Non tutti i padroni di cani sono civili, così molto spesso capita di trovare marciapiedi impiastricciati di escrementi o magari di mettervi sopra direttamente un piede. Un problema largamente diffuso un po’ ovunque, anche nella città di Gerusalemme, dove d’ora in poi si è deciso di utilizzare il pugno duro. L’amministrazione comunale, infatti, sta lavorando a una banca dati, dove poter registrare il DNA dei quattro zampe, in modo da risalire a quei proprietari che si fossero “dimenticati” di rimuovere le feci dei propri pelosi dalla strada. Un metodo già messo a punto nel 2008, così come riportato dal giornale Il Secolo XIX, nel Comune di Petah Tikva, a pochi chilometri da Tel Aviv. Un’iniziativa premiata addirittura dal New York Times come una delle migliori invenzioni dell’anno, ma ben presto abbandonata per la difficoltà legale di obbligare i proprietari di cani a rilasciare alla banca dati un campione di saliva del proprio amato compagno a quattro zampe. Oggi questa originale idea, assai utile per gestire il problema delle deiezioni canine, è stata riproposta a Gerusalemme. La possibilità che tale provvedimento possa essere davvero efficace sono alte, considerato che solo la notizia di un suo ricorso nella città di Petah Tikva è bastata per far registrare una decisa riduzione degli escrementi nelle vie cittadine. In particolare, di recente a Gerusalemme è stata emanata una legge che impone ai veterinari di obbligare i proprietari di cani a consegnare un campione di saliva del proprio peloso, se non vogliano essere multati. Il problema degli escrementi lasciati sui marciapiedi è, infatti, un problema qui molto avvertito, visto che i «cani registrati sono circa 11 mila, a cui va aggiunto un 10-15% non schedato». «Dal momento in cui avremo nel database il 70-80% dei cani schedati, possiamo cominciare – spiega Zohar Dvorkin, il veterinario capo della città – a collezionare le loro feci». Per chi non starà alle regole è prevista una multa di 750 shekel, cioè circa 150 euro, contro i 150 shekel, quasi 30 euro, della spesa per le analisi che servono a risalire al DNA e, quindi, al proprietario irrispettoso della legge. «Andrebbe bene – aggiunge infine il veterinario – beccarne uno su quattro. Ma non facciamo tutto questo per i soldi. Anzi è probabile che ci costerà soldi. L’obiettivo principale resta quello di non mettere il piede in una cacca di cane quando usciamo da casa. È un problema di salute pubblica».