L’amore per il cane è utilizzato per alimentare il business, la litigiosità perenne e infondata è alla base di scontri su tutti gli argomenti che riguardano il quattro zampe. I tanti strumenti a disposizione per l’educazione o l’addestramento del cane vengono utilizzati per intavolare lunghe discussioni inutili, estenuanti litigate…se è meglio…se è peggio…se è inutile! Gli stessi addetti ai lavori, che siano educatori, istruttori o addestratori, hanno spesso le idee confuse e contrastanti, ma sempre e comunque in linea con la propria scuola di appartenenza. Lo strumento, qualunque sia, viene idolatrato da alcuni e condannato da altri…il cane e che cosa sia meglio per lui passa tranquillamente in secondo piano.
Desidero in queste poche righe fare qualche considerazione sul clicker, strumento adorato o messo al rogo, seppure si tratti di un semplice accessorio del bravo professionista. Il clicker è una banale scatoletta di latta e plastica. Potente nel risultato, ma il cui unico compito apparente è quello di riprodurre sempre il medesimo suono “clic-clac”.
Non mi interessa scrivere circa il meccanismo psicologico che è in grado di stimolare. Gli addetti ai lavori dovrebbero saperlo, il neofita proprietario è consigliabile che ne stia lontano…a meno che non venga guidato da un esperto professionista, che dovrebbe essere in grado di illustrarne pregi e difetti. Auguro al neofita di incontrare un esperto obiettivo nell’uso della “scatoletta”.
PREGI O DIFETTI?
Ecco il dilemma oggetto di feroci prese di posizione, io molto semplicemente rispondo “dipende”. Dipende da come siete in grado di vivere e di considerare il cane.
Il clicker non è lo strumento del demonio, demoniaco è l’uso indiscriminato che ne viene fatto.
Questa famosa “scatoletta” non è direttamente la responsabile dell’appiattimento dell’intelletto canino, ma una scorciatoia usata dagli umani per giungere a veloci risultati sportivi o coprire le loro inesistenti capacità educative. Io vedo l’uso del clicker come un ampliamento della conoscenza del cane, ampliamento e non unico sistema di comunicazione. Il soggetto canino non trarrà mortificazione dall’uso ponderato del clicker, sempre che questi venga adoperato dopo aver instaurato il giusto e corretto rapporto con il compagno umano.
Amo l’esempio pratico e, quindi, a vantaggio della metafora, racconterò di quella mamma che insegna alla propria figliola come preparare un buon piatto di “amatriciana”; partendo dalla scelta e dalla preparazione del “guanciale” e finendo al musicale sfrigolio della padella sul fuoco.
La medesima mamma, in altre occasioni, avrà premura di portare a conoscenza della ragazza l’esistenza in commercio di “quattro salti in padella”. Il piatto pronto non ha il medesimo sapore e non dà la medesima soddisfazione.
Esso è solo un escamotage per risolvere una situazione, per accorciare i tempi. Non è in grado di elargire i sapori e le sfumature dell’amore, espressione di una preparazione accorta. Tuttavia l’uso del piatto pronto può fungere da supporto emotivo per una ragazza emotiva, indecisa e titubante alle sue prime esperienze culinarie; nelle successive esperienze sarà in grado di ricordare e mettere in pratica gli insegnamenti materni, incisi a fuoco nella mente.
La mamma ha fornito a questa futura donna gli strumenti per una propria capacita di discernimento, ha fornito le giuste competenze atte ad ampliare le conoscenze della figliola. L’esistenza del piatto pronto deve essere conosciuto e svelato, il suo uso deve essere giustificato da situazioni che ne suggeriscano l’utilizzo per la risoluzione di un fattore contingente. L’ampliamento della conoscenza è alla base dello sviluppo di ogni tipo di intelligenza (anche emotiva), far conoscere e non castrare.
L’uso indiscriminato e precoce del clicker castra l’intelligenza del cane, il suo sviluppo cognitivo viene compromesso e l’educazione viene falsata da comportamenti meccanizzati e non assorbiti. Ammetto e giustifico l’uso di questo strumento esclusivamente come strumento di conoscenza e di approvazione alla esibizione del comportamento corretto in un cane particolarmente emotivo o leggermente insicuro.
Vale la pena sottolineare che il suono freddo e impersonale del clicker nasconde anche il nostro stato emotivo (o almeno lo limita), fornendo una precisa e inequivocabile conferma al cane. L’uso di questo strumento deve, a mio parere e convincimento, essere sporadico e non continuo, terapeutico e non meccanizzante. L’eccessiva meccanizzazione porta alla costruzione di un cane robot. I nostri cani hanno la bellissima condizione di esseri pensanti e tali devono rimanere.