Le cardiopatie sono sempre più frequenti nei nostri cani e gatti, complice una cattiva alimentazione, l’inquinamento ambientale e alimentare, che nel tempo portano a disfunzioni del muscolo cardiaco.
Fin da piccoli i cani e gatti ricevono spesso un’alimentazione carente in amminoacidi essenziali, minerali e vitamine, che servono al normale funzionamento del muscolo cardiaco e della struttura dei vasi e valvole cardiache. Molto spesso i nostri amici a quattro zampe ricevono una serie di farmaci per il cuore che possono portare l’animale a gravi scompensi nei vari organi e apparati per un sovradosaggio. Questo può capitare, perché spesso ci si affida a protocolli standard senza magari saggiare la sensibilità individuale dei singoli principi attivi.
La terapia per il cuore va impostata a 360 gradi, valutando tutto l’organismo e cercando di focalizzare tutte le disfunzioni che si accompagnano a una pompa cardiaca insufficiente, altrimenti si rischia di passare da uno specialista a un altro senza curare il paziente nella sua interezza. Ogni organo è collegato a un altro e una disfunzione di un organo si ripercuote su tutti gli organi.
Alcuni farmaci cardiaci, come gli Ace Inibitori, possono stimolare in alcuni soggetti la tosse, un parametro che spesso viene preso in considerazione per un protocollo terapeutico di insufficienza cardiaca. In tal caso, si può aumentare erroneamente il dosaggio del farmaco, perché si pensa che la tosse sia causata dall’insufficienza cardiaca (quando l’atrio dilatato preme sui bronchi), quando magari può avere dovuto in alcuni casi al farmaco stesso che la causa.
Altri principi attivi, come il Pimobendan, non andrebbero prescritti, se ci sono lesioni valvolare importanti, perché altrimenti può sollecitare troppo il lavoro delle valvole portandole anche a rottura dei filamenti (corde tendinee) che le tengono tese. Il farmaco, infatti, andrebbe ad aumentare la forza di contrazione del muscolo e, quindi, la forza di eiezione del flusso sanguigno, con il vortice che ne consegue, in prossimità delle valvole.
Attenzione, quindi, nel valutare bene se iniziare una terapia cardiaca e soprattutto seguire il paziente con ripetuti controlli ed eventualmente saper giudicare se il paziente sopporta o meno i farmaci prescritti. Altrimenti, scegliere una strada diversa, magari cambiando i farmaci, ridurre i dosaggi o associarli a rimedi naturali meno tossici e più tollerati in quel paziente.
Molti fitoterapici come il Biancospino, il Mughetto, la Passiflora possono essere di grande aiuto in una prima fase dell’ aritmia cardiaca, sostituendo o accompagnando i farmaci. Anche il Tiglio e la Passiflora, insieme alla Valeriana, Melissa e Ficus, possono agire a livello centrale, modificando la risposta agli stress e ansia che influiscono sulla ritmicità cardiaca, evitando cosi l’abuso di farmaci che possono provocare alterazioni anatomiche importanti a carico del cuore.
Fondamentale, quindi, un approccio alle patologie cardiache con una medicina integrata veterinaria. L’associazione del rimedio naturale ha il fine di ridurre la dose dei farmaci e, lì dove possibile, si sostituisce al farmaco, evitando coì l’eccesso di tossicità.
Il mio auspicio è che in futuro la medicina integrata veterinaria possa avere l’importanza che si merita, con una collaborazione tra gli specialisti e con l’intento comune di migliorare la qualità di vita dei pazienti. Questo presuppone un’apertura mentale dei professionisti e una diversa concezione di affrontare le malattie con la giusta integrazione e un’alimentazione mirata.
Avvertenze: il dott. Prota declina ogni responsabilità in merito all’assunzione del prodotto e dalla sua eventuale posologia, poiché è necessaria una diagnosi e un dosaggio specifico al caso in questione, che spetta unicamente al proprio veterinario di fiducia.
Affermazioni derivanti dalla mia pratica professionale.
Dott. Alessandro Prota
Esperto in Medicina Naturale Veterinaria