Accade a Norvik, in Norvegia, dove pastori belgi insieme ai loro addestratori si lanciano con paracadute da 10 mila metri di altezza. Secondo gli addestratori i cani non avrebbero problemi a gettarsi nel vuoto, non percependo la differenza di altezza come gli uomini, i cani non si spaventano. Secondo il Sun, l’esercito britannico stava arruolando tra le sue fila i pastori tedeschi per paracadutarli in zone di guerra per aiutare i militari. E anche Perù da alcuni anni sono attivi reparti cinofili “aviolanciati”, vale a dire cani addestrati a compiere prestazioni a terra (individuazione di aree minate, riconoscimento di sostanze stupefacenti o recupero e soccorso di dispersi), ma capaci anche di lanciarsi dagli apparecchi in volo per atterrare nei punti più impervi e coadiuvare il lavoro dell’uomo delle pattuglie. Anche in Italia i cani vengono addestrati presso il Centro militare veterinario di Grosseto per essere lanciati, ma – fanno sapere fonti militari – fino a ora non sono mai stati effettivamente paracadutati. Une domanda sorge spontanea, come vive il cane questa “esperienza”? Ci risponde la veterinaria Silvia Primicerio: Da sempre l’uomo usa gli animali nelle attività militari, il cane si fida molto dell’uomo, ha spirito di abnegazione e si adatta. Certo l’aria non è il suo elemento, ma il rapporto di simbiosi che si crea con il padrone fa sì che non soffra. I cani, che siano per il salvataggio in acqua o antidroga, sono spesso felici quando riescono a fare ciò per cui il padrone li premia.