Nella mia vita, oggi, la professione di educatore di cani supera abbondantemente tutte le altre attività messe insieme. Tengo a precisare che non sono, e non sono mai stato, un amante sfegatato delle gare e delle competizioni; per me il cane era, e lo è ancora, un amico che con la sua natura di animale stimolava la mia fantasia di avventura e con lui ho passato i momenti più belli dei miei giovani anni, condividendo camminate, soggiorni in montagna e in tenda lontano da ogni contatto con la gente.
Tutto il tempo libero disponibile lo passavo con lui e – per puro diletto – lo coinvolgevo ad apprendere cose riguardanti la vita nell’ambiente famigliare, come andare a prendere il latte in latteria, la carne in macelleria, il pane, la pasta, portare la legna in casa, cercare oggetti, fare il morto, lo zoppo, ecc., tutte mansioni che il cane riusciva a svolgere egregiamente. Questo suscitava molta ammirazione nelle persone, ma soprattutto faceva divertire molto me e lui; a quei tempi avevo 20 anni e non sapevo nemmeno che esistessero le gare.
Ciò che facevo non lo avevo imparato da nessuno, era nel mio DNA, era una mia dote naturale. A quei tempi, il rapporto tra me e il mio amico a quattro zampe era molto sincero e diretto, regnava una reciproca fiducia, le cose venivano fatte perché si dovevano fare, tutto avveniva con serenità, i ritmi di vita non erano frenetici, il tempo non era un problema, non c’erano stress, avversari da vincere né correzioni da fare per essere migliori di altri: il premio erano i risultati ottenuti. Tutto ciò ho capito quanto fosse importante solo in seguito, quando lentamente lo stavo perdendo.
La vita, però, prosegue e – prima o poi – ognuno è obbligato a fare delle scelte. La mia è stata quella di dedicarmi professionalmente a ciò che più mi piaceva, l’educazione dei cani. Nei primi tempi mi divertivo molto, organizzando e partecipando alle dimostrazioni di abilità, dove gli esercizi erano liberi (salto del fuoco, la palizzata, esercizi di obbedienza, attacchi); lo scopo era di mostrare agli spettatori cosa poteva fare un cane educato e di divertirsi. Ho, anche, partecipato a gare – sia nazionali sia internazionali – con ottimi risultati, ma tutto questo aveva un prezzo da pagare e stavo perdendo una cosa molto importante, il tempo da dedicare al mio cane.
Lentamente così svanivano i sogni e si affacciava un’altra realtà, la passione era diventata una professione, un lavoro che ho svolto con molto impegno dando il massimo della mia professionalità. Ritengo che qualunque sia l’obiettivo che vogliamo raggiungere nel rapporto con il nostro cane, il risultato ottenuto dovrebbe risultare positivo sia per lui sia per il proprietario ma -ahimè – questo non sempre avviene.
Driussi Gianfranco
Tratto dal libro “IL CANE – Conoscerlo per conoscere te stesso”, di cui è l’autore
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