L’idea che i nostri amici a quattro zampe possano essere tassati, in modo da sostenere la lotta contro il randagismo e dare una mano alle colonie feline, ha fatto infuriare sia associazioni animaliste sia esponenti della politica. Così, dopo tante polemiche, il Governo ha deciso di fare dietrofront e ritirare tale proposta di legge, presentata all’esame della Commissione Affari sociali della Camera. Secondo il testo, «i comuni possono deliberare l’istituzione di una tariffa comunale al cui pagamento sono tenuti i proprietari di cani e gatti e destinata al finanziamento d’iniziative di prevenzione e contrasto del randagismo». I sindaci e il Servizio Veterinario Pubblico hanno dei compiti ben precisi nei confronti degli animali randagi, a tal proposito l’imposta permetterebbe di trovare i soldi necessari per ottemperare a questi obblighi. La proposta ha inizialmente incontrato il parere favorevole del sottosegretario all’Economia e alle Finanze, Gianfranco Polillo, che dopo aver fatto infuriare gli animalisti, su Twitter ha dichiarato: «Tranquilli, nessuna tassa sugli animali domestici. Era solo una battuta nei confronti di un deputato che l’aveva proposta». Sembra d’accordo a voler espungere tale imposta, anche, il relatore Gianni Mancuso (Pdl), anche se per lui è solo una tassa di scopo, “non ignorante, ma intelligente”, che potrebbe permettere ai Comuni «di attivare un piccolo capitolo di spesa con cui affrontare la gestione degli animali, come i cani randagi o le colonie feline». Altri politici, invece, usano parole forti contro questa imposta, come “vergogna”, “assurdo” o “idea sciagurata”. Allo stesso tempo il “no” degli animalisti è unanime e compatto. «Stupisce – dichiara il presidente nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi – che vi sia ancora qualcuno in Parlamento che intenda avanzare la proposta di una tassa su cani e gatti. Una tassa di questo tipo, oltre ad essere discutibile sul piano etico finirebbe per essere un vero e proprio boomerang poiché non solo favorirebbe nuovi abbandoni, ma – termina Rocchi – disincentiverebbe anche le adozioni dei canili, con un conseguente aggravio di spesa per le casse degli enti locali». Dello stesso parere pure Legambiente e Lav, mentre Ilaria Innocenti, responsabile del settore cane e gatti della Lega antivivisezione, spiega su La Repubblica: «Siamo profondamente contrari. Non serve una tassa, ma delle politiche per la sterilizzazione e l’adozione. I Comuni spendono mille euro per ogni animale ospitato in un canile. Se l’adozione fosse incentivata, risparmierebbero – conclude – molti più soldi di quelli che potrebbero raccogliere con questa tassa.