Cani tenuti in condizioni disumane, legati a catene cortissime per limitarne il movimento oppure rinchiusi in gabbie molte strette, sommersi da resti di cibo e dai loro stessi escrementi. Esposti a qualsiasi tipo di intemperie, con ciotole vuote, senza acqua da bere se non quella piovana. Questa la scena che si è presentata alle guardie zoofile dell’Enpa di Roma, in quella che è stata ormai definita “la valle degli orrori”, nel quartiere Torracina, a Nord Est della capitale. Si tratta della proprietà di un anziano pecoraro di 63 anni. L’uomo adesso rischia una condanna a diciotto mesi di reclusione e una multa che potrebbe arrivare a 30.000 euro, oltre alla possibile sospensione fino a tre anni dell’attività di allevamento. Gli sono state fatte, anche, contravvenzioni per circa 5000 euro, a causa della violazione di numerose leggi e regolamenti a tutela degli animali. Si tratta dell’ennesimo episodio di maltrattamento, che vede dei poveri cani in balìa di stessi, lasciati in condizioni crudeli e disumane. Le guardie zoofile dell’Enpa sono riuscite a scovare tale luogo degli orrori, grazie alle segnalazioni di alcuni cittadini della zona. Così, dopo circa un mese di indagini e accertamenti da parte della Polizia giudiziaria, in questi ultimi giorni hanno denunciato il caso alla Procura della Repubblica di Roma. «I cani – spiega l’Ente Nazionale Protezione Animali – venivano tenuti in parte rinchiusi in recinti privi di qualsiasi riparo tra fango ed escrementi, ma la maggior parte erano legati a delle catene cortissime, senza acqua, esposti alle intemperie e come riferito da molte persone del quartiere, i cani sarebbero stati in queste condizioni anche durante le abbondanti nevicate dello scorso inverno». Diverse le fotografie e i filmati dell’Ente che testimoniano lo stato in cui riversavano questi animali prima della loro liberazione, anche durante i temporali. Dopo il ritrovamento, alcuni veterinari hanno constatato che molti dei cani avevano le orecchie tagliate, pratica vietata e considerata un vero e proprio maltrattamento. Alcuni cuccioli sono stati ritrovati affetti dalla rogna, mentre un peloso, a causa della stretta catena metallica utilizzata come collare, aveva una ferita dovuta allo sfregamento sulla pelle nella zona giugulare. Inoltre, alcuni animali arano legati a delle catene così corte, da ritrovarsi in una piccola area di terreno con tutta l’erba consumata per via di quelle condizioni. I poveri quattro zampe, una volta liberati, sono stati consegnati all’Asl, che si preoccuperà del loro affido a canili e privati.