Il virus della rabbia, come quello del vaiolo o della polio, è un virus di quelli seri e, di questa malattia, che nei primi tre mesi dell’anno ha visto un’impennata di casi nel Triveneto, si parla troppo poco. Per questo motivo, visto anche il sopraggiungere della stagione estiva con il conseguente movimento turistico, bene ha fatto l’Ordine dei Veterinari di Milano a sollevare il problema della vaccinazione consigliata o obbligatoria anche nelle regioni che non sono state ancora interessate dal fenomeno, ma che sono confinanti con quelle colpite. Gli anelli della catena che congiungono le due forme di malattia, mettendo a serio repentaglio la vita umana, sono soprattutto il cane e il gatto, anche se non si deve dimenticare, che il virus della rabbia non fa sconti a nessuna specie, infettando e causando la malattia praticamente in tutte le specie di mammiferi esistenti. Nel corso del 2009, dagli 8 casi dell’anno precedente, si è passati alla diagnosi di 68 casi, mentre soltanto nei primi tre mesi del 2010 siamo a ben 107 casi, così suddivisi: 6 in Friuli, 98 in Veneto e 3 in Trentino Alto Adige. Nel novembre del 2009 il ministero della Sanità ha emanato un decreto di vaccinazione obbligatoria per cani, gatti e furetti (le specie più a contatto con l’uomo), che interessa il Friuli, metà Veneto e una piccola parte del Trentino, tenendo conto della localizzazione geografica dei casi diagnosticati (la maggior parte nelle zone verso Austria e Slovenia). In effetti, considerati le imponenti masse di turisti, che si muovono spesso assieme ai loro animali in queste aree e il coinvolgimento di specie con cui l’uomo può venire, per un motivo o per l’altro, a stretto contatto (capriolo, cavallo oltre a cane e gatto), la diffusione di informazioni sulla prevenzione della malattia presso la pubblica opinione e un deciso incremento delle vaccinazioni pare auspicabile, prima che si arrivi ad una situazione estrema.