Strozzo, collare e pettorina: violenza, costrizione, addestramento o comunicazione?
21 luglio 2015
12 min

Strozzo, collare e pettorina: violenza, costrizione, addestramento o comunicazione?

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Quest’articolo è una provocazione, una riflessione, tratta dal LIBRO “IL CANE: CONOSCERLO PER CONOSCERE TE STESSO”. Lo scopo è di analizzare e fornire informazioni, cercando di chiarire alcuni concetti e opinioni sterili non aventi alcuna base biologica-scientifica, ma mutuati da ideologie o talvolta dalle branche della psicologia e dalla sociologia umana, che poco hanno in comune con le basi della scienza dei comportamenti e della comunicazione, come spesso si legge su Facevo o si sente nelle discussioni tra cinofili.

Le cose in natura sono molto più complesse di quanto sembrano. Penso che prima di passare agli argomenti del titolo si renda necessaria un’introduzione per chiarire concetti che in apparenza sembrano non abbiano niente a che fare con l’argomento, ma strettamente legati come concetti e principi.

Gli uomini e i canidi nascono liberi. L’uomo specie dopo specie ha raggiunto i vertici della scala evolutiva fino a HOME SAPIENS SAPIENS. Cacciatore, raccoglitore, forte e fiero, da milioni di anni ha vissuto in piccole comunità in armonia con i ritmi della natura; nasceva e moriva da UOMO LIBERO. Terminata l’ultima glaciazione scoprì l’agricoltura. La sicurezza del cibo favorì la sedentarietà. Costruì villaggi, cambiò le sue abitudini. Le tribù divennero villaggi, nacque così il concetto di proprietà e l’egoismo.

L’uomo si stava lentamente ma inesorabilmente avviando verso una condizione che, lui stesso, in seguito per profitto, ha applicato agli altri animali: la domesticazione. Da UOMO LIBERO qual era (come lo sono tuttora le tribù nomadi che non hanno raggiunto i nostri livelli tecnologici, e continuano a nascere e morire da uomini liberi), con il progresso è diventato HOMO DOMESTICUS e si è trasformato, come lui stesso ha fatto con il cinghiale divenuto maiale e tutti gli altri animali che l’uomo ha addomesticato.

pettorina-cane

Dopo un percorso di migliaia di anni come homo domesticus, negli ultimi secoli le cose stavano cambiando. All’agricoltura si stava affiancando l’industria, ma fu il secolo scorso che con l’evento della tecnologia l’uomo si trovò ad affrontare un ulteriore livello di evoluzione tuttora in corso, muovendo i suoi primi passi verso un nuovo tipo di UOMO: L’HOMO DIVINUS. Questo nuovo tipo di uomo, forte delle sue conoscenze, della sua presunzione e del suo sapere, si sta sostituendo alle leggi della natura e a quelle della religione che ha governato l’uomo nel bene e nel male per migliaia di anni.

Oggi il mondo è governato dalle leggi del profitto e l’uomo è l’unico animale che si è fatto le proprie leggi, ma le sue leggi sono soggettive, buoniste e mediate dal potere del denaro; tra tutti gli animali è l’unico che si impone vincoli, limitazioni e condizioni di vita innaturali. Pilotato dai mass-media e dalla pubblicità, ha l’illusione dell’eguaglianza e dei diritti, così molti sono convinti che tutto ciò che viene comunicato attraverso stampa e televisione, sia la sola e unica verità, dimenticando che tutte le cose che esistono hanno le proprie leggi che le governano da milioni di anni prima dell’evento della scienza e della tecnologia, e che si sono evolute in accordo con le leggi della natura e le regole della biologia. Questo per dire che, in qualunque modo le cose vengano chiamate o si vogliano chiamare, come nel caso ci si riferisca all’addestramento, sia che si chiami dolce, classico, educazione, zooantropologia, ecc., cambiano i nomi ma non i concetti e i principi che li governano, che sono universali.

Anche noi come tutti gli animali per milioni di anni siamo nati e morti da uomini liberi. I CANIDI tuttora nascono e vivono liberi. Ma migliaia di anni fa, tra queste due specie che condividevano molte abitudini in comune, s’instaura una comune collaborazione. L’uomo, come in seguito fece con altri animali, lo trasformò per renderlo adatto alle sue necessità, tanto che oggi moltissime razze fenotipicamente sono completamente cambiate e non presentano più nessun tratto dei loro predecessori, pur mantenendo gli stessi comportamenti e le stesse attitudini.

Mentre i predecessori dei cani, ovvero CANIDI, tuttora nascono e restano liberi per tutta la vita, L’UOMO, ad eccezione delle poche tribù rimaste, non lo è più; perde la sua libertà e diventa proprietà dello stato con la sua registrazione dell’atto di nascita.

Per quanto riguarda i nostri amatissimi CANI, le cose non cambiano. Per quanto si parli di affetto, di amore e vengano considerati i nostri miglior amici, indipendentemente che gli si riconoscano parità di diritti e tante altre bellissime parole, restano pur sempre parole e illusioni, perché diversamente da quello che ci fa piacere pensare non sono mai liberi, nascono, si accoppiano e vivono in base ai desideri e alla volontà individuale dell’uomo.

Dopo questa introduzione necessaria per far comprendere, come stanno realmente le cose, cercherò di spiegare la mia tesi riguardo al titolo espressamente e appositamente provocatorio

Nel titolo ci sono tre tipi di collari. La prima cosa che viene spontanea da pensare è che ci sia una grande differenza tra usare un collare rigido, una pettorina o uno strangolo; in effetti, potrebbe esserlo, ma se valutiamo bene come stanno le cose, potrebbe non esserci nessuna differenza, comunque la si voglia vedere. Mettere un collare al cane è pur sempre una costrizione fisica, con qualunque strumento si voglia usare; il cane, una volta legato, viene imprigionato e il suo corpo trattenuto, ma la sua mente resta libera e corpo e mente non possono stare in due posti diversi.

Se osserviamo come sono fatti questi collari, si nota che sono stati ideati per scopi e usi diversi. Il collare fisso era principalmente usato quando i cani si tenevano legati, perché non esistevano ancora i box; in questo caso si è dimostrato il più idoneo poiché anche quando tira non si stringe e non si fa male. La pettorina è sempre, e in certe regioni lo è ancora, usata per il traino, perché costruita appositamente in modo che quando il cane tira distribuisca uniformemente la pressione su varie parti del corpo meno sensibili, senza che crei impedimenti di movimento, permettendo al cane di esprimere tutta la sua forza, nel traino; questa era e questa rimane, indipendentemente da quanto si voglia credere, o far credere, ancora la sua funzione principale.

Veniamo ora al tanto disprezzato e pericolosissimo collare a strangolo. Che questo sia anche pericoloso è in parte vero, difatti, specialmente certi tipi (quello a maglie lunghe che tirando si stringe, ma non scorre e anche quando si rilascia il guinzaglio resta incastrato) lo sono ancora di più. Lo scopo per cui sono stati ideati ha poca importanza, ma di una cosa sono certo: in natura non esistono cose completamente negative o completamente positive, pertanto anche quando una cosa sembra sia più negativa che positiva in realtà lo è perché non la si conosce.

Questo succede perché normalmente possiamo giudicare le cose solo in funzione a ciò che abbiamo immagazzinato nella nostra mente attraverso le nostre esperienze passate, l’educazione, la scuola, spesso per la presunzione, i sentimenti, da ciò che dicono gli altri, dalle correnti di pensiero, ecc. Per questo, non riuscendo a vedere la parte positiva che c’è anche nelle cose che apparentemente sembrano solo negative, viene spontaneo chiedersi cosa ci sia di positivo in uno strumento che si stringe al collo fino a soffocare.

Qui torniamo al concetto di corpo e mente: se consideriamo il collare come un mezzo di contenimento, sì che diventa una violenza e un abuso. Allora che cos’è? Spesso le cose finiscono per diventare quello che noi vogliamo che siano e lo diventano perché concetti, conoscenza, educazione e sentimenti influenzano la nostra capacità di valutazione e sul come usarlo. Pertanto non è l’oggetto di per sé, ma l’uso che ne facciamo che è sbagliato.

Un collare non è altro che uno strumento, da solo non è né positivo né negativo, ma è la mano dell’uomo e come lo usa, che lo caratterizza e ne fa la differenza.

E vero, è uno strumento che usato in modo inadeguato può diventare una costrizione troppo severa, ma non certo così pericolosa come viene descritto, almeno non mi è mai successo in oltre 45 anni di professione con migliaia di cani di ogni razza, tipologia e carattere. Ogni cosa come abbiamo visto, ha i suoi pro e i suoi contro e questo è valido anche per lo strozzo, difatti andrebbe usato solo con certi cani e in certe fasi della vita del cane.

Mi spiego meglio, è preferibile non usarlo nei cuccioli, almeno che a farlo non sia una persona che abbia maturato una grande conoscenza e sensibilità nelle mani. Assolutamente non va usato da persone inesperte. Non va usato con i cani che non sono stati educati, con quelli che hanno sviluppato una forte indipendenza e tirano come forsennati, almeno che a farlo non sia un professionista.

Ma allora, vi starete chiedendo: con chi si usa? Perché si usa?

A QUESTO PUNTO, PRIMA DI PROSEGUIRE, CREDO SIA NECESSARIA UNA PREMESSA. PER PRIMO DOBBIAMO AVERE LA COSAPEVOLEZZA CHE COME PER TUTTE LE COSE, ANCHE PER IL COLLARE, SARÀ LA PRATICA CHE RENDERÀ PERFETTI, PERTANTO SE VOGLIAMO OTTENERE OTTIMI RISULTATI È NECESSARIO, ANZI INDISPENSABILE, CHE CONDUTTORE E CANE NE CONOSCANO I CODICI E SI SIANO ALLENATI PER MOLTO TEMPO.

Come abbiamo visto il collare è solo uno strumento, il primo requisito è la conoscenza. Quando si compie un’azione, questa è il risultato di un pensiero, pertanto vanno cambiati concetti e conoscenze.

In questo caso, dovremmo considerare guinzaglio e collare non solo come un mezzo per contenere il cane e impedirgli di allontanarsi, ma come un eccezionale mezzo di comunicazione, dove sia il proprietario che il cane, conoscono e sanno applicare in modo corretto i codici e i concetti della comunicazione non verbale e tattile; in questo caso, lo strangolo da mezzo di contenimento diventa non solo un eccezionale mezzo di comunicazione, ma uno strumento di libertà.

Quando siamo in giro il cane è sempre interessato a ciò che lo circonda, e come abbiamo visto, mente e corpo non possono stare in due posti diversi; questo ci obbliga a una continua tensione e attenzione noi verso lui e lui verso di noi. Essendo la sua mente sempre rivolta verso l’oggetto del suo interesse, il collare a strozzo se usato come mezzo di comunicazione, non di contenimento, diventa un mezzo straordinario e impareggiabile, proprio per la sua pericolosità, cioè il fatto che si stringe al collo è la sua caratteristica vincente. Quando il guinzaglio è lasco, la sua pressione sul collo del cane si allenta, ma quando con una rapida torsione del polso e della mano applichiamo una veloce e leggera tensione sul guinzaglio, questa produce un veloce scorrimento della catenella del collare, provocando un rumore metallico caratteristico; questo rumore e questa leggera e veloce tensione e immediato rilassamento, diversamente da quanto avviene con gli altri mezzi di comunicazione che disperdono lo stimolo sul corpo, arriva direttamente alla mente del cane. In questo modo renderemo noi, ma anche il cane, libero dallo stress di una continua attenzione; difatti, è sufficiente questo veloce e leggero movimento di mano e polso per far tornare la sua mente nel corpo e fargli rivolgere la sua attenzione su di noi, in modo da potergli comunicare le nostre intenzioni.

Questo è il collate a strozzo, questo è il modo corretto di usarlo; per questo é uno strumento molto difficile, adatto a professionisti di alto livello, molto sensibili, che conoscono e sanno come usare tutti i principi che stanno alla base dei comportamenti e della comunicazione.

Questo potrebbe essere il motivo per cui ci sia un così forte disprezzo verso questo collare.

Mancando la capacità di saperlo usare nel modo coretto, si preferisce denigrarlo e usare altri metodi, perché nella sua semplicità è uno strumento molto complesso, che per imparare a usarlo correttamente sono necessari anni di lavoro, studio, molta sensibilità e capacità, mentre per riempire il cane di bocconcini o per farlo giocare con una palla, possono bastare anche solo pochi giorni, perché tuttalpiù, anche sbagliando, non cambierebbe molto; si finirebbe solo con il rendere un cane, dipendente e ossessionato, creando a nostra volta un disagio psicologico come succede alle persone dipendenti dal cibo, dai dolci in particolare, dal bere, dal fumo, dal gioco, dalle slot machine, dai casinò, dai gratta vinci o peggio ancora dalle droghe. La sola differenza sta nel fatto che lui non ha la possibilità di farlo quando vuole e deve aspettare l’intervento dell’educatore che in questo caso, non si può considerare un vero e proprio educatore, perché l’azione e dovuta e provocata solo dalla golosità verso il cibo o dal gioco. L’educatore in questo caso diventa solo un giudice dispensatore, che a suo piacimento decide quando e quanto cibo o gioco dare.

Questa tesi è la mia verità, e può, anzi, deve essere confutata per poter diventare una critica costruttiva. Questo può avvenire però solo dopo aver studiato e applicato il sistema per parecchi anni, altrimenti si tratta solo di idee personali, concetti, supposizioni, che non hanno nessun valore in quanto non si basano, come nel testo da cui sono state ricavate le informazioni, su studi rigorosamente scientifici e molti anni di pratica con centinaia di persone.

Per chi volesse conoscere questa nuova filosofia, che è basata sui concetti delle scienze comportamentali e della comunicazione per migliorare il proprio cane e per una crescita personale, la si può trovare nel libro “IL CANE: CONOSCERLO PER CONOSCERE TE STESSO”, e può essere richiesto.

 

Gianfranco Driussi

Doctor of Philosophy in Human Behavior

Dog Counselor

 

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e-mail: asuomoenatura@libero.it