(articolo di Tom Matlack, originariamente apparso su The Huffington Post, 10 Dicembre 2009)
Il termine “maschio alfa” è stato utilizzato per decenni. Si è soliti riferirsi all’“alfa” come ad un uomo ambizioso, dominante; colui nei confronti del quale gli altri sono sottomessi. Ma cosa significa al giorno d’oggi?
Per alcuni, l’alfa è un individuo talmente prepotente, aggressivo ed egocentrico da fare sempre a modo suo. Non so rispondere ma mi domando se c’è un modo di essere un soggetto alfa senza essere odioso e senza trattare gli altri sottomettendoli? Per rispondere a questa domanda, un mio amico mi ha fatto conoscere il mondo dell’istruzione cinofila. Del resto, è proprio attraverso decenni di studi sui lupi ed altri animali allo stato selvatico che il termine “maschio alfa” è stato coniato.
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Le nuove conoscenze sui lupi indicano che il branco è una unità familiare fortemente cooperativa, guidata da una coppia di genitori. A man mano che i cuccioli si sviluppano e crescono e i genitori producono cucciolate nuove, i soggetti giovani guidano naturalmente, e in qualche modo dominano, i nuovi cuccioli, né più né meno di come accade con i fratelli e le sorelle più grandi in una famiglia umana. Ma non c’è alcuna lotta per la conquista della leadership del branco; entrambi i genitori mantengono il loro ruolo.
[…] Owens (Paul, n.d.r.) mi ha indicato il lavoro di uno scienziato navigato sull’U.S. Geological Survey, il Dott. L. David Mech, che per primo ha reso popolare il termine “maschio alfa” pubblicando i suoi studi sulle strutture sociali dei lupi 40 anni fa nel suo libro “The Wolf”.
E’ interessante notare che Mech negli ultimi dieci anni ha cercato di contraddire il suo stesso contributo dato al significato e alla cultura popolare. Nel suo articolo “Whatever Happened to the Term Alpha Wolf?”, Mech spiega che il termine alfa è raramente utilizzato dagli studiosi dei lupi, oggi. E quando lo usano, è solo in un unico contesto – per spiegare perché è un termine datato e non si applica al comportamento sociale dei lupi.
Mech afferma “Sperabilmente, ci vorranno meno di 20 anni affinché i media e il pubblico adottino pienamente la terminologia giusta e perché una volta per tutte si estingua la visione del branco come un assortimento di lupi aggressivi costantemente in competizione per dominare gli altri”.
Inoltre, la società sembra essersi trincerata dietro la vecchia definizione di essere un alfa. Nel vecchio paradigma dell’addestramento cinofilo, la supposizione è che i cani guardino al soggetto alfa del branco come ad una sorta di dittatore tirannico e che, per avere una relazione cane/padrone efficace, l’umano debba accaparrarsi questo ruolo.
Una veloce panoramica nel mondo dell’addestramento cinofilo mostra che il vecchio paradigma di maschio alfa è ancora promosso da autori di molti libri di riferimento sul training e da addestratori televisivi. Essi insegnano metodi di addestramento “avversativi”, come immobilizzare il cane sul pavimento, soffocare il cane col guinzaglio, sottoporlo a scosse elettriche tramite collari ad elettro-shock e forzare fisicamente cani impauriti a sostenere situazioni che li terrorizzano fino alla totale rinuncia di qualunque forma di reazione.
Owens sostiene che “Gli addestratori che dicono ‘Devi sempre vincere quando addestri il tuo cane’ sembrano avere una visione della relazione cane/proprietario competitiva piuttosto che basata sulla fiducia e sulla cooperazione. E quando c’è competizione, c’è anche una mentalità ‘vittoria-sconfitta’”[…] Visto che sembriamo mettere in discussione la parola alfa, perché non ridefinire il termine in modo modo che non abbia più a che fare con dominanza ed aggressività quanto piuttosto con il ruolo di leadership che i buoni genitori dovrebbero esibire? Ha molto più a che fare con un uso intelligente della disciplina, seguendo le Regole d’Oro e applicandole ovunque, con chiunque – inclusi i nostri quattro zampe membri della famiglia”.