Stando allo studio, descritto sul sito del Policlinico Gemelli di Roma nello spazio Pillole anti Covid-19, esisterebbe una grande somiglianza nella struttura della proteina spike del Coronavirus, usata dal virus per penetrare nelle cellule, con quella del cane e del bue. Da qui l’ipotesi che avere un quattro zampe potrebbe fare da scudo alla malattia. “Gli animali insomma – spiega Maurizio Sanguinetti, direttore del Dipartimento Scienze di laboratorio e infettivologiche del Policlinico Gemelli e ordinario di Microbiologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, così come riporta Adnkronos – potrebbero aver avuto un ruolo critico nell’innesco e nell’evoluzione di questa epidemia (che ricordiamo essere una zoonosi), sia come serbatoio virale, ma anche agendo come fonte ‘benefica’ di particelle virali immuno-stimolanti, in grado di offrire protezione contro il Sars CoV-2 circolante, attenuandone i sintomi”.