«L’idea del progetto nasce nel 2009», racconta all’Adnkronos Salute la fondatrice, Fabiana Rosa, che assieme ad altri amanti degli animali ha deciso di dare vita a una casa per pelosi con problemi di salute oppure vittime della crudeltà umana. L’associazione, creata a tale fine, prende il nome da quella di una meticcia di taglia medio-piccola affetta dalla sindrome della spina corta, che le ha regalato un aspetto buffo, ma anche una grave difficoltà locomotoria. “Quasi, che – spiega Fabiana – l’avevo adottato da pochi mesi, doveva essere operata a una zampa per permetterle di camminare meglio”. Così, utilizzando la pagina Facebook dell’altro trovatello che la donna aveva preso con sé, anche lui “speciale” e dal nome di Mongo, «abbiamo quindi cominciato a dare magliette in cambio di un’offerta per operare Quasi. Abbiamo raccolto in poco tempo i fondi necessari. Così ho pensato che se funzionava per lei, poteva funzionare anche per altri cani». Alla stessa maniera, infatti, sono stati racimolati i «soldi che servivano a tirare fuori da una struttura lager un cane disabile, curarlo e farlo adottare». «Nel giro di un anno, dopo aver curato qualche cane mantenendolo in una clinica veterinaria di Roma – prosegue Fabiana, che si occupa pure di riabilitazione neurocognitiva nei bambini – volevo qualcosa in più: così ho ideato la “Casa Famiglia”, offrendo alla mamma di un mio paziente la possibilità di ospitare presso la sua casa, vicino a Roma, cani in attesa di adozione, in cambio di un rimborso spese». Tale struttura è provvista di un box di 25 mq utilizzato per cani “difficili” o estremamente spaventati, 400 mq di giardino, cinque cucce donate da uno sponsor e cibo di qualità regalato dai sostenitori del progetto: qui si offrono amore e cure, pagate grazie a degli aventi, come cene, pranzi, feste o piccoli mercatini, che vengono organizzati nell’arco di tutto l’anno. «Con i proventi di ogni iniziativa, preleviamo – prosegue la fondatrice del “Progetto Quasi” – cani disabili o in condizioni di disagio, li mettiamo in stallo presso la nostra “Casa Famiglia”, li facciamo curare se ne hanno bisogno, gli cerchiamo una casa». Infine, c’è il progetto “Adotta un mini-anziano”: «gli anziani di taglia piccola – conclude Fabiana – sono quelli che soffrono di più la reclusione in canile». Adottarne uno «significa regalargli una vita: il tempo che passerà con voi, quale che sia, cancellerà dalla sua mente gli infiniti anni di canile».