Precedenti studi hanno dimostrato che i nostri amici a quattro zampe sono in grado di associare le parole a categorie di oggetti come, ad esempio, quella riguardante i “giocattoli”. Non è mai stato chiaro, però, se il loro processo di apprendimento fosse simile al nostro o no. Un recente studio, pubblicato sulla rivista ad accesso libero PLoS One, rivela invece che cani ed essere umani si differenziano per un diverso processo di pensiero nell’associare le parole agli oggetti. Probabilmente ciò è dovuto a come la storia evolutiva ha plasmato il nostro modo di percepire le forme, le dimensioni e le strutture. «Anche se il vostro cane capisce il comando “Prendi la palla”, lui può pensare all’oggetto in un modo molto diverso dal nostro quando lo sente», spiega il dottor Emile van der Zee dell’University of Lincoln (Regno Unito), che ha guidato la ricerca. In particolare, alcuni esperimenti eseguiti su cane preso come test hanno dimostrato che – si legge in un articolo pubblicato sul sito web diregiovani.it – il nostro amico a quattro zampe non usa la forma per riconoscere un oggetto associato a una parola, bensì le sue dimensioni e la sua struttura: «Dove la forma conta per noi, la dimensione o la struttura – aggiunge il dottor van der Zee – conta di più per il vostro cane. Questo studio dimostra per la prima volta che vi è una differenza qualitativa nella comprensione della parola nel cane rispetto alla comprensione della parola negli esseri umani». Nella nuova ricerca gli scienziati si sono serviti di Gable, un Border Collie di cinque anni di età, per vedere se anche nei cani c’è il “pregiudizio di forma” esistente negli umani. I ricercatori hanno scoperto che, dopo un breve periodo di addestramento, Gable ha imparato ad associare il nome di un oggetto alle sue dimensioni, individuando altri oggetti di dimensioni simili con lo stesso nome. Dopo un lungo periodo di esposizione sia al nome sia all’oggetto, il cane ha pure imparato ad associare una parola ad altri oggetti di strutture simili, ma non di forma analoga. D’altra parte, se i quattro zampe condividono una qualche abilità linguistica con gli esseri umani è da tempo una domanda al centro di molte ricerche recenti. Si tratta di una questione molto importante, poiché i meccanismi di apprendimento di altre specie potrebbero permetterci una migliore comprensione, anche, dei processi evolutivi che hanno portato al linguaggio umano.