Sono frequenti le citazioni sullo “stato di salute delle razze canine”.Non di rado, lo si considera dopo una prova magari abbinata ad un raduno.Come dire che si è in grado di stabilire ,a parte la salute fisica che non viene considerata nella circostanza, dai risultati di un manipolo di concorrenti quale sia “questo”ormai noto stato di salute della razza .Lo si sente affermare più volte dopo prove importanti con una ventina o trenta cani concorrenti ; “ una prova che convalida un ottimo stato di salute della razza”.
Lo stato di salute di una razza credo necessiti di ben altre analisi e approfondite valutazioni perché ci si possa pronunciare con cognizione di causa e dovuta autorevolezza.
Una razza è in buona salute se in percentuale medio-alta configura nei singoli soggetti un elevato livello di tipicità complessiva, – funzionale e morfologica -.Psicofisica.
Questo è il concetto riferibile alla razza che fino a prova contraria fa fede nelle considerazioni sul valore complessivo ed effettivo.
Intendiamoci,io sono felice di sentire apprezzamenti, ma penso che potrebbe essere più costruttivo andare a passi lenti e ben ponderati e stare attenti agli sviluppi delle razze nel senso delle modificazioni volute dall’uomo. Questi movimenti attorno alle razze sono sempre più funzionali ai suoi desideri che alle finalità degli standard. Se si realizza,ad esempio, che la velocità può rappresentare una leva per maggiori risultati,ci si orienta in quel senso creando scompensi all’equilibrio del complessivo. Un’accelerazione in senso univoco,tocca la tipicità della costruzione che per produrre più velocità non può che modificarsi rispetto a precise indicazioni previste per prestazioni che configurano “ragionamenti” possibili in un certo contesto,impossibili in un altro.Se nella morfologia “va di moda l’ipertipo”, si trascura il resto(temperamento) a vantaggio di una esagerazione che possa fare colpo.
Diverse razze da lavoro lamentano carenze nella funzionalità e gli addetti si attivano,o auspicano, che il maggior numero di soggetti arrivi nelle mani dei cacciatori per favorire una vivacizzazione attraverso l’esercizio venatorio. Più che ottimo stato di salute,si può diagnosticare in questo caso, una fastidiosa influenza.
Qualche linea di febbre la si riscontra anche nelle lamentele di coloro che denunciano ridotta attitudine in cani da lavoro selezionati per la prevalente od esclusiva competizione morfologica. Recentemente Cesare Bonasegale ha scritto, non ricordo dove, che le razze da lavoro si stanno dividendo in tre “specializzazioni” ,prove,esposizioni e caccia. Specializzazioni che di fatto si manifestano rispetto ai profili dello standard, come tre esemplari diversi che faticano non poco a rimanere identificabili nei canoni attribuiti alla razza di appartenenza.
Pare ci si voglia dimenticare che gli standard mantengono un indiscutibile valore di riferimento;l’assoluto ed unico riferimento. Sono scritti con competenza e senza dubbio con una ispirata lungimiranza che ne fanno il vero baluardo-istituzionale.
Sui parametri di riferimento per valutare questo benedetto stato di salute, si tenga presente in primis la precisa indicazione dello statuto dell’Enci : “ tutelare le razze canine riconosciute pure ,migliorando ed incrementando l’allevamento.
Sappiamo qual è il concetto di razza. Per mantenerlo e migliorarlo vanno rispettati i regolamenti che l’Enci ha adottato. Le stesse responsabilità dell’Enci in materia sono anche quelle delle Società Specializzate che hanno la delega ad operare per il mantenimento e miglioramento delle razze tutelate.