Mentre continua la corsa contro il tempo, affinché possano essere ritrovati gli altri passeggeri dispersi della Costa Concordia, che il 13 gennaio si è incagliata su una secca davanti all’isola toscana del Giglio, un nuova domanda nasce spontanea se si ripensa al giorno della tragedia. Perché non sono stati mandati dei cani salvataggio, in grado di recuperare chi dalla nave si era buttato in acqua? Semplicemente perché quel tratto di litorale è uno dei pochi in Italia a esserne sprovvisto. Ѐ ciò che ha spiegato, secondo quanto riportato da La Nazione di Grosseto, Andrea Schiavon, addestratore della Scuola Italiana Cani Salvataggio del Veneto e dell’Emilia Romagna, il più grande centro italiano di salvataggio in acqua, costituito da ben 70 unità cinofile. Una grande opportunità d’aiuto venuta purtroppo a mancare: «Se la nostra sede fosse a Grosseto anziché nel Parco regionale del Sile a Quinto di Treviso e se – dichiara l’istruttore – la Capitaneria di porto da cui dipendiamo ci avesse allertato, il 13 gennaio in un’ora saremmo stati in grado di portare davanti alla Costa Concordia una quarantina di cani da soccorso, per recuperare chi dalla nave si era buttato in acqua per raggiungere a nuoto la scogliera». In questa maniera, quindi, sarebbero state sicuramente agevolate le operazioni di salvataggio: «I nostri cani sono addestrati a nuotare anche al buio e raggiungono la riva in qualsiasi condizione – specifica Andrea Schiavon – perché gli animali in proposito hanno un istinto naturale». L’Italia è l’unico paese in Europa a poter godere sulle spiagge di questo servizio di volontari con i cani e se ne può usufruire in Friuli, Veneto, Emilia, Liguria, Abruzzo, Calabria, Sicilia, Campania, Lazio, Toscana e Sardegna. Eppure il litorale livornese è uno dei pochi tra quelli italiani a non essere servito da questi cani salvataggio. Purtroppo le più vicine unità cinofile si trovano al confine con il Lazio. Ormai non si può più tornare indietro, ma che quanto accaduto possa servire da prezioso insegnamento per il futuro? Intanto, invece, sempre a proposito della tragedia della Costa Concordia non si può non ricordare l’aiuto fornito da altri cani-eroi e, più specificamente, durante le operazioni di ricerca dei diversi passeggeri ancora mancanti all’appello. Si tratta con la precisione di nove amici a quattro zampe dell’unità cinofila toscana dei Vigili del Fuoco, addetti proprio al ritrovamento di persone disperse.