Con la direttiva europea sulla sperimentazione animale approvata ieri, gli animali randagi rischiano di finire sotto il bisturi: l’articolo 11 prevede che possano essere utilizzati per la ricerca scientifica se non è possibile raggiungere altrimenti lo “scopo della procedura” di ricerca.
La decisione del Parlamento europeo è stata presa tenendo conto della normativa poco rigorosa in vigore in molti Stati della Ue e punta ad aumentare il livello di trasparenza delle procedure. Ma cosa succederà in Italia, dove due leggi vietano l’uso di cani e gatti randagi per la sperimentazione? La direttiva verrà recepita così come è uscita dall’aula di Strasburgo o sarà interpretata in forma più restrittiva mantenendo i paletti attualmente in vigore?
“Credo che l’Europa potrà dichiararsi un luogo civile quando saremo riusciti ad evitare la sofferenza di animali senzienti nei laboratori di ricerca”, risponde il sottosegretario alla Salute Francesca Martini.
Per la deputata Pdl Gabriella Giammanco, “la direttiva va a favore degli interessi delle industrie farmaceutiche e amplia la soglia di dolore per gli animali, in particolare cani, gatti e primati. Mi auguro che il nostro Paese recepisca in modo restrittivo quest’assurda direttiva”.