L’altra sera leggendo su Facebook un post della collega Laura, operatrice di pet therapy con le sue splendide bassotte, mi è venuta l’idea di scrivere queste quattro righe per chiarire e per capire meglio le motivazioni di una come me che, nonostante una vita pienissima di numerosi altri impegni professionali e non, si ostina a voler porre in essere progetti di pet therapy e non perde occasione per diffondere le meraviglie di questa splendida terapia alternativa.
Scrivo terapia e mi chiedo onestamente: per chi, per me o per gli utenti cui la propongo? Io sono convinta che la terapia dei nostri pelosi funzioni essenzialmente per chi la pone in essere, prima che per le persone cui è destinata. Avere la possibilità di incontrare e far conoscere la gioia e l’affetto che un cane sa donare è un gran bel regalo che la vita mi ha offerto, una scuola di vita che altrimenti non avrei potuto frequentare.
I soggetti con cui andiamo a operare in genere vengono definiti “diversamente” abili, ma io li chiamerei “meravigliosamente” abili, perché hanno imparato a sfruttare al meglio ogni loro residua abilità per sopravvivere e comunicare con noi che, “normodotati”, a volte facciamo fatica a comunicare e finiamo per perderci in inutili e complicatissime discussioni, il cui “succo” a pensarci bene il più delle volte è veramente banale.
Attraverso i miei cani, ho imparato a interpretare un linguaggio che non è quello delle parole, ho imparato che molte delle parole che si dicono in una giornata sono inutili e spesso mal utilizzate; ho imparato che un semplice gesto sa donare felicità, ho imparato a leggere la gioia negli occhi, ho imparato che una “leccatina” di incoraggiamento un cane non la nega a nessuno.
Ho imparato che ogni singolo momento della nostra giornata è un momento prezioso e non va sprecato in inutili faccende o con inutili persone, perché una volta tanto è bene ricordarcelo e scriverlo esistono anche delle persone inutili o meglio dannose, il cui unico scopo è di mettere in risalto le brutture della vita o degli altri (io le chiamo i succhia-energia;), ho imparato a osservare e apprezzare ogni piccolissimo e bellissimo particolare che la natura ci offre, perché mi sono resa conto che il dono della vista va sfruttato fino in fondo. È un lusso di cui non tutti possono godere.
Dalle persone “diversamente” giovani ho imparato che non dobbiamo perdere neanche un istante per fare tutto ciò che non ci piace: le mani, le gambe, i piedi, il cuore e il cervello li dobbiamo utilizzare per goderci la vita al meglio, per emozionarci per piccole cose, pensando che i doni che la natura ci ha offerto hanno una scadenza e non possono e non devono essere assolutamente “sprecati”.
Per tutte queste cose io credo che continuerò a fare pet therapy fino a quando ne avrò la possibilità, sperando di poter lavorare e gioire con i miei cani ancora per molto tempo, perché di loro ho bisogno per continuare a testimoniare quanto valga la pena vivere appassionatamente ogni istante.