La crescita di un cane da caccia è segnata da alcune tappe fondamentali, che corrispondono a periodi di vita ben precisi: i primi due mesi di vita, il preaddestramento, l’addestramento in cortile e l’addestramento in campagna.
In questo articolo tratteremo le prime due fasi, la cui importanza viene spesso sottovalutata, se non addirittura ignorata, e che invece sono le imprescindibili fondamenta dell’opera che intendiamo realizzare: un cane utile.
I primi due mesi di vita
In questo primo periodo di vita è assolutamente necessario che il cucciolo rimanga con la madre e i fratelli, nessuno meglio della sua famiglia canina può educarlo alla vita. La figura materna forgia il carattere dei piccoli e ne determina l’equilibrio psichico. Togliere un cucciolo da questo ambiente prima del compimento del secondo mese di vita vuol dire creargli un trauma che in nessun modo potrà essere sanato. Il futuro equilibrio emotivo e la capacità di relazionarsi con uomini, cani e con l’ambiente esterno saranno fortemente menomati, al punto da creare un individuo emotivamente handicappato. Da qui l’importanza della scelta dei soggetti riproduttori; se è vero che geneticamente maschio e femmina contribuiscono per il 50% ciascuno alla creazione del figlio, è altrettanto vero che nella specie canina la madre rappresenta il 100% dell’esempio che i cuccioli seguiranno. Una femmina squilibrata non potrà avere figli caratterialmente equilibrati. Anche la salute dei riproduttori non è da sottovalutare, infatti, un buon cane sportivo, di qualsivoglia specialità, deve possedere in egual misura conformazione, cuore e cervello.
La conformazione è la struttura fisica che ubbidisce a regole di funzionalità diverse per ogni razza e lavoro; il cuore è la voglia di cercare, l’amore per il conduttore e la passione che gli fa muovere ancora un passo prima di non farcela più; infine, il cervello è la capacità del soggetto di risolvere i problemi, la freddezza indispensabile nei momenti critici, in poche parole l’equilibrio. Tutto il resto, naso, velocità, stile o qualunque altro parametro si voglia considerare, non sono altro che dei fantastici corollari. Provate a immaginare un cane che li possegga tutti al massimo grado, ma abbia le zampe storte, nessuna voglia di cercare, di correre o che sia stupido. Sarebbe completamente inutile!
La seconda figura più importante per il cucciolo in questa fase è l’allevatore, che ha un ruolo tutt’altro che secondario. Il suo compito è fornire, assieme alla madre, i giusti stimoli al sistema nervoso dei neonati perché questo possa svilupparsi al meglio.
Il preaddestramento
Non appena il cucciolo viene adottato, inizia il preaddestramento, cioè la base della comunicazione uomo-cane, che se ben condotto ci farà risparmiare tempo e fatica quando affronteremo l’addestramento vero e proprio. Il cervello del giovane cane è predisposto ad apprendere un linguaggio interspecifico (uomo-cane) dai due ai quattro mesi, in alcuni casi anche fino a sei; dopo questo periodo, insegnare a un cane a rapportarsi correttamente con un umano è un lavoro dieci volte più impegnativo.
Chi decide di acquistare un cucciolone di sei o otto mesi che non ha subito il processo del preaddestramento si troverà, quindi, a dover domare un selvaggio più che addestrare un cane e dovrà impegnarsi parecchio per porre le basi del linguaggio uomo-cane, dal momento che il cervello del nuovo compagno è ormai fisiologicamente refrattario. A volte, i buoni allevatori preaddestrano i cuccioli che rimangono presso di loro senza nemmeno esserne coscienti, ma questi sono solo i casi più fortunati!
Le basi del linguaggio comune uomo-cane risiedono in due sole brevi parole, teoricamente potrebbe non esserci bisogno di altro nella vita di un cane, se almeno queste gli fossero ben chiare: NO e BRAVO. Il no deve essere pronunciato con tono basso, voce ringhiosa e arrabbiata, ha l’effetto di bloccare l’azione del cane e gli comunica la nostra disapprovazione. Il bravo è pronunciato con tono acuto, voce allegra e festosa, ha l’effetto di rallegrare immediatamente il cane e gli comunica che quello che sta facendo è ciò che noi vogliamo che faccia.
Per scolpire nella mente del cucciolo questi due concetti si procede, associando al bravo una ricompensa golosa, un momento di gioco o una carezza, mentre il no sarà accompagnato da una leggera ma decisa stretta alla collottola del giovane (proprio come fa mamma!). Per la maggior parte dei soggetti basta solo la voce grossa e una tiratina di guinzaglio! Attenzione a non esagerare, i cuccioli sono sensibilissimi!
No e bravo devono essere sempre in simbiosi, non può esistere l’uno senza l’altro.
Tutte le volte che il vostro giovane amico commette un errore e riceve un no, subito dopo deve essergli mostrato il comportamento che ci si aspetta da lui e deve essere premiato con un bravo.
Ecco la chiave di un rapporto felice che conduce all’ubbidienza incondizionata.
È chiaro che, per applicare la correzione, il proprietario deve essere accanto al cucciolo e sarà lui stesso ad avvicinarsi al cane per correggerlo, non pretenderà mai il contrario. Soprattutto avrà cura di non scatenare un “divertente” inseguimento per acciuffare il cucciolo e somministrargli la dovuta correzione. Questi ultimi atteggiamenti sono scorretti e deleteri per il rapporto che vogliamo costruire; mineranno la fiducia che il giovane deve imparare a riporre in noi.
Se ci si trova nell’impossibilità di correggere il giovane, è meglio ignorare il comportamento indesiderato. Il giorno dopo si provvederà a ricreare la situazione scatenante l’atteggiamento che si desidera correggere e ci si metterà nella condizione di poterlo fare.
Il cane sceglie spontaneamente come capobranco un umano che presenti le seguenti qualità:
Non appena il cucciolo entra a far parte della nostra vita, noi dobbiamo essere per lui l’incarnazione di queste qualità, solo così ci seguirà ovunque e solo così noi saremo il suo dio. Tutte queste doti si possono riassumere con una semplice frase: “ciò che è vietato oggi lo sarà anche domani, ciò che vi fa dire No oggi, ve lo farà dire anche domani, e così per tutti i giorni a venire”. Con questa certezza in mente, sarete il giusto punto di riferimento per il vostro giovane allievo.
Fanno parte del preaddestramento, anche, insegnare al cucciolo a venire al suono del suo nome, il significato della parola “cerca” e la regolazione dei suoi bisogni fisiologici, cioè imparare a non sporcare dove non deve e cosa importantissima imparare a convivere con l’automobile e con il trasportino.
Vieni!
Il nome del giovane cane non deve diventare un sottofondo costante: quanti cinofili pronunciano in continuazione il nome del loro beniamino senza ottenere la benché minima reazione? Per evitare questo circolo vizioso è essenziale pronunciare il nome del cucciolo più volte al giorno, ma solo quando si verificano contemporaneamente queste condizioni:
Per nessuna ragione dobbiamo pronunciare il nome del cucciolo per punirlo o, quando non siamo nella condizione di obbligarlo, a obbedire. Quest’ultimo concetto vale per tutti i comandi e per tutto il periodo dell’addestramento, infatti, in questo periodo critico il cucciolo deve avere l’impressione che disubbidire sia impossibile!
Non appena il cucciolo ci raggiunge, dobbiamo premiarlo sempre con qualcosa di diverso, talvolta un bocconcino, altre volte un gioco o una lode, in questo modo il nostro allievo avrà sempre la curiosità di venire verso di noi. Avremo cura di esercitarlo con una corda lunga e in condizioni diverse, non sempre in giardino, ma anche all’esterno e in presenza di altri cani o animali.
Come si può capire è facile condizionare un cucciolo all’ubbidienza seguendo questi consigli, molto più difficile sarà invece farsi ascoltare da un adulto già avvezzo al lavoro indipendente. Quest’ultimo è un compito per un addestratore professionista!
Formare il proprio giovane allievo al richiamo, come specificato sopra, ci permetterà di averlo facilmente in mano e attento ai nostri comandi, quando, verso i cinque o sei mesi d’età, sposteremo l’addestramento in campo aperto, una situazione ricchissima di stimoli interessanti per il cucciolo.
Cerca!
Questo è evidentemente un comando molto importante e significa letteralmente “accendi il naso”, che c’è qualcosa da trovare che non si vede! Per insegnare questo comando si trattiene il cucciolo per il collare e gli si fa annusare una piccola leccornia, che teniamo ben stretta in mano. Subito dopo si lancia il premio a pochi passi di distanza, nell’erba, di modo che risulti invisibile. Dopo uno o due secondi si pronuncia la parola “cerca” e si libera il soggetto. Due ripetizioni al giorno di questo piccolo gioco saranno sufficienti e in poco tempo si potrà nascondere cibo o giochi senza che il cane veda e comandargli poi “cerca” una volta condotto sul luogo preparato. Non dimentichiamo tante lodi e premi quando il giovane trova l’oggetto! La parte più importante di questo insegnamento che comincia come un diversivo e che è la base di tutto il lavoro di ricerca sta nel NON aiutare mai il cane! Se non trova nulla e fallisce nella ricerca, preparatene un’altra più facile, fatelo ripartire più vicino o a vento rispetto al bocconcino che deve trovare, ma non indicateglieli mai la direzione! Altrimenti avrete un soggetto poco indipendente e con scarsa iniziativa.
Porta!
In questo periodo di preaddestramento è importante non infuriarsi con il cucciolo, quando prende le cose in bocca e le porta in giro! Se farete così lo spaventerete e non prenderà in bocca più nulla, o peggio, prenderà in bocca di tutto e fuggirà il più lontano possibile da voi! Tutti questi difetti sono poi una sfida ed è molto facile evitarli. Quando il cucciolo ha qualcosa in bocca (anche fosse per voi una cosa preziosissima e fragile), complimentatevi con lui e offritegli un bocconcino succulento per fare lo scambio. Lo scambio oggetto per bocconcino è la base per ottenere un riporto naturale, sollecito e gioioso. Vi ricordo che è il cane a dover venire da voi per lo scambio e che è assolutamente vietato rincorrerlo. Se non viene, è perché il bocconcino non è abbastanza “buono”; vostra è la responsabilità di trovare qualcosa, cui il cucciolo non possa resistere. Se il cibo non funziona, potrebbe funzionare egregiamente lo scambio con un altro oggetto! Se il giovane se ne va in giro per il giardino con una scarpa di vostra figlia in bocca, potrete cercare di allettarlo con uno straccio o con un gioco che lui conosce. Anche qui c’è un piccolo segreto che vorrei condividere con voi: quello che avete in mano è sempre più interessante per il cane di quello che ha lui, perché il vostro oggetto è “animato” (cioè voi lo muovete!), ma perché ci creda veramente voi dovete essere i primi a farlo! Se così non è non sarete per nulla convincenti e lui si terrà la sua scarpa e voi il vostro straccio! Forza tirate fuori le vostre doti di attore!
L’addestramento in cortile
Il termine usato per descrivere questo momento della crescita del nostro allievo è ben conosciuto nell’ambito della preparazione del cane per la caccia, ma va benissimo per descrivere tutta quella serie di piccoli esercizi preparatori che il cane e il conduttore devono saper affrontare qualunque disciplina decidano di praticare. Si tratta di educazione e non di vero e proprio addestramento, perché anche chi non fosse poi interessato a prendere la via di una specifica disciplina non può tralasciare di educare il cane alle buone maniere, se vuole che questo sia ben accetto in società. Anche al cosiddetto cane di casa è comodo, utile e obbligatorio insegnare il buon comportamento. Le parole “in cortile” usate per descrivere questa fase della crescita del nostro allievo stanno a indicare che non servono attrezzature o terreni specifici ma basta un luogo chiuso, sicuro e che offra poche distrazioni.
Il miglior consiglio per chi non ha mai avuto un cane o per chi non ha esperienza in merito è quello di documentarsi, leggendo libri e articoli sull’argomento (ce ne sono tantissimi, uno molto valido per il principiante è Ubbidienza Generale di Inkj Sijosten), ma soprattutto di rivolgersi a un centro cinofilo e seguire delle lezioni INSIEME al proprio cane. L’unico requisito che mi sento di imporre per la scelta del centro è che vi siano utilizzati metodi non violenti né tanto meno brutali. Chiunque vi dica che, per ottenere un determinato comportamento è necessario il ricorso alla violenza (collare elettrico, collare con le punte, calci nel didietro…), non dice il vero. C’è sempre un’altra via, sta a voi trovarla.
Iniziate facendo scorta delle già citate doti del capobranco, di molti bocconcini prelibati da tenere in tasca e di due giochi molto graditi al cane (per esempio, due palline), con cui lo avrete abituato a giocare durante il preaddestramento.
Il seduto
È il primo comportamento che si insegna, perché è la base per avere l’attenzione del cane e poter costruire tutti gli altri esercizi. Fate vedere al cane che avete i bocconcini, girando così il suo sguardo su di voi. A questo punto con il bocconcino ben saldo nel pugno spostate la mano che lo contiene sopra la testa del cane. Se siete fortunati, il cane si siederà subito e voi direte bravo con voce gioviale e allegra e darete il boccone al cane. Se il giovane non si siede subito, potrebbe essere utile aiutarlo con la mano libera, non è necessario spingere la groppa verso terra, ma anzi questo ottiene l’effetto contrario, è molto meglio usare la mano solo come barriera per evitare che il soggetto indietreggi quando spostiamo indietro il pugno con il boccone. Ricordate che se sarete calmi, il tutto si svolgerà con calma.
Dopo poche ripetizioni (non più di cinque di seguito), il cane avrà imparato che se al vostro gesto del pugno lui fa corrispondere il comportamento del seduto otterrà il bocconcino. Ora è il momento di “attaccare” il segnale vocale a quello gestuale. Prima di fare il segnale, con la mano pronunciate siedi e subito dopo fate il gesto usuale. Dopo poche ripetizioni, basterà la parola e il cane si siederà.
Il comportamento corretto deve sempre essere premiato in questa fase e non può essere chiesto quando il cane è distratto. Il procedimento usato per l’apprendimento di questo comportamento è uguale per tutti gli altri esercizi descritti in seguito.
Quando l’allievo si siede spontaneamente e velocemente al nostro segnale vocale, è ora di insegnargli che non può alzarsi senza aver ricevuto il permesso, cioè senza il segnale liberatorio (per esempio va oppure prego). Il concetto di resta deve, infatti, essere inglobato nel segnale siedi, così come nei segnali per le altre posizioni statiche (in piedi e terra).
Il terra
Quando il siedi è ben appreso, si mette il cane in questa posizione e poi si colloca il pugno che contiene il bocconcino fra le zampe anteriori del soggetto. Con la mano libera si crea una barriera, che impedisce al cane di sollevare il posteriore (NON si schiaccia il posteriore verso terra!), così che il cane per raggiungere il boccone sia costretto a sdraiarsi. Appena raggiunta la posizione voluta, diciamo bravo e diamo un bocconcino. Dopo qualche ripetizione, quando il cane non avrà più bisogno di essere aiutato, ma seguirà spontaneamente il cibo mettendosi a terra, sarà il momento di dare un nome a questo comportamento; pronunciate terra un attimo prima di fare il solito gesto. Presto il nostro allievo, sentendo la parola terra e trovandosi seduto, si metterà sdraiato. Appreso questo comportamento, si inizia ad insegnare al cucciolo ad assumere la posizione sdraiata partendo da quando è in piedi. Con il cane in piedi sulle quattro zampe si porta il bocconcino a terra, sempre fra le zampe anteriori e si permette di prenderlo solo, quando questo è nella posizione corretta. Ricordatevi di aggiungere il segnale vocale terra, quando il giovane è abbastanza sicuro nell’esecuzione.
Quando il terra da fermo è appreso, si può passare al terra in movimento. Camminate con il cucciolo tenendo in mano un gioco molto interessante per il cane e dopo pochi passi dite terra, fermatevi e fate il gesto. Appena il soggetto risponde, dite il segnale liberatorio e date l’oggetto. Giocate con allegria. Interrompete il gioco e ripetete. Dopo qualche giorno di lavoro, il cucciolo si metterà a terra velocemente per ottenere il premio e voi potrete ridurre la vostra fermata e continuare a camminare dopo aver dato il segnale. Ripetete l’esercizio correndo con il cane al vostro fianco, prima fermandovi e poi solo rallentando, finché non cambierete la vostra andatura e il cane eseguirà comunque la posizione richiesta. Lentamente aumentate la distanza tra voi e il cane. Riuscirete fermare il cucciolone in terreno aperto solo con la voce. Fate pratica di questi esercizi durante le passeggiate quotidiane.
Il vieni
A questo punto mettete il cucciolo seduto in un punto, allontanatevi tanto quanto la vostra progressione nell’esercizio ve lo consente e chiamatelo (cfr. preaddestramento). Lodatelo infinitamente quando arriva. Se progredirete in modo lento, aggiungendo le distrazioni e le difficoltà con la massima gradualità, otterrete un cane che SEMPRE ubbidirà alla chiamata. Se una distrazione risulta molto difficile da ignorare per il vostro allievo, semplicemente allontanatela e fate pratica a distanza. Riducete la distanza tra voi e il cane e se proprio è impossibile mettete una corda lunga al collare del cane per impedirgli di sbagliare. Aumentate il valore dei premi all’arrivo!
Al piede
Con il cane al guinzaglio (circa due metri di lunghezza) e seduto al vostro fianco, cominciate a camminare con in mano qualcosa di delizioso. Fate solo uno o due passi e premiate quando il cane segue la vostra mano con la spalla all’altezza della vostra gamba. Dite bravo quando la posizione è quella voluta, fermatevi e premiate. Ripetete. Il cane deve sempre stare dallo stesso lato del conduttore per questo esercizio (per comodità è il sinistro) e si comincia facendo ampi cerchi con l’allievo all’esterno. Quando farete molti passi con il cane nella posizione giusta, potrete provare a fare un grande cerchio con il giovane all’interno. Aggiungete il segnale vocale anche per questo esercizio quando avrete un po’ di pratica e togliete rapidamente il bocconcino dalla mano. Usate il guinzaglio solo per evitare che il cane si allontani da voi e non per trascinarlo. Provate a fare pratica anche con la linea retta, le svolte, i dietro-front e tutte le distrazioni che vi vengono in mente. Quando voi e l’allievo sarete abbastanza bravi potrete provare senza guinzaglio.
Il riporto
Questo esercizio si imposta nel preaddestramento, ora non vi resta che inserirlo nella vostra routine. Mettete il cane seduto, lanciate l’oggetto. Il cucciolone deve imparare a restare nella posizione indicata! Trattenetelo, se necessario. Poi liberatelo con il segnale liberatorio e quando torna da voi con il riportello, premiatelo molto e giocate con lui. In questa fase di educazione il cane deve riportare con gioia, non deve essere frenato pretendendo da lui una consegna perfetta. Questo esercizio svolto alla perfezione fa parte dell’addestramento, cioè della fase successiva nella crescita del nostro discepolo.
Ricordate che:
Elena Villa