L’amore nei confronti del proprio cane può essere così forte da travalicare perfino le sbarre di una cella carceraria. Ѐ quanto capiterà questa settimana a un giovane detenuto della Dozza – il penitenziario che si trova a Bologna – al momento rinchiuso in una delle sezioni più dure dell’istituto. Per la “Festa delle famiglie”, organizzata dal 26 novembre al 1° dicembre in ambienti diversi dal solito parlatorio, con arredi natalizi e regali, oltre che giochi per i bambini, il ventiquattrenne potrà rincontrare e riabbracciare Caterina, la sua amata amica a quattro zampe. Il ragazzo ha fatto richiesta e la direzione del carcere bolognese ha dato l’autorizzazione «in via del tutto eccezionale», anche se ora si teme che la divulgazione della notizia possa provocare una pioggia di istanze simili: «Ci siamo sentiti di accoglierla – spiega Ione Toccafondi, direttrice del penitenziario – perché ci è sembrata accettabile e valida. Ѐ un momento dedicato agli affetti e un cane è un affetto». Così, per la prima volta nel capoluogo emiliano, le porte del carcere si apriranno a un animale da compagnia. Il cane sarà portato all’interno dalla compagna dell’uomo. Una conquista importante, considerato che l’accesso dei quattro zampe nelle carceri non è una prassi per niente ordinaria. Tutt’altro. Un caso simile – si legge in un articolo pubblicato su bologna.repubblica.it – è accaduto, durante l’estate del 2011, nel penitenziario di Verona: «Queste cose vanno fatte conoscere, non nascoste. La prima che ho dato io – dichiara Antonio Fullone, ex responsabile dell’istituto veneto, ora a Lecce – è stata a Perugia. A Verona c’era una situazione particolare. Una delle due bestiole entrate era depressa per la lontananza dal padrone, come da certificazione stilata da un veterinario. Il doppio esperimento è stato più che positivo e apprezzato, anche da osservatori esterni. Ben vengano le autorizzazioni. Il diritto all’affettività – finisce di aggiungere l’uomo – include anche quello per gli animali domestici. Una pubblica amministrazione deve evolversi, dove possibile, anche in questa direzione». Non solo questi due casi: altri detenuti, nel corso della storia, hanno avuto la possibilità di incontrare il proprio amico a quattro zampe in carcere. Un esempio fra tutti – forse il più famoso – è quello che vide negli anni di piombo protagonisti Sergio Segio, leader di Prima Linea, e il suo pastore tedesco Igor. L’incontro avvenne nel febbraio 1986 nel cortile dell’aula bunker di Milano, dove si teneva il processo.