Le classi per i cuccioli, prevalentemente in città, sono sempre più numerose. È un bel segnale. Le famiglie che scelgono di condividere un pezzo della loro vita con un cane sono più consapevoli della necessità di gettare sane basi educative e comunicative con i loro piccoli pets. Ma se il compagno che si vuole scegliere è adulto? L’ago della prevenzione allora quasi si azzera. È vero che un cane adulto è già strutturato ed è altrettanto vero che non si sa come. Fidarsi delle apparenze non è saggio.
Un animale che viene adottato dal canile, da un’associazione o ceduto da un privato, porta con sé un passato sconosciuto e la paura del cambiamento. Sono cani chiusi, come si dice in gergo tecnico, che non si mostrano per quello sarebbero in una situazione di vita congrua ai loro bisogni e alla loro personalità. È la prima ragione di fallimento dell’adozione. Si dovrebbe essere più consapevoli della delicatezza, nel momento in cui il nuovo amico entra in famiglia e di come questo primo approccio rappresenti un passo molto importante per la costruzione della relazione.
La situazione italiana dei cani di nessuno è tragica. Sempre più animali vivono in situazioni psicofisiche indegne e, data la situazione generale del Paese, sarà sempre peggio. Adottare un cane adulto è un’esperienza magnifica, in molti casi più idonea rispetto a quella di un cucciolo, e ha una grande valenza sociale. Chi cede i cani troppo spesso non ha strumenti per valutare il cane e la famiglia. Chi vuole adottare dovrebbe allora affidarsi a un Caronte della cinofilia già dal momento della scelta del cane e proseguire in un percorso di conoscenza, relazione, educazione, esattamente come farebbe se fosse un cucciolo. Perché se è vero che a volte ci si incontra, è altrettanto vero che spesso non è così. Non tutti i cani sono giusti per quell’umano e non tutti gli umani sono giusti per quel cane. Prevenzione e consapevolezza sono parole chiave per il successo della relazione.