L’insieme delle qualità naturali o doti del carattere, che un soggetto eredita attraverso i geni e il DNA dai suoi genitori, costituisce il carattere del cane che, a differenza del suo modo di comportarsi socializzando con i fattori ambientali durante la quotidianità, non cambierà per tutto il corso della sua vita. Le esperienze di vita dell’animale, quindi, influiranno sul suo modo di comportarsi, in quanto, soprattutto in certe fasi di crescita, attraverso le memorie a sua disposizione, imparerà e reagirà esibendo schemi motori diversificati. Quali sono le doti congenite che vanno a costituire il profilo caratteriale di un cane? Come si stabilisce il valore da attribuire a ogni singola dote? A mio avviso è fondamentale riuscire a determinare un profilo caratteriale dell’animale, in base a questi valori determinati, da dei semplici test caratteriali si ottengono molte risposte sul modo di comportarsi, a volte errato, dell’amico a quattro zampe.
Le prime due qualità naturali del soggetto da prendere in esame, quelle che più riguardano la stretta convivenza tra uomo e cane, sono sicuramente la docilità e la socialità: spesso i loro valori, determinati appunto da dei test, sono similari, ma non sempre. La prima delle due riguarda unicamente il rapporto tra il cane e il suo proprietario; in altre parole un cane non può essere più o meno docile nei confronti dell’estraneo o persone conosciute. La docilità si definisce come la naturale predisposizione dell’animale al relazionarsi in modo attivo con il suo proprietario, senza che questi debba ricorrere a coercizione fisica e psicologia per far ubbidire l’animale stesso. Cinque sono i valori che possiamo dare alla docilità: la classificazione medio alta risulta essere un giusto livello di docilità, che fa si che il cane ricerchi spesso il contatto visivo, si dimostri ricettivo agli input comunicativi impartiti dal conduttore, apprezzi un contatto fisico per le normali operazioni di pulizia quotidiana e fa si che si crei un corretto rapporto tra le parti, fatto di reciproca collaborazione, intesa, divertimento, svago, rispetto delle parti. Il cane docile e con valori delle altre doti ben distribuiti spesso anticipa le richieste del padrone, dimostrando oltre tutto grosse capacità di apprendimento. Un valore troppo elevato può portare a troppa dipendenza dell’animale, con conseguenti problemi comportamentali derivanti dall’ansia da separazione e morbosità. Un valore basso della dote significa poca propensione al contatto fisico e all’ubbidienza, spesso a dello scontro fisico per la ricerca di posizioni all’interno del gruppo misto cane-umano.
La dote che, invece, riguarda la convivenza tra l’uomo (non proprietario) e il cane è la socialità: essa è la volontà del cane di relazionarsi con un terzo estraneo in maniera più o meno positiva, e si traduce in pratica con un atteggiamento più o meno allegro e senza stress nei confronti della persona che socializza con l’animale con portamento assolutamente indifferente o perlomeno non minaccioso; a differenza della socializzazione, che è una fase di vita delicata dell’animale, questa dote determina una reazione dell’animale nei confronti dello sconosciuto che, in base al valore della dote sopra descritta, varierà e sarà positiva maggiore sarà il valore della qualità naturale in esame. Cani molto esuberanti, tanto da risultare maleducati, sono dotati di un valore alto di socialità, cani timidi e impauriti, con la coda tra le gambe, che risultano essere poco socievoli, hanno socialità negativa. Anche in questo caso il valore medio-alto risulta essere il livello migliore, se accompagnato da gradi non eccessivi o carenti delle altre doti caratteriali.
Da non scordare le esperienze vissute dall’animale, che possono influire, come detto sopra, sul modo di agire dello stesso: cani molto docili possono risultare molto disubbidienti perché privi di rapporto con il proprietario, cani poco docili, con dell’addestramento personalizzato, possono sembrare ubbidienti. Un cane socievole può reagire male nei confronti di persone che fanno riemergere in lui situazioni negative, animali poco socievoli si devono socializzare in fase di vita della socializzazione.
La motivazione e la buona comunicazione rimangono in ogni caso ottimi collaboratori in sede di educazione e addestramento del migliore amico dell’uomo.
Massimo Visintin