In un momento di grande difficoltà economica come quello che stiamo attraversando, la vendita di cibo per animali sembra invece non risentire di alcuna crisi. Anzi. Secondo un articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore, il mercato del pet food starebbe registrando un incremento, con grandi margini di guadagno per gli investitori di tutto il mondo. Altro che cibo da cani. I nostri amici a quattro zampe sarebbero trattati da veri principini, grazie alla disponibilità di una sempre più grande varietà di mangimi pensati appositamente per loro: da quelli di qualità premium o superpremium a quelli di tipo biologico o alle porzioni monopasto. Negli Usa, ad esempio, il pet food vale quattro volte il settore degli alimenti dei bambini e due volte quello del caffè. A quanto pare, infatti, il business del cibo per animali sta prosperando in netto contrasto con la calante performance degli altri beni di consumo. Secondo la Bernstein Reasearch si tratterebbe di una crescita annua del 3-4 per cento e cioè due volte il tasso dei beni per la cura della casa o della persona. Nestlè, il più grande gruppo mondiale del cibo, copre circa un quinto del mercato. La stessa cosa vale per Mars con i suoi marchi Pedigree e Whiskas. Dietro, con circa il 4 per cento a testa ci sono Hill’s e Iams, con un volume d’affari di circa due miliardi di dollari l’uno. Anche in Italia non si sta risentendo della recessione, riguardo al cibo da destinare agli animali domestici. Magari si va di meno al bar per bere un caffè, ma non si fanno tagli sul mangiare del proprio pet. Paradossalmente in Italia – come fanno sapere gli esperti – c’è larga richiesta di prodotti di fascia premium e superpremium, ma riscuotono successo pure i prodotti più economici e in particolare quelli offerti dalla grande distribuzione. Nell’ultimo rapporto Assalco-Zoomark 2012 si legge che la categoria principale degli alimenti per animali da compagnia, cioè quella per cane e gatto, cresce del 2,1 per cento. L’aumento è superiore alla media europea che è pari all’1,6 per cento. Lo scorso anno, per esempio, il giro d’affari in Italia è stato di 1.604 milioni di euro, di cui 870 milioni per i gatti e 650 per i cani, e oltre la metà delle vendite si è concentrata nel Nord del Paese (53,1%). Gli alimenti per altri animali hanno, invece, realizzato vendite per 20,8 milioni (-0,7%).