Trascorre le sue giornate a soccorrere i pochi animali rimasti vivi e a seppellire i tanti altri che quotidianamente trova morti per strada. Per lui non c’è più niente da fare, dagli esami clinici è risultato completamente contaminato, ma non demorde e continua a lottare in nome dei suoi amati amici a quattro zampe e non solo. Si tratta di Naoto Matsumura, un agricoltore giapponese di 52 anni, che ha deciso di sacrificare la propria vita pur di restare dove è cresciuto, ovvero Tomioka nel distretto di Fukushima, e prendersi cura di chi è stato del tutto ignorato dal governo giapponese. L’uomo è in pratica l’ultimo residente della zona e, quindi, l’unica fonte di cibo per i tantissimi animali abbandonati da chi è fuggito via. Quella in cui vive è ormai una città fantasma e un cimitero a cielo aperto. Un po’ ovunque si trovano sparse, infatti, carcasse di un gran numero di cani e gatti, ma anche di tanti altri animali come mucche e maiali. Il piano approntato dalle autorità dopo il terremoto e lo tsunami che lo scorso marzo hanno colpito il Giappone ha previsto l’allontanamento di tutti quelli che vivevano nel raggio di venti chilometri dalla centrale danneggiata di Fukushima, ma non l’evacuazione degli animali. Numerose associazioni animaliste hanno lottato a lungo perché fossero salvati, ma le autorità si sono sempre rifiutate, ritenendo l’operazione di salvataggio troppo rischiosa per gli incaricati e pure antieconomica. Nonostante ciò, lo scorso dicembre un gruppo di animalisti è entrato nell’area contaminata e ha portato via circa 250 cani e un centinaio di gatti, riuscendo a rintracciarne per l’80% i proprietari. Al servizio degli altri animali rimasti nella zona del disastro c’è Matsumura, che esce da casa solo per dare da mangiare ai randagi e per accudirli. Per il resto vive senza elettricità, si nutre di cibo contaminato e beve l’acqua estratta da un pozzo che si trova vicino alla sua casa. «Piango ogni volta che guardo la città nella quale sono nato. Il governo e la gente di Tokyo – dichiara l’eroe giapponese degli animali – non sanno quello che sta succedendo qui». Nonostante i pareri discordanti suscitati da questa commovente storia, l’uomo sembra non volere ritornare assolutamente sui suoi passi: «Dobbiamo decontaminare quest’area o questa città morirà. Io – conclude – rimarrò qui per essere sicuro che questo venga fatto e perché voglio morire dove sono nato.»