La leishmaniosi canina è causata da un microrganismo, denominato leishmania, che si trasmette da un soggetto malato a uno sano tramite la puntura di un insetto simile alla zanzara, ma di più piccole dimensioni: il flebotomo.
Questo punge la pelle di un cane già infetto, assume il microrganismo e lo trasmette a un altro cane tramite una puntura. Nel nuovo ospite le leishmanie penetrano all’interno di alcune cellule che partecipano alla difesa dell’organismo (macrofagi), riuscendo così a inceppare il sistema immunitario e a scatenare l’insorgenza della malattia.
La malattia può manifestarsi, anche, molto tempo dopo la puntura del flebotomo: possono passare fino a sette anni tra il contagio e le manifestazioni cliniche. Gli animali colpiti non presentano differenze legate al sesso o alla razza, ma sono più a rischio quelli che vivono all’aperto o escono soprattutto durante le ore serali, caratterizzate da una massima attività degli insetti vettori. In zone con una massiccia presenza di flebotomi, anche, l’uomo è a rischio di contagio.
In origine, la leishmaniosi era diffusa nelle sole regioni costiere, dove il clima caldo-umido permette l’attività dell’insetto vettore e la trasmissione da un cane all’altro quasi tutto l’anno; oggi, però, altre regioni sono colpite (ad esempio, il Piemonte).
Il quadro clinico di questa patologia è piuttosto complesso perché numerosi sono gli apparati e gli organi colpiti.
Il sospetto d’infezione può nascere dall’osservazione da parte del proprietario di: calo di peso senza apparente motivo, facile affaticamento, disturbi dell’appetito, problemi oculari, lesioni cutanee (perdita di pelo a livello della testa e intorno agli occhi, scaglie), ingrossamento dei linfonodi, emorragia nasale, sete/urinazione eccessive e zoppie ricorrenti.
Se l’esame clinico porta a sospettare di leishmaniosi, per ottenere la certezza, è indispensabile eseguire esami di laboratorio che permettano di confermare la presenza del parassita. I soggetti ammalati che non sono curati vanno incontro a morte nel 90-98 per cento dei casi.
TERAPIA
La terapia è in genere molto efficace per tenere sotto controllo le manifestazioni della malattia, ma non è in grado di eliminare definitivamente il parassita.
Ѐ molto importante, per la riuscita della cura, la collaborazione del proprietario. Non esiste a oggi una prevenzione adeguata come avviene per la filaria, per cui l’unica protezione consiste nell’uso sistematico e costante nei mesi caldi di un prodotto repellente che impedisca alla zanzara di raggiungere e pungere il cane.
PREVENZIONE
Va ricordato, inoltre, che si tratta di un insetto molto piccolo per cui non è fermato dalle normali zanzariere. Nelle zone particolarmente a rischio, sarebbe opportuno evitare il soggiorno dei cani all’aperto, durante i mesi primaverili-estivi e nelle ore del tramonto. Con l’intervento precoce sul proprio cane è possibile intraprendere una terapia specifica prima che la malattia debiliti l’organismo e compaiano gravi sintomi e complicazioni secondarie.
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A cura dello staff della Clinica Veterinaria Borgarello