I cani, così come i loro compagni umani, possono provare paura di fronte ad alcuni stimoli dell’ambiente esterno. La paura è una risposta emozionale presente in tutte le specie animali e si ritiene che abbia un significato “adattativo”: ciò vuol dire che permette all’animale di evitare o di difendersi da uno stimolo offensivo e pericoloso, aumentando così le sue possibilità di sopravvivenza. Spesso una risposta di paura del cane ha modeste conseguenze, in quanto lo stimolo scatenante può essere evitato, oppure l’intensità della risposta è blanda; a volte, però, essa può interferire con il rapporto tra cane e proprietario in modo significativo. Ѐ questo il caso, ad esempio, dei cani spaventati che reagiscono a uno stimolo, arrecando danni a se stessi (cani che fuggono in mezzo a strade trafficate o che si feriscono accidentalmente durante la fuga) o ad altri individui (reazioni aggressive in cani spaventati). Un altro esempio è rappresentato dai cani che hanno paura dei viaggi in auto e che costringono il proprietario a rinunciare agli spostamenti con loro, oppure i cani che temono il veterinario, tanto che il proprietario può essere disincentivato dal portare regolarmente a far visitare il proprio quattro zampe.
Le risposte che un animale può mettere in atto quando ha paura sono normalmente di tre tipi: immobilità, fuga o aggressività (secondo la terminologia inglese: freeze, flight or fight). Un cane che si irrigidisce normalmente si accovaccia e rimane immobile: questa risposta è spesso presente se lo stimolo è di bassa intensità o se l’animale è in attesa dell’evolversi degli eventi. A volte, però, anche una paura molto forte può portare a un “freezing” totale dell’animale. La risposta di fuga è quella messa in atto più di sovente da un cane impaurito, poiché permette di evitare lo stimolo potenzialmente pericoloso e le conseguenze di un contatto con esso. Se il cane non ha una via di fuga, si trova molto vicino alla fonte della sua paura o se lo stimolo che lo spaventa è molto intenso può manifestare una risposta aggressiva, con l’intenzione di sottrarsi allo stimolo pauroso (è il caso, ad esempio, del cane che cerca di interrompere una manualità del veterinario tentando di morderlo). Spesso, nell’aggressività da paura, può mancare la fase di minaccia (rappresentata, ad esempio, dal ringhio o dall’abbaio) ed essere subito presente la fase di attacco (tentativo di morso o morso).
Normalmente è possibile accorgersi che un cane è spaventato, osservando la sua postura: il corpo è accovacciato e spostato all’indietro, gli arti sono flessi, la coda è portata bassa o piegata tra gli arti posteriori, le orecchie sono tenute all’indietro e appiattite sulla testa, gli occhi sono spalancati con le pupille dilatate e il cane evita lo sguardo di chi gli sta di fronte. Il cane può inoltre sbadigliare, leccarsi le labbra, deglutire, tremare e avere il pelo sollevato a livello di spalle e fianchi. Se il cane risponde allo stimolo pauroso con aggressività, oltre a questi segni, osserveremo quelli tipici del comportamento aggressivo: scoprire i denti sollevando le labbra, ringhio, abbaio minaccioso, tentativo di morso, morso. Spesso un cane che mostra aggressività da paura apprende questo tipo di comportamento e tende a metterlo in atto, quando il tentativo di evitare lo stimolo (ad esempio, attraverso la fuga) non è stato efficace nell’allontanare lo stimolo stesso. Se l’aggressione si mostra maggiormente efficace nel porre fine a una situazione che provoca paura nel cane, questo può acquisirla come strategia per far fronte alla paura anche quando sarebbe possibile la fuga.
Fonti comuni di paura nel cane sono stimoli sonori (i tuoni, il rumore del vento, i fuochi d’artificio, i rumori del traffico cittadino, gli elettrodomestici), stimoli visivi (oggetti nuovi e sconosciuti, altri animali, alcune categorie di persone come, ad esempio, i bambini e gli anziani, le persone che si muovono in modo strano, che indossano divise, che portano ombrelli o sacchetti in mano), luoghi (noti come, ad esempio, l’ambulatorio veterinario oppure sconosciuti) e il sommarsi di più stimoli insieme (ad esempio, un luogo sconosciuto in cui sono presenti oggetti e rumori estranei).
Le paure possono svilupparsi per cause diverse e spesso sono il risultato di più fattori. Una causa frequente dell’insorgenza delle paure è la mancata abituazione agli stimoli nuovi in giovane età. Ѐ fondamentale, infatti, che durante il cosiddetto periodo di socializzazione (che nel cane va dalle 3-4 alle 10-12 settimane di età) un cucciolo abbia la possibilità di venire a contatto in modo adeguato con il maggior numero di stimoli dell’ambiente esterno. Tali stimoli dovranno essere rappresentati da luoghi, oggetti, odori e situazioni diverse, ma anche da individui con caratteristiche varie (altri cani, animali e persone di diverse tipologie), in modo da favorire una corretta socializzazione del cucciolo. Durante il periodo di socializzazione, infatti, il cane impara a riconoscere e catalogare come “stimoli noti” tutti gli stimoli con cui viene a contatto, ed essi verranno riconosciuti come tali durante tutta la vita dell’animale, soprattutto se avrà modo di incontrarli frequentemente. Una mancata o scorretta familiarizzazione del cucciolo con luoghi e oggetti, così come una mancata o scorretta socializzazione con altri individui, potrebbero dar luogo a risposte di paura qualora il cane, anche adulto, vi si trovasse di fronte: tutto ciò che non si conosce può fare paura!
Spesso i cani sviluppano paura verso stimoli specifici, in seguito a esperienze negative precedenti che vengono associate alla reazione di paura provata durante la pregressa esposizione allo stimolo. Ѐ, ad esempio, il caso dei cani che hanno paura di altri cani con determinate caratteristiche (una razza specifica, un mantello di un determinato colore, ecc.), perché hanno subito un’aggressione da parte di un animale con quel preciso aspetto; oppure i cani che hanno paura del toelettatore, perché si sono spaventati mentre venivano lavati, asciugati o tosati (in questo caso diversi stimoli associati possono scatenare la reazione paurosa).
Alcuni animali possono essere geneticamente predisposti alla paura: diversi studi hanno messo in evidenza che cuccioli nati da genitori paurosi manifestavano maggiormente risposte di freezing e di evitare certi stimoli rispetto a cuccioli nati da genitori non paurosi.
Infine, la risposta del proprietario di fronte alla reazione di paura del proprio cane può influenzarne notevolmente le successive reazioni nei confronti del medesimo stimolo. Nella maggior parte dei casi, il proprietario tende a rassicurare il cane che ha paura, rinforzando involontariamente tale risposta emotiva: il cane che viene accarezzato o consolato mentre ha paura interpreta il comportamento del proprietario come una conferma del fatto che esiste un pericolo da cui fuggire o da affrontare. Anche punire l’animale mentre sta manifestando paura d’altro canto non dà beneficio, poiché il cane associa lo stimolo pauroso a qualcosa di ancor più negativo (la punizione) e la sua paura potrebbe aumentare, tanto da farlo reagire anche in modo aggressivo per porre fine a una situazione estremamente spiacevole.
Per aiutare un cane pauroso è, quindi, fondamentale non rinforzare le manifestazioni di paura che si osservano; è importante, invece, premiare il cane quando resta tranquillo in un contesto che di solito lo spaventa. Attraverso una terapia comportamentale adeguata è possibile aiutare il cane a restare tranquillo in presenza di uno stimolo che gli scatena una reazione di paura e ad associarlo non più a emozioni negative, ma al contrario a qualcosa di estremamente piacevole per lui. Se il cane mostra reazioni di paura eccessive o inappropriate, che gli provocano disagio notevole e che possono alterare il rapporto tra cane e proprietario, è necessario che questi si rivolga a un medico veterinario esperto in problemi comportamentali, che potrà impostare una terapia adeguata che permetta a cane e proprietario di vivere serenamente.
A differenza delle paure, le fobie non hanno un significato adattativo (non sono utili cioè all’animale), ma al contrario interferiscono con il normale funzionamento dell’organismo: esse, infatti, si manifestano sempre con un’intensità eccessiva, i sintomi permangono anche dopo la scomparsa dello stimolo che le ha scatenate e spesso si manifestano addirittura in assenza di uno stimolo specifico scatenante. Tutte le risposte fobiche sono caratterizzate dal manifestarsi dei sintomi, quando il cane viene a contatto con gli stimoli scatenanti, ma anche quando questi vengono anticipati: l’anticipazione degli stimoli da parte del cane (ad esempio, l’anticipazione dell’esposizione a un rumore) è molto frequente nelle fobie. I sintomi manifestati dal cane fobico possono variare in base all’individuo, ma in ogni caso sono rappresentati da risposte esagerate allo stimolo, improvvise e non graduali, come un forte impulso a fuggire e a sottrarsi dalla fonte dello stimolo stesso, comportamenti ansiosi (ansimare, vocalizzazioni, eliminazioni), la ricerca delle attenzioni da parte del proprietario. Tra le più comuni fobie dei cani ci sono quelle relative ai rumori e, in particolare, molto frequente è la fobia dei fuochi d’artificio, come i classici “botti di capodanno”: negli ultimi giorni dell’anno l’abitudine a far esplodere petardi e fuochi rende spesso necessario l’utilizzo di supporti farmacologici, per aiutare i cani fobici a vivere in modo meno ansioso tal evento.
Un caso particolare di fobia per i rumori è, invece, la fobia dei temporali: le reazioni fobiche dell’animale si manifestano in questo caso sia nei confronti del temporale che delle sue varie manifestazioni (vento, fulmini, cambiamenti di pressione atmosferica, pioggia, oscurità, cambiamenti del livello d’ozono) e ciò può rendere più complesso il riconoscimento e la risoluzione del problema.
In casi estremi, i cani fobici possono entrare in un vero e proprio stato di panico, diventando insensibili agli stimoli dolorifici e sociali (come le attenzioni del proprietario), fino ad arrivare a ferirsi gravemente nel tentativo di fuga.
Anche nel caso delle fobie è possibile, anzi necessario, affidarsi alle cure di un medico veterinario specialista in medicina comportamentale, che potrà impostare una terapia comportamentale adeguata, con un cosiddetto programma di “desensibilizzazione e controcondizionamento” nei confronti dello stimolo fobico. In alcuni casi, le risposte fobiche da parte del cane sono talmente intense e radicate da rendere necessario l’utilizzo di un supporto farmacologico da associare alla terapia comportamentale.
Paura e fobia sono, quindi, diverse tra loro, in quanto la prima può avere una finalità adattativa che la seconda non ha mai. I sintomi dei cani paurosi e fobici spesso però si sovrappongono, tanto che gli strumenti utilizzati per trattare questi due stati sono solitamente i medesimi. In entrambi i casi, è importante riconoscere l’esistenza di un problema di paura e/o fobia, per aiutare il cane a superare il malessere derivante dalle reazioni paurose e/o fobiche nel modo migliore.