Poi capita, anche, che accadano eventi spiacevoli, che il cane subisca dei traumi o li faccia subire a membri della famiglia o a estranei, e che l’affidamento a terzi sembri l’unica strada praticabile per uscire da una situazione divenuta insostenibile. Come terza opzione ci sono proprietari che muoiono e che non hanno nessuno che si prenda cura del loro beniamino. Quarta opzione: quelli che rinunciano al cane per mille e svariati motivi che non vale nemmeno la pena di elencare, tanti e quanti sono spesso fantasiosi e penosi quelli che certi umani riescono a inventare pur di liberarsi dell’ex amico a quattro zampe.
Personalmente consiglio sempre, prima di tutto, di rivolgersi a un educatore o a un comportamentalista, o a tutti e due. Non ci sono problemi insormontabili con un cane e di strade da battere prima di arrivare a sistemare il cane in vitalizio ne esistono a josa, e solo se ci poniamo in maniera poco costruttiva nei confronti delle alternative che possono essere trovate, non arriveremo facilmente a una soluzione. Ci si può e ci si deve confrontare con gli addetti ai lavori e non con coloro che sono emotivamente coinvolti nella gestione del cane.
Per prendere decisioni a favore del cane, occorre essere nei….peli del cane. Il che significa guardare il mondo dalla sua prospettiva e riuscire a individuare ciò che per lui – prima di quello che sentiamo e proviamo noi – sarebbe ed è più giusto. Il vitalizio è, comunque, gestito dietro corrispettivo economico, che pur se piccolo e insignificante, resta comunque un corrispettivo in denaro. Non me ne vogliano tutti coloro che praticano tale servizio da anni (tra l’altro ne conosco molti che lavorano coscienziosamente e che vivono di vitalizi, perché lo fanno con spirito di sacrificio e trattano i cani nel migliore dei modi che possono, come se fossero in una grande famiglia), ma a mio avviso il vitalizio dovrebbe essere semplicemente l’anticamera dell’adozione e, quindi, divenire un semplice stallo e non un pensionamento a vita.
Quello che dico ai proprietari che ogni tanto si rivolgono a me per propormi di prendere in vitalizio il loro cane è che il loro cane ha diritto a essere accolto in un nucleo familiare nuovo, che ne soddisfi le esigenze individuali e che se ne prenda carico in maniera quasi esclusiva. Il vitalizio è solo un modo per non sentirsi troppo in colpa, per mantenere vivo un legame che in realtà non ha più motivo di esistere e per negare in qualche modo al proprio ex cane di “rifarsi una vita”. Ecco il termine giusto per un cane che goda dei benefici dell’adozione è che potrà rifarsi una vita. Altrove, con qualcun altro che lo amerà e che lo farà sentire al centro della sua per (si spera) i tanti anni a venire.
Accogliere un cane in vitalizio significa certo offrirgli molte attenzioni e molte cure, ma anche non poter avere con lui un rapporto esclusivo o basato su quel tipo di contatto che soltanto la familiarità, con tempi, modi, pensieri e azioni di una vera famiglia può e deve poter offrire a un essere vivente che non ha fatto nessuna scelta, ma che dipende in tutto e per tutto da noi. Per questo il mio atteggiamento appare rigido nei confronti di quei proprietari che non ne comprendono le motivazioni profonde, e la mia richiesta di sottoscrivere il modulo di affidamento piuttosto che di vitalizio li lascia spesso spiazzati. Soltanto dopo capiscono il senso di questa mia fermezza e mi ringraziano, sentendosi maggiormente sereni rispetto alla scelta inizialmente più drastica, ma in seguito l’unica a mio avviso vincente.
Il percorso può essere lungo, le famiglie adottanti sono sottoposte a selezioni molto ferree e a continui controlli nei mesi che seguono l’affidamento, ma quel che è certo è che il cane rientra in un nuovo nucleo familiare e riprende le sue abitudini di vita in comune con gli umani, scandite da usi e costumi della famiglia in cui entra e che sceglie di accoglierlo senza compensi. Ѐ psicologicamente uno scoglio più duro da superare, sapere che il proprio cane non è più sotto la nostra responsabilità, ma sta iniziando un cammino che lo porterà lontano da noi in ogni senso, ma questo è quello che il cuore di un cane merita di avere, per onestà e amore nei suoi confronti, per dimostrargli l’affetto, la cura e le attenzioni che nessun vitalizio mai potrà darci indietro, perché alla tendenza di voler sanare le nostre ferite, dobbiamo sostituire quella di voler sanare quelle che del cane.