei comportamenti festosi e dei contatti con il proprietario. Anche la risposta ai comandi può subire un rallentamento evidente. Con gli altri cani possono insorgere reazioni aggressive o di paura, causata da una maggiore irritabilità o a un’alterata comunicazione dovuta alla disfunzione cognitiva. Il sintomo che, però, generalmente mette in allarme il proprietario è il cambiamento del ritmo sonno-veglia, poiché il cane affetto da questa patologia comportamentale può presentare un aumento del sonno durante il giorno, con conseguente aumento dell’attività durante la notte che consiste spesso in abbai, guaiti, agitazione e confusione con comportamenti stereotipati come il pacing (camminare avanti e indietro senza scopo). Un altro aspetto della disfunzione cognitiva che può mettere a dura prova la relazione uomo-cane è la perdita della routine e dell’igiene domestica. I cani possono iniziare a sporcare (feci e urina) in casa, poiché non riconoscono più il substrato di eliminazione e la routine di espulsione con il tempo viene persa.
La sintomatologia appena descritta è tipica della disfunzione cognitiva, anche se prima di fare diagnosi è necessario escludere malattie neoplastiche, neurologiche o endocrine e altri problemi comportamentali, come ansia da separazione, fobie e disturbi compulsivi. La disfunzione cognitiva è causata da una degenerazione del sistema nervoso centrale. Tale degenerazione è dovuta a diminuzione della massa encefalica, morte cellulare, perdita delle connessioni tra i neuroni, diminuzione dei neurotrasmettori e, dall’accumulo di placche e sostanza amiloide. Il trattamento della disfunzione cognitiva ha lo scopo di ritardare questa degenerazione e si avvale di una terapia comportamentale, che prevede modificazioni ambientali per rendere l’ambiente di vita più semplice ed esercizi di attivazione mentale per favorire un recupero delle capacità cognitiva. È possibile, quindi, organizzare delle specifiche attività ideali per il cane anziano come, ad esempio, giochi semplici: il cerca-trova o esercizi fisici adeguati all’età del soggetto, allo scopo di regolare la funzione intestinale e favorire l’interazione sociale. È necessario associare la terapia comportamentale a una terapia farmacologica e dietetica, per migliorare la perfusione cerebrale, l’attività neuronale e l’azione neuroprotettiva.
Occorre, quindi, non sottovalutare i cambiamenti comportamentali del cane anziano, così da intervenire per tempo con una terapia adeguata. Inoltre, per garantire al nostro cane una vecchiaia serena è necessario non solo controllarlo dal punto di vista clinico, ma stimolare le sue capacità mentali e cognitive con giochi e attività idonei.