A differenza di quanto si possa pensare, il cane non è un animale fatto per obbedire, ma la sua caratteristica principale è quella di essere molto collaborativo.
Questo lo rende particolarmente adatto ad agire in squadra, per questo motivo la sua presenza può arricchire molto la nostra vita.
Se noi pensiamo alla relazione con il nostro cane in termini di obbedienza, ci perdiamo tutta la magia che deriva dal sentirci in squadra con lui, dal vivere le esperienze insieme come qualcosa di completamente condiviso, anziché imposto.
Il cane ama fare attività insieme, cerca in tutti i modi di coinvolgerci nella sua quotidianità e, adora crescere e maturare attraverso lo scambio e l’interazione.
Imparando a essere un punto di riferimento interessante per lui, dimostrandogli le nostre capacità di coordinamento delle interazioni, proponendogli attività in linea con le sue motivazioni, possiamo ottenere molta più complicità e accreditamento che non imponendoci con forza e autorità.
Ciò ovviamente non significa non impostare regole e permettergli di vivere senza conoscere i fondamenti del rispetto, perché ciò renderebbe impossibile la vita a tutti: al proprietario, che finirebbe con il soccombere alle continue richieste e invadenze del cane, e all’animale stesso che, non sentendosi accettato e apprezzato, entrerebbe in continuo conflitto con il suo gruppo e il suo ambiente, riducendo sicuramente la sua qualità di vita.
Le regole sociali, sia dell’ambiente familiare sia della società in senso più ampio, non necessariamente devono essere imposte attraverso una gerarchia da caserma.
Un bravo leader, secondo il punto di vista del cane, è chi si assume le maggiori responsabilità all’interno del suo gruppo, che ne monitora gli equilibri e che garantisce equità, giustizia e rispetto fra gli individui.
Il leader, nel mondo del cane, è al servizio del gruppo e spende gran parte delle sue energie per proteggere chiunque ne faccia parte e per garantire agli altri membri il benessere.
Il cane è predisposto ad apprendere le regole sociali attraverso la dolcezza e la pazienza, soprattutto nei primi mesi di vita: mancargli di rispetto, mortificarlo, rimproverarlo senza che ne abbia ben chiaro il motivo, può portarlo a non fidarsi più completamente, con le ovvie conseguenze che ne derivano, non tanto sulla sua disponibilità a provare affetto (il cane tende ad amare profondamente tutti gli appartenenti al suo gruppo familiare) quanto sulla disponibilità a collaborare, ad assumerci come referenti.
Naturalmente, dolcezza e pazienza devono essere accompagnate alla fermezza: le regole, soprattutto quelle basilari, che fanno capo al rispetto, devono assolutamente essere chiare e inderogabili; attraverso un crescendo molto graduale di decisione dobbiamo porre al cucciolo, cucciolone o cane adulto che sia dei limiti invalicabili entro i quali la relazione deve trovare la sua possibilità di espressione.
Se abbiamo abituato il nostro cane a un tono di voce dolce e accogliente, basterà solo un rimprovero un po’ più deciso per fargli capire che quello che sta facendo proprio non va, ma se abitualmente ci rivolgiamo a lui con toni da generale in caserma per dimostrargli la nostra disapprovazione, finiremmo col mancargli noi stessi di rispetto, insegnandogli che vince chi è più forte e più violento.
Possiamo ottenere molto di più dalla relazione con il nostro cane se basiamo l’interazione sulla collaborazione anziché sul controllo.
Ciò significa che la parola “dominanza” può essere sostituita dalla parola “referenza”, la parola “comandi” dalla parola “indicazioni”, la parola “gestione” dalla parola “coinvolgimento”.
Anziché puntare sul controllo da parte del proprietario, possiamo aiutare il cane a sviluppare una sua capacità autonoma di “autocontrollo”, che unita a una serie di competenze e di regole acquisite per muoversi nel mondo sociale e alla referenza nei confronti del suo partner umano possono dare vita a un animale sereno ed equilibrato, in grado di partecipare attivamente alla vita della sua famiglia sia nel contesto domestico sia nel contesto sociale.
Possiamo permetterci, quindi, di giocare con il nostro cane anche quando sarà lui a chiedercelo, premiando iniziativa e creatività nel suo modo di proporsi e di esprimersi, senza però consentirgli di essere invadente, irrispettoso e insistente quando non sia possibile prestargli l’attenzione che cerca.
Possiamo premiare tutte le sue iniziative “corrette”, cioè in armonia con le regole stabilite per garantire una convivenza piacevole per tutti e rispettose degli spazi degli altri, come pure dimostrargli la nostra disapprovazione quando non si comporta bene.
Se abbiamo saputo creare la giusta relazione e costruire la magica complicità, il desiderio di non entrare in conflitto con noi sarà un deterrente sufficiente per portarlo a scegliere i comportamenti più appropriati.
Sicuramente molto più piacevole, ricco, interessante, costruttivo che vivere in caserma.
Veronica Papa