Curarsi con il cane. Non è più mitologia.
le terapie assistite dagli animali velocizzano il processo di guarigione in molti ambiti medici e semplificano il percorso del trattamento per le dipendenze da droga e da alcool.
Premessa.
Grazie alla fiducia accordata dalle autorità accademiche, alla convenzione della Provincia Regionale e dell’ASL n°5 si è realizzato presso la Facoltà di Medicina Veterinaria di Messina un Centro di terapia Assistita dagli animali (Pet Therapy), primo sul territorio nazionale. Questa iniziativa è coincisa con il provvedimento del Ministro della Salute alla promulgazione di un Decreto Legislativo per redigere la carta dei diritti degli animali e istituzionalizzare la Pet therapy.
Ma cosa è la Pet Therapy e a cosa serve?
Se ne è parlato tanto ma non tutti hanno ben chiaro il concetto di Pet therapy.
Comunemente chiamata Pet therapy, è a tutti gli effetti un procedura medica, è una co-terapia, ossia una terapia da associare a terapie già in atto, che vede l’animale domestico o addomesticato aiutare il malato nel processo di guarigione o fornire una migliore qualità di vita in caso di patologie croniche o non curabili.
Non è ancora ben noto il meccanismo secondo il quale l’animale possa agire come un farmaco ma sono evidenti i risultati di molti studi svolti.
I primi studi risalgono al 1792 quando lo psicologo Inglese William Tuke, cominciò a curare pazienti con turbe psichiche con l’aiuto dei cani. Si notò che lentamente i pazienti prendevano lucidità, ed i loro fenomeni di pura follia, se pur non guarendo completamente, diminuivano in maniera notevole, nei pazienti aumentava l’autocontrollo di sé e potevano così riprendere una vita quasi ordinaria.
Nel 1859 Florence Nightmare notò che gli animali erano fonte di svago per i malati cronici e a lungo termine; nel 1867 A Bielefeld in Germania venne fondato un centro per il recupero dei pazienti epilettici e disabili mentali che prevedeva l’ausilio degli animali come parte integrante della terapia. Vennero migliorate le condizioni generali di 5000 pazienti.
Nel 1919 negli Stati Uniti, al St. Elisabeth’s Hospital vennero impiegati i cani per curare pazienti che a seguito della I Guerra Mondiale avevano riportato gravi forme di turbe mentali, come schizofrenia, disturbi del comportamento, problemi relazionali e gravi forme di depressione.
A seguito della seconda Guerra Mondiale i soldati e gli aviatori con gravi lesioni fisiche e motorie dell’ospedale di convalescenza di New York vennero invitati a svolgere piccole attività di intrattenimento con cani, gatti e conigli, dando così la possibilità a molti di loro di svolgere movimenti involontari che li avrebbero portati presto ad una migliore e più completa ripresa dei movimenti. Nel 1966 nasce in Norvegia il centro di recupero per non vedenti che come è facile intuire utilizzò i cani guida al fianco del paziente cieco.
Nel 1953 Boris Levinson, neuropsichiatra, iniziò ad utilizzare i cani come terapia sui bambini autistici dimostrando che il cane riusciva, attraverso il gioco, fungendo da mezzo di comunicazione, a far mantenere un contatto prolungato con la realtà al bambino autistico.
Più tardi, due coniugi entrambi Psichiatri, studiarono gli effetti dei cani su pazienti con turbe psichiche, registrando gli incontri e studiandone i progressi.
La conclusione degli studi fu che i cani erano un eccellente metodo per facilitare i rapporti interpersonali e per favorire la socializzazione.
Nel 1977 nasce la Delta society, organizzazione internazionale no profit, che notò che il cane è per i bambini un ottimo amico e confidente e lo impiegò per curare i bambini con difficoltà di linguaggio raggiungendo notevoli risultati nell’articolazione dei linguaggi stessi e che il momento della terapia con il cane era sempre molto attesa e ben accolta.
Questa terapia “dolce” che pare tanto banale e ridicola ha numerosi campi di applicazione: pazienti anziani, cardiopatici, ipertesi, tossicodipendenti e alcool dipendenti, reclusi in carcere, portatori di handicap fisici o mentali, pazienti con problemi comportamentali, bambini autistici, adolescenti con problemi relazionali.
Come funziona la Pet Therapy?
Non è necessario possedere un animale per godere degli effetti benefici della pet therapy.
E’ fondamentale una equipe di professionisti per studiare una terapia combinata da farmaci e pet che dia modo all’animale di interagire col paziente in maniera efficace e innescare i meccanismi che lo porteranno a stare meglio: il contatto con gli animali attiva neurotrasmettitori specifici che rallentano il sistema colinergico, riducono la sintesi di ormoni corticosteroidei e la liberazione di adrenalina; questo tradotto nell’uomo provoca un abbassamento della pressione arteriosa, un rallentamento del ritmo cardiaco e una diminuzione della frequenza respiratoria; in particolar modo la ridotta produzione di glucorticoidi comporta una miglior resistenza alle infezioni in quanto viene meno la loro attività immunosoppressoria. Lo stretto legame tra emozione (provocata dall’animale), benessere e salute è correlato ad un aumento del tono dell’umore, collegato al senso di benessere è all’aumento di endorfine in circolo, ormoni causa dell’andamento dell’umore. L’effetto rilassante esercitato sul paziente dalla presenza dell’animale è testimoniato dalle variazioni indotte a livello del Sistema Nervoso Centrale.
Gli studi dimostrano che accarezzare un cane produce onde ALFA dando origine allo stato di rilassamento.
Alla base del grande successo di questo tipo di terapia è l’emozione comunicativa che esprime ogni animale e tanto più forte è il legame emozionale tra animale e paziente, tanto più intensi sono i risultati positivi ottenuti: la comunicazione tattile, il contato corporeo con l’animale, nella sua spontaneità e genuinità, fornisce gratificazioni attraverso sensazioni tattili, calore, morbidezza, postura, coordinazione dei movimenti, creando un canale di comunicazione primario e più immediato rispetto a quello verbale.
Spazzolare, lanciare la pallina, passeggiare, lavare un animale….sono attività che richiedono un evidente impegno motorio con una conseguente presa di coscienza del proprio schema motorio migliorando il tono muscolare, la ricerca dell’equilibrio, favorendo un miglior controllo del capo e del tronco, e fornendo un’idea corretta del movimento.
L’animale interagendo in maniera immediata e naturale, assente negli atteggiamenti giudicanti, tipici della razza umana, stimola la comunicazione e favorisce i meccanismi di interazione con gli altri, migliora i disturbi di comportamento e gli aspetti cognitivi.
Giocare e ridere con un cane lega il gesto con il movimento, la motivazione alla curiosità e l’intenzione all’azione.
Quali sono i campi di applicazione della Pet therapy?
Recenti studi di pscicologia comparata vedono l’intesa bambino – animale come uno straordinario parallelismo nei casi di autismo, di abbandono, di problemi relazionali, e nei casi di bambini iperattivi e vittime di violenze fisiche.
Ricerche condotte su soggetti tra i 70 e gli 85 anni hanno dimostrato che lo status morale e sanitario dei pazienti anziani migliorava se veniva affidato loro un animale, inducendoli ad una maggior reattività, ad un maggior interesse alla vita e ad un aumento della loro curiosità perduta.
La letteratura riporta numerose esperienze effettuate su soggetti con turbe psichiche di tutte le età: dei 500 pazienti trattati, in presenza dell’animale, tutti dimostravano una aumentata serenità e una miglior predisposizione alla collaborazione con il personale medico ed infermieristico. L’aiuto dei cani ha prodotto entusiasmanti successi anche nei casi di sindrome depressiva, grazie alle caratteristiche di socialità e di inesauribile affettività di questo animale nei confronti dell’essere umano.
Nei soggetti portatori di handicap fisici di diversa entità, il contatto con l’animale agendo sulla sfera psichica ne migliora l’umore e lo invita ad esercizi fisici e continui movimenti effettuati con lo stesso animale dando origine ad effetti sinergici sullo stato fisico.
In taluni contesti sociali, quali i carceri, l’introduzione degli animali ha portato numerose esperienze positive, diminuendo la depressione, la solitudine, gli episodi di violenza, essendo l’animale un impegno quotidiano che allontana la noia e dona affetto, riduce l’aggressività e i tentativi di suicidio.
Per questo motivo l’impiego dei cani, altamente comunicativi, si vede accanto a figure come tossicodipendenti o alcolisti, stimolando sempre più l’interesse verso qualcosa di diverso, allontanando il pensiero assillante delle sostanze che li hanno indotti alla dipendenza; la presenza di un animale è un forte sostegno psicologico, un impegno continuo verso il recupero di se stessi.
Più esperimenti sono stati svolti in America: A New York un gruppo campione di 8 persone hanno accettato l’interazione con un cane durante il loro ricovero per la disintossicazione da stupefacenti. Il risultato visibile e documentato è stato che il cane ha alterato le barriere di comunicazione tra paziente e operatori e questo ha permesso il miglioramento del rapporto medico – paziente, che si è prestato più attento, con una migliorata tendenza all’assimilazione delle informazione date durante le riunioni di gruppo volte al recupero della dipendenza. Sei persone su otto hanno risposto positivamente alla pet teraphy hanno concluso totalmente e senza problemi il programma di disintossicazione.
Un altro esperimento è stato svolto in America in una comunità chiamata Anova, dove gli abusatori sono stati divisi in due gruppi: un gruppo è stato chiamato “di controllo” formato da 96 persone che non hanno voluto interagire con l’animale e non prestarsi all’esperimento “Pet Teraphy come trattamento per le dipendenze”, il secondo gruppo è stato chiamato “sperimentale” formato da 135 soggetti consenzienti di prestarsi all’esperimento “Pet Teraphy come trattamento per le dipendenze”.
I risultati emersi dopo solo due settimane di sostegno terapeutico con l’aiuto di un cane, sono stati avvincenti: i pazienti del gruppo sperimentale dichiaravano di trovare giovamento da questa “novità terapeutica” dimostrando una opinione positiva del sostegno terapeutico, una migliorata condizione di comunicazione con lo staff medico, una emergente curiosità e un miglioramento dell’umore dei pazienti.
Questo studio dimostra che i professionisti che trattano le dipendenze potrebbero aumentare il successo del trattamento aggiungendo questa pratica complementare, basata sull’evidenza dei risultati.
Concludendo
La pet teraphy esiste. Con la pet teraphy si ottengono risultati notevoli.
Tanti studi ed esperimenti sono stati fatti, soprattutto oltreoceano.
In Italia, come si può godere o far godere ai nostri ammalati di questo toccasana che apparentemente sembra così banale e scontato ma aiuta incredibilmente a stare meglio?
Molti sono i centri che si propongono con approcci miracolosi e questo proprio perché pur essendo stata riconosciuta dal Ministero della Salute, la Pet teraphy non è stata disciplinata. La pet therapy non fa miracoli, ma velocizza il processo di guarigione laddove è possibile guarire e migliora le condizioni di vita dei pazienti che non hanno più speranze di guarigione.
Affidatevi a Centri seri, a veri professionisti del settore; è fondamentale che l’ente a cui vi rivolgete abbia modo di visionare la cartella clinica del malato in modo da poter studiare un percorso personalizzato ed efficace per l’affiancamento della patologia in essere.