«Non spendete soldi per salvare cani e gatti». Don Mazzi fa infuriare gli animalisti
12 aprile 2012
3 min

«Non spendete soldi per salvare cani e gatti». Don Mazzi fa infuriare gli animalisti

maltrattamento
I nostri amici pelosi non sono degni di ricevere attenzione e aiuto tanto quanto l’essere vivente per eccellenza, ossia l’uomo? Per qualcuno è abbastanza chiaro che sia così: «Italiani, non spendete soldi per salvare cani e gatti, ma – dichiara don Antonio Mazzi, fondatore della comunità Exodus e famoso per le sue tante comparsate in tv, a un’intervista rilasciata al settimanale “Chi” – destinate denaro alle nostre strutture. Noi salviamo vite umane. Noi recuperiamo quei ragazzi che la società bolla come irrecuperabili. Aiutateci! Si incazzeranno gli animalisti, ma io dico quello che penso». Ciò che colpisce di quest’appello, per quanto comprensibile, è il suo carattere perentorio e la sensazione che trasmette riguardo all’esistenza di una qualche differenza tra gli esseri viventi, quando forse si dovrebbe iniziare ad avere più rispetto per ogni forma di vita sulla terra. Ragione per cui, le polemiche non sono tardate ad arrivare, soprattutto da parte di chi ogni giorno sacrifica tempo e denaro per una maggiore tutela dei nostri amici animali. Tra i primi a insorgere, l’Enpa, l’Ente Nazionale Protezioni Animali: «Per fortuna – dichiara – le persone sono in grado di valutare con la propria testa e in genere diffidano da appelli così perentori e violenti, come quello di don Mazzi, che mostra di avere smarrito del tutto il messaggio di San Francesco». Sono quaranta in Italia e sei nel mondo le strutture di recupero gestite dal prete. Un fardello piuttosto pesante da portare avanti, soprattutto se da anni vengono a mancare l’aiuto e i soldi dello Stato: «Quest’anno i bilanci piangono. Abbiamo debiti per 2 milioni di euro, perché i servizi pubblici, che dovrebbero aiutarci, non ci pagano dal 2004. Dicono che non ci sono soldi. Si va avanti grazie ai finanziamenti dei privati. Mi verrebbe voglia di mollare tutto, ma – conclude – la fede mi dà forza per continuare. Mandare avanti la baracca costa 450 mila euro il mese. E lo Stato dov’è? Siamo soli». Da qui, l’invito a non destinare soldi ai nostri amici pelosi, ma piuttosto a strutture impegnate nel recupero di giovani con forme gravi di disagio sociale. Importantissimo e del tutto rispettabile, ma perché non trovare un’altra soluzione? A proposito dell’appello lanciato di recente da don Antonio Mazzi, l’Enpa afferma: «Se fosse meglio informato e sapesse quanti programmi di recupero per ragazzi in difficoltà vengono fatti tramite gli animali, forse modificherebbe il suo giudizio non troppo meditato».