Non avrei dubbi, invece, sulla finezza dei piccoli tartufi all’età di 45 giorni o poco più. Prima di farli uscire in giardino, traccio a piccoli passi un percorso leggermente tortuoso lasciando cadere dei bocconcini; libero i cuccioli e osservo come si mettano alla ricerca del cibo dopo un semplicissimo invito della mia mano dai loro musini al terreno. Non alzano più il naso da terra finché non hanno seguito la traccia e trovato tutti i bocconcini. Una variante è quella di calpestare un poligono di terreno cospargendolo di prelibatezze, come ho imparato a fare da un’amica boxerista. I piccoletti non lasciano lo spazio finché resta qualcosa da mangiare e sembra che visualizzino il perimetro dell’area: se ne escono appena, rientrano immediatamente per riprendere la ricerca.
Non mi stupisco più, allora se affacciandomi a una finestra aperta del piano che sovrasta il loro giardinetto, attento a evitare il minimo rumore, vedo i musetti alzarsi verso l’alto nell’inconfondibile gesto dell’annusare l’aria! I loro sensi sono intatti, come se dovessero ancora cavarsela da soli in natura anche senza di noi umani.
L’ululato viene lanciato molto precocemente, ma non ho ancora colto con precisione lo stimolo che lo attiva. Mi limito a registrarlo e annoverarlo tra le attività di branco che si manifestano.
L’istinto della sorveglianza del loro spazio è spiccatissimo fin dalle prime settimane. Più di una volta, entrando nella penombra, mi è capitato di sentire un buffo abbaio da parte di un cucciolo che si staccava dal gruppo per affacciarsi alla griglia che delimita lo spazio nella stanza a loro destinata.
Non mi meraviglia che lo Schnauzer sia stato selezionato per la guardia!
Ho scritto sopra che ho potuto osservare la ricerca dei bocconcini fin dai 45-50 giorni anche grazie al fatto che i cuccioli si cibano già di alimenti solidi, avendo avviato lo svezzamento a partire dalla fine della terza settimana di vita. Noi umani tendiamo ad accelerare il processo per aiutare la mamma, soprattutto se le cucciolate sono numerose. Mi chiedo ogni volta se non si tratti di una pesante interferenza nell’economia della famigliola canina, infatti, è la madre che provvede allo svezzamento verso i due mesi di vita dei cuccioli. L’istinto è talmente forte da sopravvivere nonostante l’intervento dell’uomo. Tutte le nostre Schnauzer lo hanno manifestato, di questo sono sicuro, ma credo che anche altre madri di altre razze lo farebbero se le si lasciasse libere dopo l’inizio dello svezzamento deciso dagli allevatori.
Un bel giorno, dopo il proprio pasto, la madre corre dai suoi piccoli per l’allattamento, ma mentre i cuccioli si attaccano ai capezzoli con le loro bocche già fornite degli aguzzi dentini da latte, mamma Schnauzer rigurgita un bel pasto fumante sul pavimento. Inizialmente nessun poppante sembra accorgersi della novità, allora la mamma inizia a dare l’esempio rimangiando quanto ha scodellato.
Per imitazione un pioniere si mostra disponibile all’assaggio e presto viene seguito dai fratellini.
Dopo un paio di volte i cuccioli lasceranno le mammelle per spartirsi in un amen il fiero pasto.
A questo punto si inserisce l’osservazione nuova che ho avuto occasione di fare.
Noi sappiamo che i cuccioli di lupo, di cani selvatici e domestici leccano gli angoli della bocca della madre, si dice, per stimolare il rigurgito. Io ho sempre accettato questa interpretazione corroborata dall’osservazione diretta, ma con l’ultima cucciolata ho notato un particolare che voglio sottoporre all’attenzione di chi alleva e che mette in discussione la verità dell’assunto.
Mamma cagnetta aveva una mammella ingorgata dal latte in eccesso, per cui noi massaggiavamo quella mammella per evitare rischi di mastite. All’ora abituale della passeggiata e del gioco, la nostra femmina volle uscire pur non avendo ancora allattato la cucciolata. Dai capezzoli colava un po’ di latte, quindi, temendo un eccessivo ingorgo della mammella più tesa, provai a mungere da questa un po’ di latte per alleggerirla. Immediatamente questo scatenò una serie di conati di vomito, interrotti appena abbandonai la manipolazione. Mi sono dunque chiesto se non fosse il fastidio provocato dalla suzione dolorosa da parte dei cuccioli dotati di denti aguzzi a provocare il rigurgito e non, come credevo, il lambire gli angoli della bocca materna. A sostegno di questa ipotesi aggiungo che il primo rigurgito parte dalla madre mentre i piccoli sono impegnati a succhiare, né alcuno di loro ha mai fatto esperienza di ricevere cibo dalle fauci materne. Solo dopo la prima esperienza positiva i cagnolini si dirigeranno verso la bocca della madre, sapendo che si sta preparando un ottimo omogeneizzato caldo!
Da questo momento in poi si nota un progressivo rifornimento della mensa con cibi sempre più impegnativi per le piccole bocche, fino ad arrivare a dei bei pezzi di pane secco come se si trattasse di prede cacciate e portate in tana, per cui possiamo ben dire che una madre “si toglie il pane di bocca” per i propri figli.
Alessandro Midulla