Il programma mira a promuovere nuovi stili di vita e comportamenti che perseguano il benessere, contrastando i fattori di rischio di esclusione sociale per il mantenimento dell’autonomia fisica e psicologica. Altro scopo è di migliorare le condizioni psico-fisiche, facilitando le relazioni tra fasce vulnerabili e operatori. Il progetto si configura come un’attività che prevede il coinvolgimento di animali da compagnia educati proprio, per permettere il recupero di persone con disagio psico-fisico in situazioni di fragilità.
Le sedute sono da effettuarsi con gruppi di operatori preparati con animali “certificati”, questo perché gli obiettivi di recupero hanno bisogno di relazioni e contatti tra “pet” e persona da riabilitare: sono specifici contatti con l’animale, “mirati” a rimuovere il disagio e migliorare le condizioni della persona che presenti problemi di relazione. Un animale che non abbia i requisiti minimi richiesti o un conduttore che non abbia l’adeguata preparazione, possono seriamente inficiare il lavoro svolto e impedire il raggiungimento del risultato, oltre che rischiare di causare altri danni al fruitore già caratterizzato da vulnerabilità. Ecco allora l’importanza di verificare la formazione e l’esperienza del binomio che si trova a operare e la valutazione, almeno biennale, dell’idoneità a continuare a esercitare nel settore.
Il Programma Assistito dall’Animale può essere visto come coadiuvante delle terapie cliniche e farmacologiche, nel campo dell’autismo o della grave disabilità. È innegabile che il rapporto con gli animali generi benefici psico-fisici e faciliti la socializzazione, la comunicazione, sviluppi un rinnovato senso di responsabilità (soprattutto nel caso di bambini e di disabili). Il rapporto affettivo con un animale da compagnia può infatti, se opportunamente gestito, intervenire positivamente in situazioni di squilibrio dell’affettività e costituire quel veicolo capace di sviluppare le abilità propedeutiche al raggiungimento di una maggiore autonomia dei fruitori e al recupero di autostima da parte di questi ultimi, un po’ come un lubrificante.
Gli obiettivi sono sia a livello intrapersonale del vulnerabile, sia a livello interpersonale tra vulnerabile e operatori dell’eventuale struttura ospitante (ospedale, casa di riposo, casa famiglia). Tra questi obiettivi: promuovere nuovi stili di vita per il mantenimento dell’autonomia fisica e psicologica, migliorare le condizioni psico-fisiche facilitando le relazioni e il processo di comunicazione interpersonale, favorire la relazione vulnerabile-animale. Altro obiettivo è poi quello di instaurare dinamiche relazionali con l’ausilio dell’animale e poter stimolare nei vulnerabili maggior condivisione e collaborazione con gli operatori e il personale presente nella struttura ospitante. Prendersi cura dell’animale potrà, infatti, stimolare solidarietà e complicità tra i fruitori e gli operatori della casa d’accoglienza.