La Filariosi Cardiopolmonare
2 gennaio 2013
4 min

La Filariosi Cardiopolmonare

malattie

Si tratta di una patologia parassitaria del cane indotta dalla Dirofilaria Immitis. Il ciclo di questo parassita prevede la presenza nella zona di un dittero ematofago (zanzare del genere Culex, Aedex, Anopheles) quale ospite intermedio capace di diffondere l’infestazione da cane a cane.

Il parassita adulto (macrofilaria), maschio e femmina, si annida nel circolo arterioso polmonare del cane (ospite definitivo). La femmina libera nel torrente circolatorio larve (microfilarie) immature che possono essere assunte dalla zanzara con il pasto di sangue sul cane; qui le larve subiscono alcuni stadi maturativi prima di essere veicolate ad altro ospite definitivo. La filaria raggiunge maturità sessuale e dimensioni definitive (circa 12-18 cm) con l’insediamento nella sua sede elettiva (circolo arterioso polmonare, ma anche cuore dx) dopo un periodo di circa sei mesi; si chiude così, con l’aspettativa di vita di circa 4-5 anni, il ciclo infestivo. A volte è possibile evidenziare la macrofilaria in sedi erratiche, come la vena cava caudale e le vene epatiche.

La macrofilaria è causa di lesioni infiammatorie, che oltre alle arterie possono coinvolgere il tessuto polmonare. Inoltre, si attiva il sistema coagulativo dell’ospite con formazione di trombi che embolizzano, occludendo vasi e capillari arteriosi del circolo polmonare, infartuando il tessuto polmonare interessato.
Le conseguenze di tali processi patologici sono l’ipertensione polmonare con disfunzione cardiaca dx. Ovviamente, l’organismo risponde a questi “antigeni” con liberazione di anticorpi e formazione di cosiddetti “immunocomplessi” che, nel tentativo di sopprimere l’attività patologica del parassita, possono purtroppo “colonizzare” altri organi (i reni, ad esempio), alterandone la funzionalità a volte anche in modo severo.

Si tratta di una patologia piuttosto subdola, poiché nel cane può avere andamento asintomatico per periodi, anche, lunghi prima di manifestarsi.

I sintomi, quando presenti, riguardano l’ipertensione polmonare e la disfunzione cardiaca dx con: intolleranza all’esercizio, tosse (anche con perdita di sangue dalle narici), versamenti toracici e addominali, e shock. Ѐ possibile, inoltre, osservare la sintomatologia riferibile alla disfunzione di altri organi, come reni e fegato.

Menzione a parte merita la cosiddetta “sindrome della vena cava”, forma acuta e a prognosi riservata, indotta non tanto dal numero dei parassiti, quanto dalla loro localizzazione in atrio dx, con importante insufficienza della valvola atrio-ventricolare dx, riduzione della portata polmonare prima e sistemica poi, grave anemia ed emoglobinuria determinate dalla rottura dei globuli rossi per azione meccanica del parassita stesso. A questa sindrome si possono aggiungere, anche, insufficienza epatica, renale e CID (coagulazione intravasale disseminata).
Anche le microfilarie hanno qualche responsabilità nella fisiopatologia di questa patologia. Infatti, essendo riversate nel torrente circolatorio, possono essere causa di “inspissatio sanguinis”, ostruzioni capillari e patologie immunomediate.

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DIAGNOSI
La diagnosi della parassitosi è molto semplice e generalmente si ottiene ambulatorialmente, mediante un semplice esame sierologico
; l’identificazione delle microfilarie è possibile, anche, solo osservando una goccia di sangue al microscopio, mentre per la tipizzazione si utilizzano metodiche microscopiche più sofisticate, ma sempre attuabili ambulatorialmente.
Altri esami (ecografia, radiografia, esami emato-chimici, ecc.) sono molto utili, per la valutazione della gravità di eventuali lesioni ad altri organi e alla stadiazione della patologia (sub-clinica, moderata, severa), affinché possa essere attuata la terapia eziologica più specifica e collaterale meglio indicata.

TERAPIA
La terapia, prescritta sempre da un medico veterinario, va distinta in macro-microfilaricida e collaterale.
La prima va dalla somministrazione di farmaci macrofilaricidi specifici (tiacetarsamide sodica, melarsomina diidrocloruro) alla rimozione diretta delle macrofilarie (indicata soprattutto in corso di sindrome della vena cava). La terapia microfilaricida può essere eseguita direttamente dal proprietario, somministrando farmaci utilizzati anche per la profilassi, purché attiva su tutti gli stadi maturativi larvali.
La terapia collaterale, invece, deve essere rivolta alla preparazione per la terapia macrofilaricida, onde ridurre la possibilità di tromboembolismo polmonare, alla prevenzione e cura di reazioni allergiche, shock e disfunzioni di altri organi interessati. In questo caso, sarà necessario ridurre l’attività fisica del cane, somministrare eparinoidi, diuretici, corticosteroidi e altro, dopo precisa valutazione da parte del medico veterinario curante.

Ovviamente, la prognosi della patologia sarà soggettivamente legata alla gravità della patologia stessa e alla risposta del paziente verso il protocollo terapeutico utilizzato.

Articolo a cura della Clinica Veterinaria Borgarello