Lo stress nel cane
14 giugno 2016
11 min

Lo stress nel cane

Noi tutti abbiamo sentito parlare di stress. Questo esiste non solo nell’essere umano, ma negli ultimi anni anche nei nostri animali d’affezione. Stress che provoca vere e proprie lesioni o a lungo andare anche patologie croniche. Ma vediamo intanto di capire cosa s’intende per stress, quando avviene e perché.

Il termine stress deriva dal latino strictus, il cui significato letterale è “serrato”, “compresso”. Nel XVII secolo per gli anglosassoni stress aveva il significato di difficoltà, afflizione; studi più recenti nel campo della fisica lo riconducono a un concetto utilizzato in metallurgia, dove si usa “mettere sotto stress” le travi metalliche per provarne la resistenza. In altri termini, tensione e “deformazione” si producono ogni volta che una forza incontra una resistenza.

Altri studi in ambito animale hanno portato alla seguente definizione di stress: “Lo stress è una sindrome di adattamento a degli stressor ovvero a delle sollecitazioni”. Gli elementi stressanti possono essere dei fattori fisici o psichici, ma è il modo in cui l’animale percepisce lo stressor, e da come lo controlla che differenzia l’“eustress” dal “distress”.

Selye – che può, senza ombra di dubbio, essere considerato il padre della ricerca sullo stress – fu il primo a identificare due diverse tipologie di stress che lui chiamò distress o stress negativo ed eustress o stress positivo. Vediamo ora di definire ambedue le terminologie.

Quando si parla di stress negativo, quindi “distress”, si parla di stress patologico; questo avviene quando stimoli stressanti, ossia capaci di aumentare le secrezioni ormonali a un alto livello, riescono a instaurare un logorio progressivo fino alla rottura delle difese psicofisiche. Quindi, in questo caso, l’organismo permane in uno stato di attivazione, anche in assenza di sollecitazioni esterne, oppure l’organismo reagisce a stimoli di lieve entità in maniera sproporzionata.

Lo stress positivo o eustress si ha, invece, quando uno o più stimoli, anche di natura diversa, allenano la capacità di adattamento psicofisica individuale. L’eustress è una forma di energia utilizzata per poter più agevolmente raggiungere un obiettivo, e l’individuo ha bisogno di questi stimoli ambientali che lo spingono ad adattarsi (ref. SELYE H., A sindrome produced by diverse Nocuous agent, in:‘ Nature’, n.138, 1936; p. 30-32.)

In poche parole, una reazione a una sollecitazione comprende una fase di allerta seguita da una:

-reazione fisiologica;

-reazione psichica sia cognitiva sia emozionale;

-reazione comportamentale.

Ora che abbiamo un’idea più chiara di cosa significa stress e di cosa avviene a livello fisiologico, cerchiamo di capire come i nostri cani possano essere afflitti da esso.

Interessante è notare come i comuni comportamenti di stress e ansia nei nostri cani non siano per niente percepiti nei gruppi di randagi che popolano paesi meno sviluppati del nostro.

Recentemente è stato fatto uno studio su di un gruppo di cani randagi nel Sud d’Italia da parte di un veterinario meridionale, dove appunto veniva rafforzata l’idea che il cane randagio e il suo stile di vita (per quanto possa essere ovviamente più precario rispetto ai cani che vivono in casa) è uno stile molto meno stressante rispetto al nostro cane domestico.

Questi gruppi di randagi sembrano condurre uno stile di vita molto più libero e psicologicamente più sano rispetto ai loro “cugini” che occupano i nostri salotti. Una motivazione di questo riscontro può essere che i cani con problematiche comportamentali non riescano a sopravvivere alla vita da “randagio” e, quindi, non se ne vedano, e di conseguenza i geni non vengono trasmessi. Un’altra motivazione, invece, è che hanno sicuramente molte meno pressioni a livello mentale cui far fronte quotidianamente rispetto ai cani che vivono nelle nostre città. Sarà il modo in cui noi li alleviamo, sarà il modo in cui ci viviamo assieme, sarà il modo in cui li controlliamo, ma sicuramente i nostri cani soffrono di più paturnie rispetto ai cani randagi o ai cani di un tempo. Andiamo a vedere il perché.

Nel momento in cui andiamo a cercare le motivazioni dello stress che caratterizzano i nostri pets (in questo caso parliamo di stress negativo, che come visto sopra può indurre a seri problemi a livello sia fisico sia psichico), sottovalutiamo l’enorme impatto a livello psicologico derivante dal fatto che essi non possano condurre una vita “libera”. Vita libera intesa anche come essere liberi di poter soddisfare i bisogni e gli istinti primari che geneticamente caratterizzano le varie razze e i vari soggetti. Il modo in cui trattiamo i nostri cani lo possiamo classificare come un atteggiamento “protettivo”, poiché vivendo in casa sono salvaguardati da ciò che nel mondo esterno è nocivo; lo stesso, però, può essere visto come una sorta di “prigionia”.

Infatti, dal momento in cui nascono i cuccioli, l’essere umano inizia subito a controllare tutto ciò che accade e avviene intorno a loro. Inoltre, li allontaniamo dalla madre e dalla cucciolata alla tenera età di 60 gg., momento in cui hanno appena preso coscienza di essere “cani” e li inseriamo all’interno di una famiglia umana.

È chiaro che un cucciolo portato via in cosi tenera età, allontanato dal suo gruppo naturale e introdotto all’interno di un gruppo alieno, ha maggiori possibilità di sviluppare ansie e stress negativi, se mal gestito dalle nuove guide (proprietario) rispetto a uno che vive allo stato brado (e che magari ha più difficoltà nel sopravvivere). Se da un lato le nostre case sono diventati dei luoghi sicuri in cui vivere (lontane, quindi, dai pericoli del mondo esterno), dall’altro, però, possono essere altrettanto stressanti se il cucciolo non viene compreso e gestito con empatia.

Altro punto da tener presente, sempre nel mostro mondo occidentale, è la diffusa pratica della sterilizzazione o castrazione degli animali d’affezione. Essa da una parte riduce il rischio di cucciolate indesiderate e, quindi, di abbandoni o maltrattamenti, dall’altra, però, molti studi hanno ormai confermato che un cane sterilizzato ha più probabilità di avere problematiche di tipo ansioso e di paura rispetto a uno non castrato. Questo può essere dovuto dal cambio ormonale (estrogeno femminile e testosterone maschile), che avviene in seguito all’operazione e che influisce largamente al benessere mentale dell’animale.

Se da una parte la sterilizzazione di un animale è una decisione personale del proprietario, certo non può essere sottovalutato l’impatto che quest’ultima può avere sul benessere psicofisico dell’animale. Chiaramente ogni soggetto a sé stante e ogni valutazione va fatta sul singolo individuo.

UNA MENTE DIPENDENTE

Un problema molto comune collegato all’ansia è l’incapacità da parte dei nostri cani di stare serenamente a casa da soli senza dover subire uno stress tale da indurre comportamenti estremi, come abbaio continuo, ululare, distruzione di oggetti, defecare in maniera impropria in casa ecc..

È scientificamente provato che la maggior causa dello stress nel cane lasciato a casa da solo è la “mancanza del proprietario” o, comunque, di una figura umana, poiché in un certo senso abbiamo creato un cane “dipendente” dal contatto umano, una mente dipendente.

Molti cani imparano sin dall’infanzia che l’essere umano è colui che provvede alle loro esigenze, è colui che decide cosa e come comportarsi, è colui che risolve i problemi, è normale che poi loro abbiano la percezione che sono al “sicuro” solo esclusivamente con noi o alla presenza di un essere umano (questo spiegherebbe il motivo per cui alcuni cani soggetti da stress da separazione, alla presenza di un dog sitter, si calmino). Va da sé che più un cane diventa umano-dipendente più, se lasciato solo, vive il momento come una forte fonte di stress.

sad-dog-on-couch_izpyjn

PRESSIONI DEI PROPRIETARI

Altro fattore che aumenta il livello di stress nel cane moderno è la continua pressione psicologica che viene svolta dal proprietario sul cane, a volte all’insaputa del proprietario stesso.

Per esempio, se un cane non viene educato in maniera appropriata, spenderà il resto della vita a domandarsi cosa effettivamente “voglia” il suo proprietario, sarà un continuo “tirare a indovinare” e questo può provocare molto stress in quando il cane si sente incompetente o mortificato.

E se educati, taluni possono sentirsi sopraffatti dalle aspettative di performance dei proprietari (vedi alcuni cani da gara o da show). A parte tutto questo, possiamo anche riscontrare un continuo e assillante controllo da parte dei proprietari nei confronti dei loro cani, soprattutto nel momento in cui il cane si comporta da “cane”. Se vi sembra che questo scenario non sia il vostro, provate a chiedervi quante volte avete detto al vostro cane: “No, non fare…”, “No, vieni qua, cosa stai facendo..”, “No smettila…” ecc. o avete chiamato il vostro cane con un tono negativo e seccato! Un bell’esercizio sarebbe fare una lista e effettivamente vedere quante volte abbiamo interagito con il proprio cane in modo negativo. potremmo rimanere sorpresi. Purtroppo è facile cadere in queste frustrazioni, ma non è la soluzione per migliorare il vostro rapporto con l’animale e sicuramente non migliora lo stato mentale del cane.

NON ESISTONO SOLUZIONE MAGICHE

Quanto sopra spero abbia fatto riflettere e abbia dato motivazioni al perché il cane moderno può essere stressato e quali in particolare sono le cause di tutto ciò; ovvero sia per l’ambiente stesso in cui vivono e sia a causa delle quotidiane richieste e aspettative che abbiamo nei loro confronti. In ogni caso, se il cane persiste in uno stato agitato, ansioso e stressato di certo ci vuol far capire che qualcosa nella sua “vita” non funziona e deve essere cambiato, e solo allora potrà ripartire e avere uno stato mentale più equilibrato.

ALCUNI CONSIGLI PER AVER UN CANE MENO STRESSATO

Ecco alcuni consigli per avere un cane meno stressato.

Non tenere il cucciolo rinchiuso in casa intanto che finisce le sue prime vaccinazioni. Con un occhio di riguardo è possibile portare il cucciolo fuori, evitando aree frequentate da molti cani o, se fa freddo, coprendolo con un cappottino (per salvaguardare l’aspetto salutistico). Il buon senso in questo caso è fondamentale, ma allo stesso tempo tenerlo rinchiuso in casa per paura che prenda qualche infezione può essere molto nocivo sotto il punto di vista della socializzazione del cucciolo. Ormai è risaputo che i primi mesi del cane sono importantissimi per avere poi un cane adulto abituato al contesto urbano e che ha familiarizzato con varie persone e/o altri animali. Anche se non ha modo di interagire con altri cani, il cane impara molto dal punto di vista olfattivo, visivo e uditivo. Viaggi in macchina servono anche per abituarlo a essere trasportato da un posto a un altro.

Iniziare fin da subito un percorso educativo con il cucciolo permette di avere una migliore comunicazione con il proprio cane, in modo da poter “dialogare” con esso senza creare confusione o inutile stress. Che siano classi di gruppo o individuali, l’importante è che il metodo utilizzato sia il rinforzo positivo proprio per creare quel rapporto di collaborazione che esiste fra partners.

Non sgridare, urlare, picchiare, mortificare il cane per qualcosa che ha o non ha fatto. Questo serve solo a creare stress e frustrazione nell’animale. Cercare, invece, di capire cosa e dove abbiamo sbagliato aiuterà sia il proprietario sia il cane stesso ad avere una relazione più serena. Non ci sono cani dispettosi, ma ci sono cani che non sono adeguatamente sfogati o seguiti.

L’esercizio fisico, cosi come il gioco, sono fondamentali per bruciare energia che potrebbe essere ridiretta in comportamenti da noi ritenuti sgradevoli (come il fare le buche, rosicchiare i mobili, abbaiare costantemente, ecc.). Soprattutto se si ha a che fare con una razza molto attiva, diviene vitale introdurre una routine di passeggiate, gioco, stimolazioni mentali e sensoriali in modo da rendere il cane più appagato e stanco. Un cane stanco è un cane meno reattivo.

Non esagerare con Tv ad alto volume, musica rock ad alto volume, sia in casa sia in macchina; l’udito del cane è molto più sensibile del nostro e forti rumori (anche un cantiere attivo vicino casa) può creare disagio all’animale. Cercare, invece, di ricreare una zona tranquilla all’interno delle case o giardini, dove il cane possa ritirarsi ogni volta ne senta la necessità. La musica classica è utilizzata per rasserenare gli animali, a un volume adeguato e non troppo alto.

Non lasciare il cane da solo per lunghi periodi, soprattutto se non è ancora abituato in modo positivo a stare da solo. In caso di emergenze, chiedere piuttosto a un parente, amico o dog sitter di tenere il vostro cane.

Infine se avete dei problemi o dubbi sulla corretta gestione del cane, non esitate di rivolgevi a un esperto cinofilo che utilizzi l’educazione gentile per un consiglio o valutazione della situazione.

Tiziana DaRe

Educatore e RI-educatore Cinofilo Comportamentale

Diplomata in Educazione e rieducazione del cane (HNC in Dog Training and Behaviour)

Specialista nel comportemento del gatto (Cat Behavior Specialist)

Membro Puppy school UK

Socio Libertas Cinofilia