Sfruttava i cani in suo affidamento per girare film hard, ma la Cassazione ha riconosciuto tale gesto – prima volta in Italia – come forma di maltrattamento e ha confermato anche in terzo grado la sua condanna a due anni di reclusione. La sentenza è stata emessa nei confronti di un allevatore di Bolzano, Christian Galeotti, di 36 anni. Si tratta di una grande vittoria nella lotta per la tutela dei diritti dei nostri amici a quattro zampe, soprattutto se si pensa che, contrariamente a quanto accade in altri Paesi europei, nel Bel Paese non era ancora prevista questa forma particolare di reato. “Una pagina di giustizia. Un bell’esempio per tutti”, dichiara in una nota il presidente della Lav, Gianluca Felicetti. Christian Galeotti, dog sitter per anni e poi imprenditore dell’Allevamento dei Grandi Boschi nella tranquilla cittadina altoatesina di San Genesio, cinque anni fa era stato denunciato per una svariata serie di maltrattamenti, esercitati anche su cani portati da altri proprietari in pensione. A salvarli, su segnalazione dei cittadini e della Lega Anti Vivisezione (poi individuata come affidataria dei quattro zampe), erano stati i Carabinieri e il Servizio provinciale di Bolzano. Qualche giorno fa, invece, la Terza Sezione penale della Corte di Cassazione ha finalmente messo la parola fine sui principali capi d’imputazione nei confronti dell’uomo, dopo che anche i giudici di primo e secondo grado si erano visti d’accordo nel considerare quanto da lui fatto una forma di maltrattamento versi i cani. Oltre che per la mancanza di nutrizione, acqua, cure, detenzione in gabbie sporche e la contrazione di malattie, Galeotti è stato accusato di “minacce di ogni tipo, anche di morte, rivolte ai veterinari pubblici e – si legge sul sito della Lav – alla responsabile della nostra associazione”. Si aggiunge, per l’appunto, il reato di zooerastia, dal momento che l’uomo ha sottoposto nove cani a rapporti sessuali con una donna per la realizzazione di un film pornografico, da rivendere su Internet a venti euro a copia. Anche se non è ancora previsto esplicitamente, tale crimine “è entrato giuridicamente nell’elenco delle condotte vietate in Italia – spiega Felicetti – grazie alla riforma del Codice penale che ottenemmo dal Parlamento nel 2004 con la Legge 189 e senza la quale Galeotti sarebbe ancora tranquillamente a svolgere le sue attività”. Oggi Artù, Pepe, Maia, Samba, Susi, Max e altri undici cani sono definitivamente salvi e potranno condurre una vita nuova.