Una grande vittoria è stata portata a segno dagli animalisti della Slovacchia, nell’ambito della tutela dei diritti dei nostri cari amici a quattro zampe. Fino a oggi i cacciatori slovacchi hanno avuto la libertà, all’interno delle zone dove la caccia è permessa, di uccidere cani e gatti senza che nessuno potesse dire loro niente o che potesse fare qualcosa per fermarli. L’ha consentito la legge in vigore, permettendo tra le altre cose di sparare agli stessi cani da caccia nel caso si allontanassero dal proprio padrone. Bastava che qualsiasi canide o felino si trovasse a più di cinquanta centimetri di distanza dal suo conducente, per finire sotto tiro da parte dei cacciatori. Adesso non funzionerà più così, grazie all’approvazione solo pochi giorni fa di un emendamento che vieta finalmente quest’orrenda pratica. Una crudele e assurda usanza che, secondo le stime del 2009, ha provocato l’uccisione di almeno 15 mila poveri animali, tra cani e gatti. Si tratta all’incirca di sette mila cagnetti e di nove mila felini. Come spiegato dall’agenzia di stampa GeaPress, a farsi promotori dell’iniziativa erano stati già lo scorso maggio due deputati del Partito Solidarietà e Libertà (SaS). Lo stesso partito che adesso ha ricevuto l’appoggio e il consenso parlamentare, ottenendo così l’approvazione dell’articolo di legge che salva cani e gatti dall’uccisione all’interno delle riserve di caccia. Un vero e proprio trionfo per tutti gli animalisti e gli ecologisti del Paese. Secondo quanto riportato dal portale La Voce di Slovacchia, ad aver scosso negli ultimi tempi le consuetudini normative del Paese in materia di crudeltà contro gli animali è stato il caso di una donna, la prima a essere mai inquisita per tal reato. Ne è derivata una condanna al carcere duro, da parte di un giudice disgustato dal trattamento di questa donna verso il suo quattro zampe. Oggi finalmente la svolta decisiva in ambito venatorio, anche se non per niente facile. La Slovacchia, pur appartenendo all’Unione Europea, ha dovuto contare su una legge interna per eliminare una norma crudele e dare fine a una pratica inconcepibile come quella prima descritta. Mancando una norma specifica posta a tutela degli animali d’affezione, infatti, nessun impedimento è stato mai sollevato in sede europea. Su GeaPress si ricorda che l’Unione Europea riserva il proprio impegno agli animali da reddito, cioè quelli destinati all’allevamento. Proprio a questi, ossia agli allevatori, sono stati destinati tutti i contributi destinati al benessere degli animali.