Conoscere appieno le emozioni del nostro cane può aiutarlo a farlo sentire meglio alla presenza di cani sconosciuti.
Reattività a guinzaglio è uno dei principali problemi che hanno molti cani in contesto urbano e non, ed è forse anche quello che viene maggiormente e più facilmente riconosciuto dai proprietari di cani.
Il classico atteggiamento di reattività a guinzaglio del cane è di lanciarsi abbaiando, ringhiando verso un altro cane. La maggior parte dei proprietari assiste increduli a queste reazioni esagerate e non adeguate al contesto, cercando di trattenere la loro “belva feroce” affinché non si liberi dal guinzaglio e vada a creare danni. Da una parte abbiamo, il cane che tira verso una direzione, e dall’altra abbiamo il proprietario che tira in senso opposto sbilanciandosi (secondo la taglia del cane), in modo da non permettere al cane di acquistare terreno; una specie di “tiro alla fune”! A seguito di tale scena ci ritroviamo con un cane in tensione e con un alto livello di arousal (eccitazione), probabilmente si sente anche appagato poiché crede di aver scacciato la minaccia (minaccia intesa come cane estraneo) e un proprietario offeso, arrabbiato e in stato di vergogna. Dopo l’ennesimo episodio, molti dei proprietari rinunciano a portare fuori il cane o lo portano in orari assurdi tipo alle 5 del mattino e alle 10 di sera per evitare di incontrare altri cani. Se il lettore si ritrova in queste descrizioni, voglio subito dirvi che: non siete gli unici e, ancor più importante, un rimedio c’è!
Facciamo un passo indietro. Analizzando con attenzione le emozioni dietro queste reazioni, è più facile capire perché avvengono e di conseguenza capire come evitarle o risolverle. Va detto comunque che come tutte le rieducazioni a livello comportamentale, è molto più facile prevenire anziché curare.
Prima di tutto dobbiamo ricordare che il cane è una creatura che vive, pensa e prova emozioni. Quando cambiamo un comportamento del cane o cerchiamo di prevenirlo, stiamo di fatto lavorando con le emozioni dell’animale. Il segreto per avere successo nella modifica di comportamenti indesiderati è: “prima riconosco l’emozione che induce tale reazione e prima risolvo il problema”. Lo stesso etologo Konrad Lorenz, 80 anni fa diceva che il comportamento animale è il sintomo di un’emozione, qualunque essa sia.
L’aggressività non è una caratteristica del carattere; il cane talvolta usa l’aggressività per ottenere qualcosa, diventa pertanto un mezzo. In certe occasioni, è il proprietario che inavvertitamente fa creder al cane che comportarsi in modo aggressivo sia l’unica via di salvezza da alcune situazioni per loro disagevoli.
C’è molta differenza se si guarda all’aggressività come mezzo di risposta a situazioni di paura o frustrazione, anziché come etichetta di “cane cattivo e aggressivo”. Questo fa si che per risolvere il problema, vengano utilizzati metodi impropri e obsoleti per punire il cane, a volte in modo estremo. Certo, quando un cane reagisce utilizzando l’aggressività, ci sta facendo capire chiaramente che qualcosa non va e, se fossimo noi più attenti alle loro emozioni, forse loro non avrebbero bisogno di “urlare” per farci notare qualcosa.
Poiché ogni comportamento è un sintomo di un’emozione, quando si tratta di aggressività l’emozione protagonista (il più delle volte) è quella della paura. È un sintomo della paura di essere aggredito da qualcosa o qualcuno di estraneo o di perdere una risorsa che ha valore, e reattività a guinzaglio nella maggioranza dei casi è paura di cani estranei in un contesto limitato (limitato dal guinzaglio, poiché il cane non è libero di scappare o allontanarsi). Una volta capita l’emozione che prova il cane, riusciamo anche facilmente a comprendere che punire l’animale in quello stato non porta a buoni risultati, ma bensì ad un maggior fattore di stress e di paura. È bene ricordare che conviene curare la causa del problema non il sintomo. L’animale deve imparare a sentirsi più a suo agio a guinzaglio attorno ad altri cani e non essere punito, perché cerca di allontanarli o proteggersi usando l’aggressività.
Cerchiamo di guardare le situazioni con gli occhi dell’animale e non solo con i nostri. Molto spesso nelle nostre passeggiate, imponiamo incontri frontali fra cani che non si conoscono in passaggi stretti e angusti come le vie pedonabili, che nel linguaggio del cane è un modo molto maleducato di presentarsi. A meno che il vostro animale non sia super socializzato e molto calmo e rilassato, la suddetta situazione crea stress e disagio nella mente del cane.
Sentendosi poco a suo agio – a cui si aggiunge la naturale predisposizione per la salvaguardia della specie – l’animale si prepara a uno stato di possibile conflitto per uscirne vincitore; il suo organismo si carica di adrenalina, i muscoli vanno in tensione per essere pronti all’imminente attacco. Purtroppo, poiché nella mente di alcuni cani vige la regola “attacco io prima che mi ammazzi tu”, molti di essi prendono l’iniziativa con un atteggiamento aggressivo per allontanare l’ipotetica minaccia, anche se il cane estraneo non comportava alcun rischio. In natura, la prima reazione di fronte ad una situazione di disagio sarebbe di allontanarsi (la cosi detta “flight response”), ma essendo al guinzaglio e in movimento, al cane rimane l’opzione B: l’attacco (cioè la “fight response”).
Questa reazione viene erroneamente esaltata dal proprietario che a questo punto, accortosi di qualcosa di strano nel cane, accorcia ancor più il guinzaglio, credendo di tenerlo più al sicuro ma, invece, aumentando la tensione. Il cane cerca di evitare il conflitto anche con atteggiamenti calmanti (vedi leccarsi il naso, sbadigliare, testa bassa, di lato…), ma il proprietario continua la sua andatura rettilinea lasciando al proprio animale nessun tipo di via di fuga, se non un imminente conflitto nei confronti dell’estraneo in avanzamento.
A quel punto (secondo il tipo di cane, esperienze di vita e genetica) all’animale non resta altro che far ricorso al suo display di aggressività. Dico far ricorso, perché per un cane non è la migliore soluzione usare l’aggressività, poiché potrebbe rimanere ferito. In natura, l’animale generalmente evita il conflitto proprio perché essere feriti non porta a buoni risultati e sicuro non alla sopravvivenza della specie. Una volta attuato il display di minaccia e, quindi, aver allontanato l’estraneo, il cane si sente appagato, c’è un rilascio di endorfine che gratificano l’animale e questo senso di sollievo crea una conferma nella mente del cane che l’attacco è andato a buon fine, è sopravvissuto. Tutto ciò, soprattutto il senso di vittoria, rinforza il comportamento aggressivo come unica via di salvezza e pertanto il cane sarà più predisposto ad attuarlo nei prossimi incontri. L’attacco diventa, quindi, la prima linea di difesa (nella mente del cane), perché ha funzionato quando nessun’altra cosa l’ha fatto.
Da qui si può capire come la reattività a guinzaglio facilmente si diffonda e si conferma come comportamento di default. Anche se il vostro cane non è ancora in fase di attacco, comunque potrebbe provare disagio nell’incontrare altri cani frontalmente e non è detto che nel lungo termine, decida di ricorrere a una reazione di aggressività per evitare intrusi nel suo spazio personale. Questo cambiamento di comportamento è riscontrato nei cuccioli che raggiungono il sesto, settimo mese di vita ed entrano in adolescenza ed hanno maggior consapevolezza di sé. A quel punto si sentono abbastanza forti per reagire se qualcosa non va.
Come risolvere il problema? Come precedentemente detto prevenire è meglio che curare.
Innanzitutto, chi cerca un cucciolo farebbe meglio a rivolgersi a un allevatore che si occupi della socializzazione dei cuccioli con altri cani di varie razze, soprattutto se vi dirigete verso razze predisposte alla reattività. Più il cucciolo si relazione fin da piccolo alle varie tipologie di cane e più diventa socievole e si abitua alle stesse. Dopodiché spetta al proprietario continuare la socializzazione del cucciolo con altri cuccioli o cani adulti socievoli.
In passeggiata fin da subito controllare le emozioni del cucciolo durante gli incontri con altri cani e sempre mantenere una distanza di sicurezza in modo da lasciare ampio raggio di azione al cane. Evitare incontri frontali, piuttosto spostarsi o attraversare la strada e lasciare spazio a entrambi gli animali. Gli stessi accorgimenti valgono anche per un cane adulto. Insegnandogli il comando “guardami”, posso fare in modo che l’attenzione del cane sia rivolta a me, anziché all’estraneo (chiunque esso sia) e posso cosi evitare si creino situazioni imbarazzanti.
Inoltre, anche una buona condotta al guinzaglio convoglia l’attenzione del cane verso il suo conduttore a discapito dell’ambiente circostante e rende le situazioni meno stressanti per entrambi. Se il cane è attento a dove andiamo, in caso di emergenze, un dietro front e cambio direzione mi evita lo scontro con l’altro cane. Anche il tipo di equipaggiamento che indossa il cane può aiutarmi nella gestione dello stesso, che sia la pettorina rieducativa, che sia il collare (normale), che sia la cavezza. L’importante è saperli usare in modo idoneo tanto da non creare disagio al cane. È consigliato rivolgersi, quindi, a un professionista che vi indichi quale sia il mezzo più giusto per il vostro caso.
Se il vostro cane è già reattivo, consiglio vivamente di contattare al più presto un esperto che vi aiuti nella gestione del problema e vi sappia indicare pratiche di gestione della situazione.
Tiziana DaRe
Educatore e RI-educatore Cinofilo Comportamentale
Diploma in Educazione e rieducazione del cane (HNC in Dog Training and Behaviour)
Specialista nel comportemento del gatto (Cat Behavior Specialist)
Membro Puppy school UK
Socio Libertas Cinofili