L’ ENCI obbliga formalmente agli allevatori a cedere i cuccioli dopo i 60 giorni poiché fino a quell’età i piccoli, pur essendo stati svezzati, non sono ancora pronti a lasciare il branco.
Numerosi studi hanno dimostrato che il periodo che va tra orientativamente
l’8a e la 16a settimana è fondamentale per una corretta crescita psichica del cane.
In questa fase, il cucciolo acquisisce gli strumenti necessari per
imparare ad interagire con l’uomo e con i suoi simili. Ogni soggetto inizia a riconoscersi come appartenente alla specie canina apprendendo, attraverso il gioco con i fratelli e gli insegnamenti della madre, il linguaggio e i comportamenti della specie a cui appartiene. Questo processo, che chiamiamo socializzazione, è fondamentale per far sì che il cucciolo si trasformi in un adulto equilibrato, capace di rapportarsi in maniera serena con gli altri cani. Analogamente, questi momenti sono indispensabili affinché si instauri un corretto rapporto con l’uomo ma, ancora prima di parlare di socializzazione, in relazione all’uomo, dobbiamo parlare di imprinting.
Per
imprinting intendiamo il
processo attraverso il quale il cucciolo arriva a conoscere e a fidarsi dell’uomo percependolo simile a sé, come se fosse un “quasi cane”. L’imprinting avviene tra la 3° e l’ 8a settimana di vita: la partecipazione costante dell’allevatore e di altre persone alla vita della cucciolata è determinante. I cuccioli vanno manipolati, vi deve essere una frequente interazione con loro e, se possibile, devono incontrare persone eterogenee (uomini, donne, bambini, persone con la barba o con gli occhiali eccetera). Anche oggetti, rumori e suoni vanno gradualmente introdotti.
Trascurando imprinting e socializzazione ipotechiamo il benessere e l’equilibrio psichico del cucciolo: rischiamo di ritrovarci alle prese con un adulto insicuro, fobico o con problemi comportamentali. Un mancato imprinting non è recuperabile o lo è in maniera estremamente modesta e difficoltosa: un cane non imprintato potrebbe temere specifiche categorie di persone se in crescita non ne ha mai conosciute e manifestare, in loro presenza, atteggiamenti di paura o di aggressività. Non dimentichiamo, inoltre, che i cuccioli che non hanno potuto apprendere da madre e fratelli i rudimenti della comunicazione canina avranno difficoltà ad interagire con i propri simili e potrebbero essere inutilizzabili in attività sportive o rivelarsi ingestibili in presenza di altri cani. Ricordiamo in proposito che il gioco intraspecifico (= tra cuccioli) è fondamentale per l’apprendimento delle tecniche di caccia e per la canalizzazione corretta dell’istinto predatorio: elementi importantissimi per il futuro cane da caccia o destinato a svolgere attività sportive.
Il periodo compreso tra l’8a e la 10a settimana, oltre ad essere importante per la socializzazione, costituisce quella che viene chiamata la fase della paura, un momento di vita in cui il cucciolo sembra essere particolarmente sensibile agli stimoli. In questa fase, l’animale può sviluppare paure irreversibili.
Cambiamenti radicali come l’arrivo nella nuova famiglia andrebbero fatti cadere tra la 7a e l’8a settimana, in anticipo rispetto alla fase della paura o, in alternativa, passate le 10 settimane. La seconda opzione è per molti versi migliore: il cagnolino resta più a lungo con i componenti della sua famiglia canina e ha più tempo per apprendere le regole della caninità.
Va ribadito, inoltre, che è opportuno portare a casa il cucciolo quando tutto è pronto per accoglierlo: se dovete finire il box dite all’allevatore che ritirerete il cane a lavori ultimati, i cuccioli non sono pacchetti da depositare nelle case di amici, a loro servono stabilità, luoghi familiari e routine fissate. Se avete letto fin qui senza saltare paragrafi, vi risulterà chiara l’illogicità dell’ambire a portare a casa il cucciolo il prima possibile: lo svezzamento alimentare non coincide con l’età più adatta all’adozione che potremmo invece definire “svezzamento psichico”.