Continua la strage di cani randagi in Ucraina, in vista degli Europei di calcio 2012. Una triste storia che vede protagonisti centinaia di poveri pelosetti uccisi con colpi di fucile in testa, avvelenati con carne contenente topicida e arsenico, ricoperti ancora vivi con il cemento o addirittura bruciati in forni crematori mobili. Di recente uno dei rifugi gestiti dai volontari ucraini per accogliere i randagi già sterilizzati è stato dato pure alle fiamme. Quello dell’uccisione dei cani e, anche, dei gatti randagi è un fenomeno sempre esistito in Ucraina. Va avanti perlomeno da vent’anni, ma non aveva mai raggiunto livelli così preoccupanti come adesso, che si stanno avvicinando gli Europei. L’Ucraina ne sarà la sede, per questo motivo le autorità locali hanno pensato bene di “ripulire” le città dai cani randagi, di modo che non possano dare fastidio ai turisti. Il caso ha indignato moltissimi ed, è stato denunciato da numerosi gruppi e associazioni animaliste. Purtroppo, però, le uccisioni non cessano e numerosi pelosi continuano ad essere brutalmente eliminati. Erano ben12 mila i cani randagi che prima giravano per la strada di Kiev. Ora non se ne vedono praticamente più. La stessa cosa è avvenuta a Leopoli, un’altra delle città dove si giocheranno le partite di calcio. Testimone di queste atrocità, che solitamente avvengono di notte così che gli animali non possano essere difesi da nessuno, è un fotografo italiano, Andrea Cisternino, a Kiev da due anni e mezzo, e delegato dell’Oipa, l’Organizzazione internazionale per la protezione animali. Il fotoreporter racconta che «il 13 novembre 2011 la Uefa e il ministro dell’Ambiente ucraino hanno detto che le uccisioni di randagi erano cessate». In realtà, si continuano a vedere cani morti nelle strade e a soccorrere quelli sopravvissuti. A peggiorare la situazione contribuiscono, anche, vere e proprie campagne mediatiche allarmistiche su possibili diffusioni di rabbia e altre malattie, che spingono gli stessi cittadini ucraini a uccidere crudelmente i poveri randagi. Per porre rimedio a questo sterminio, l’Oipa invita l’Italia a esporre «alle finestre striscioni con scritto “stop al massacro in Ucraina”, in modo da dare visibilità al problema e convincere le autorità ucraine a dialogare con gli animalisti». Un movimento animalista trasversale, intanto, sta cercando di organizzare una campagna di sensibilizzazione da lanciare direttamente dagli spalti degli stadi. In Germania, per esempio, sono stati già appesi striscioni contro il silenzio della Uefa.